SCIENZA E RICERCA
Nuovi sviluppi delle politiche spaziali africane: nasce l'African space agency

Lo scorso 20 aprile è stata inaugurata in Africa la prima agenzia spaziale che copre tutto il continente (AfSa). I suoi obiettivi sono pionieristici e innovativi: attraverso la messa in orbita di satelliti, l’agenzia si propone, in particolare, di monitorare gli effetti del clima e migliorare i soccorsi in caso di calamità naturali, per esempio garantendo connettività in aree isolate o fornendo dati in tempo reale sui territori colpiti.
L’AfSa è nata da un’iniziativa dell’Unione Africana (UA), costituita da 55 paesi, ma già da tempo oltre 20 nazioni africane hanno importanti programmi spaziali. Si pensi all’Egitto, dove il primo satellite è stato lanciato nel 1998: si trattava di uno strumento per telecomunicazioni, che forniva servizi al Nordafrica e al Medio Oriente.
Ma l’Egitto non è il solo paese africano che, da diversi decenni, contribuisce alla space economy del continente: da non trascurare, infatti, è anche l’impegno della Nigeria che, con i suoi progetti NigeriaSat-1 del 2003 e NigeriaSat-2 del 2011, ha dato un importante supporto nell’osservazione a terra, ponendo l’attenzione sul monitoraggio del cambiamento climatico, delle aree agricole e boschive e sul controllo del territorio in presenza di movimenti ribelli o scontri con cellule terroristiche. Allo stesso modo Kenya, Gana, Gibuti e altri 17 paesi hanno effettuato lanci simili tra il 2010 e il 2020, ponendo le basi per la propria emancipazione economica, tecnologica e sociale.
Nonostante gli sforzi dei singoli paesi e l’intenzione della nuova agenzia spaziale africana di dare un ulteriore impulso alla presenza del continente nello spazio, le sfide e le difficoltà che l’AfSa si trova ad affrontare sono diverse: in particolare, la mancanza di personale, un programma d’azione non ancora ben definito e l’incertezza sulla possibilità di ottenere finanziamenti adeguati. La maggior parte dei fondi della nuova agenzia spaziale proverranno dal bilancio complessivo dell’Unione Africana, che ammontava a 606 milioni di dollari nel 2024; altre risorse saranno però fornite anche da fonti esterne, come le banche di sviluppo. Un secondo nodo complesso per l’AfSa è trovare intesa e obiettivi comuni tra paesi con un diverso grado di sviluppo, multietnici e con differenti esigenze.
Le collaborazioni dell'AfSa con le altre agenzie spaziali
Una delle modalità in cui la nuova agenzia spaziale intende fronteggiare queste difficoltà economiche, sociali e politiche, è stringere accordi e collaborazioni con altri paesi nel mondo. Già in occasione dell’inaugurazione, l’agenzia spaziale europea, la russa Roscosmos e quella degli emirati arabi uniti hanno firmato accordi di cooperazione con l’AfSa. E anche Cina e Stati Uniti hanno inviato delegazioni.
Danielle Wood, ingegnera aerospaziale presso il Massachusetts Institute Of Technology di Cambridge, riflette proprio su questo punto, affermando che è importante che l’Africa incentivi collaborazioni con paesi esteri, senza per questo perdere di vista gli obiettivi e le necessità del continente. “Un obiettivo chiave dell’AfSa – dichiara Wood – Dovrebbe essere quello di promuovere la collaborazione all’interno del continente, ma anche al di fuori di esso. I paesi più sviluppati possono condividere le proprie competenze e sfruttare al meglio le esigenze comuni tra i territori”.
Tra i primi progetti congiunti dell’agenzia africana vi è l’africa-EU Space Partnership, un’iniziativa quadriennale finanziata dall’Unione Europea con 45 milioni di euro, che punta a rafforzare l’alleanza tra i paesi e a potenziare i programmi spaziali in Africa.
La Cina gioca un ruolo essenziale in questo ambito da diversi decenni: dal 2005 al 2013 le aziende tecnologiche cinesi si sono aggiudicate un quinto dei contratti stranieri per il lancio di satelliti. Inoltre, le banche del paese hanno erogato prestiti per diversi progetti spaziali. Questo coinvolgimento è destinato a crescere, anche a causa del ritiro degli Stati Uniti dai finanziamenti per lo sviluppo internazionale; il cambio di rotta statunitense rende ineludibile la necessità per l’AfSa di stipulare accordi con paesi diversi e adottare approcci più innovativi.
“Le università statunitensi e la Nasa hanno già una serie di progetti di collaborazione con istituzioni africane – afferma Rebecca Nadin, esperta di politica cinese presso il Think Tank ODI Global di Londra – Ma gli sforzi degli USA sono meno unificati e strategici di quelli della Cina; il paese considera l’Africa un partner commerciale e un cliente per i suoi servizi spaziali”.
Il sostegno dell'Italia
Neanche l’Italia ha fatto mancare il suo sostegno alla neonata agenzia africana. L’inaugurazione ha visto la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), rappresentata dal suo direttore generale. Per l’occasione, è stato ribadito il sostegno all’Africa attraverso diverse iniziative, tra cui il recente piano Mattei, che prevede l’apertura di canali di cooperazione e di intervento in aree fondamentali come istruzione, salute, agricoltura, energia ed acqua. L’ASI ha già avviato un dialogo con 22 paesi africani, che si sono riuniti per la prima volta a Roma lo scorso 15 luglio e la seconda a Milano in ottobre, in occasione dello International Austronatical Congress (IAC), e l’idea è moltiplicare queste occasioni di incontro e scambio.
Fino ad oggi, le iniziative nello spazio dei paesi africani si sono limitate al lancio di satelliti; tuttavia, ciò non significa che non si potrà andare verso missioni più complesse e articolate. È necessario, però, che la crescita sia graduale, e la nascita dell’AfSa è una tappa fondamentale verso questo ulteriore sviluppo.