SCIENZA E RICERCA

In ricordo di Margaret Peachey Burbidge, un’astronoma-simbolo per le altre

Appena laureato, nel 1975, mi ero appassionato alla ricerca sul moto delle stelle e del gas nelle galassie. Il punto di riferimento per molti erano i coniugi britannici Burbidge, Margaret e Geoffrey. Li ho visti solo in alcuni congressi, e ricordo lei sempre sorridente e attenta e lui seduto pesantemente sulla sedia in prima fila con la testa appoggiata sul petto. Gli astronomi, una delle categorie più strane che abbia mai conosciuto, li soprannominavano sottovoce “la Bella e la Bestia”. Ora lei è morta pochi giorni fa nella sua casa di San Francisco, all’età di 100 anni, dopo una vita di successi astrofisici e di lotte per i diritti delle donne.

La sua scoperta più importante fu quella di aver mostrato come gli elementi chimici di cui è fatto l’Universo siano forgiati all’interno delle stelle. I fisici Bethe e von Weizsäcker avevano indipendentemente compreso come la fusione nucleare dell’idrogeno che si trasforma in elio sia il motore che alimenta l’energia delle stelle, ma la formazione di tutti gli altri elementi restava ignota. In un famoso articolo del 1957, “Synthesis of the Elements in Stars” le osservazioni astronomiche sulle abbondanze degli elementi chimici pubblicate dai Burbidge venivano abbinate agli esperimenti nucleari fatti da William Fowler e associate alla teoria di Hoyle secondo cui gli elementi chimici derivassero dalle stelle. Questo lavoro a quattro fu una pietra miliare nello studio della moderna evoluzione stellare. Per i suoi studi sulle reazioni nucleari Fowler ricevette nel 1983 il Premio Nobel.

Margaret e il marito studiarono negli anni ‘60 il moto del gas nelle galassie vicine e furono tra i primi a misurare la rotazione delle galassie vicine, insieme a giovani collaboratori che divennero poi noti, come Vera Rubin. I dati dell’epoca non erano abbastanza precisi per interpretare ciò che oggi è evidente dalle loro osservazioni: la presenza della materia oscura, denominata nel 1954 “stelle morte” da Schwarzchild, nel 1966 “eccesso di massa” da Karachentsev  e nel 1970 “massa nascosta” (hidden mass) dagli astronomi Rood, Rothman e Turnrose.   

Margaret è stata anche un simbolo della lotta per l’affermazione delle donne nel loro lavoro in un mondo allora dominato dagli uomini. Alla fine degli anni ‘40, come astronoma osservatrice, chiese un finanziamento alla Carnegie Institution per osservare al grande telescopio di 2,5m di Monte Wilson, negli USA. Ma la sua domanda fu respinta perché alle donne non lo era permesso usare quei telescopi. Si diceva che alle mogli degli astronomi non piacesse l’idea che i loro uomini passassero la notte ai telescopi con altre donne! Tuttavia non si arrese. Ottenne di osservare a Monte Wilson solo alcuni anni dopo, ma come assistente del marito. La coppia doveva vivere in una casetta rustica di montagna senza riscaldamento, molto lontana dalle foresterie riscaldate e con un cuoco residente, in cui alloggiavano gli astronomi maschi.

Margaret fu nominata nel 1972 direttrice del Royal Observatory di Londra ma non le fu assegnato il titolo di Astronomo Reale, che veniva automaticamente dato al Direttore dell’Osservatorio Astronomico. Il titolo passò ad un altro degno astronomo, ma uomo. Ottenne tuttavia numerosi altri premi e incarichi; nei primi anni ’60 divenne il primo direttore del Centro per l’Astrofisica e le Scienze Spaziali dell’Università della California e nel 1976 fu la prima donna nominata Presidente della Società Astronomica degli Stati Uniti. Il suo nome fu dato a un asteroide, chiamato 5490 Burbidge.

Margaret è stata anche un simbolo della lotta per l’affermazione delle donne nel loro lavoro in un mondo allora dominato dagli uomini

Il suo carattere battagliero si mostrò ancora una volta quando rifiutò il premio Annie Jump Cannon Award, destinato alle donne della Società Astronomica degli USA. Disse "Se ho un forte sentimento contro qualsiasi tipo di discriminazione, devo aggiungere anche questo per includerlo nella discriminazione delle donne”.

Guardando retrospettivamente la sua lunga vita, Margaret scrisse: “La lettera di rifiuto (della Carnegie Institution) mi ha aperto gli occhi su una situazione nuova e in qualche modo spaventosa: nuova, perché non avevo mai sperimentato prima discriminazione basata sul genere" e concluse che essa ha “attivato un principio operativo guida nella mia vita: Se si è frustrati nella propria impresa da un muro di pietra o da qualsiasi tipo di ostacolo, bisogna trovare un modo per aggirarlo - un altro percorso verso il proprio obiettivo. Questo è il consiglio che ho dato a molte donne che affrontano situazioni simili. Dico loro: provalo, funziona.”

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