SCIENZA E RICERCA

Futura, la ricerca italiana nello spazio

Il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica l’ha chiamata la “nostra astronauta”. Sarà infatti Samantha Cristoforetti, 36 anni, pilota dell’aviazione militare italiana, a partire per la missione Iss 42/43 e il 24 novembre di quest’anno inizierà il suo viaggio verso la stazione spaziale internazionale. Ad addestramento concluso, entrerà a far parte già da maggio dell’equipaggio di riserva della missione Iss 40/41 assieme agli astronauti Anton Škaplerov dell’agenzia spaziale russa (Rsa) e Terry Virts della Nasa.

Come ha raccontato ai giornalisti presenti ieri a Palazzo Chigi per la conferenza stampa di presentazione del logo della missione Futura, da adesso alla partenza il capitano Cristoforetti, laureata in ingegneria meccanica con specializzazione in propulsione aerospaziale, si concentrerà sulla parte scientifica dell’addestramento, studiando gli esperimenti programmati dall’agenzia spaziale italiana nei sei mesi di missione a gravità zero.

Un esperimento in vitro studierà l’effetto di una particolare nanoparticella sul tessuto osseo per capire le correlazioni tra la decalcificazione ossea che accusano gli astronauti in condizioni di microgravità e l’osteoporosi sulla Terra. Una seconda sperimentazione si concentrerà sull’analisi del sonno degli astronauti, rilevando in contemporanea dati sulla frequenza cardiaca e sulla meccanica del cuore, con una modalità mai adottata prima. Durante la missione verrà anche condotta una dimostrazione tecnologica per testare l’uso di una stampante 3d in condizioni di microgravità. In caso di esito positivo l’esperimento costituirà il primo essenziale passo per rendere autosufficiente la stazione spaziale e le altre missioni di lunga durata come nel caso di spedizioni sulla Luna, su Marte o asteroidi.

Ma per affrontare  il tema dell’abitabilità dello spazio e della ricerca di nuovi modi di esplorarlo è necessario – ha sottolineato il presidente dell’Asi, Enrico Maggese – risolvere il problema della produzione di cibo come anche di carburante direttamente sulle stazioni spaziali o sulle navicelle.
Proprio nei giorni scorsi la Commissione europea ha invitato i Paesi membri a sviluppare l’industria aerospaziale, un elemento che potrebbe contribuire per la ripresa dell’economia. E l’Italia sembra poter rivendicare il suo ruolo italiano. Infatti c’è stato un momento, nei mesi della missione di Luca Parmitano, in cui più del 50% del volume abitabile della stazione spaziale era di costruzione italiana: i nodi due e tre, la cupola, il laboratorio Columbus, accanto al modulo di immagazzinamento Pmm e ai moduli di rifornimento Atv e Cygnus, quest’ultimo lanciato per la prima volta nel settembre del 2013.

La missione Futura sembra cadere al momento giusto per coltivare le ambizioni italiane, che negli ultimi anni hanno spedito nello spazio tre astronauti. E il nome sembra un buon auspicio da cui partire, perché – afferma Samantha Cristoforetti – “il futuro ce lo dobbiamo conquistare e lo vogliamo costruire”.

Chiara Forin

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