SCIENZA E RICERCA

Come comunicano gli scimpanzé. Uno studio riscrive l’evoluzione del linguaggio

Attraverso il linguaggio, l’essere umano è in grado di organizzare e combinare suoni per formare parole, e parole per costruire frasi, creando, in questo modo, un numero potenzialmente infinito di significati. Una capacità acquisita nel corso dell’evoluzione e che sembra distinguere la nostra specie dal resto del regno animale. Ma siamo davvero gli unici in grado di utilizzare una comunicazione così articolata e complessa?

Secondo un recente studio pubblicato su Science Advances sembrerebbe di no. La ricerca, condotta da scienziati degli Istituti Max Planck per l'Antropologia Evolutiva e per le Scienze Cognitive e del Cervello di Lipsia, del Centro di Neuroscienze Cognitive Marc Jeannerod e del Centro di Ricerca sulle Neuroscienze di Lione (CRNS), si è basata sull’analisi di migliaia di vocalizzazioni di tre gruppi di scimpanzé del Parco Nazionale di Taï, in Costa d’Avorio, e gli autori hanno potuto osservare come questi animali sappiano modificare o generare significati diversi attraverso la combinazione di due richiami, effettuati secondo quattro schemi distinti. 

Negli animali, in particolare tra i primati, la comunicazione è generalmente limitata a vocalizzazioni isolate (call types) e combinazioni semplici, spesso legate a segnali di allarme. Lo studio in questione ha voluto, invece, verificare se gli scimpanzé fossero in grado di usare combinazioni vocali in modi più sofisticati.

Si tratta di un sistema che, secondo gli autori della ricerca, potrebbe risalire all’antenato comune tra gli esseri umani e le grandi scimmie e mette in discussione l’idea che la capacità linguistica avanzata sia esclusiva della specie umana. 

Lo studio

I ricercatori hanno raccolto e analizzato oltre 4.300 vocalizzazioni prodotte da 53 scimpanzé selvatici appartenenti a tre comunità diverse. Le vocalizzazioni sono state registrate in situazioni quotidiane, come alimentazione, nidificazione, avvicinamento, aggressione o incontro con i predatori, e successivamente classificate in 12 diversi tipi di richiami, che sono stati poi osservati anche in combinazione, formando 16 bigrammi distinti, cioè sequenze di due richiami emessi insieme in modo ricorrente.

L’analisi ha mostrato che gli scimpanzé usano le combinazioni vocali in quattro principali modalità, per espandere o modulare il significato

La prima delle quattro modalità osservate è quella che gli autori definiscono come “combinazione idiomatica non compositiva”. In questo caso, la combinazione dei richiami porta alla creazione di un significato unico, non prevedibile dai singoli elementi, ad esempio, il bigramma "hoo più pant" è usato quasi esclusivamente per indicare che uno scimpanzé sta costruendo o si sta avvicinando a un nido, mentre “hoo” e “pant” da soli non hanno questa funzione, poiché “hoo” viene utilizzati solamente nel momento dell'alimentazione e durante gli spostamenti, mentre durante alcune attività sociali, gli scimpanzé prediligono l’utilizzo di “pant”. 

Nella seconda modalità, che può essere definita “combinazione compositiva con modifica”, un richiamo modifica o chiarisce il significato dell’altro. Un richiamo sociale come "grunt" può essere reso più urgente o amichevole se seguito o preceduto da un richiamo "hoo".

Nella terza ci può essere la combinazione di significati multipli. In questo caso, i due richiami mantengono entrambi il loro significato originale, trasmettendo, così, due informazioni simultaneamente. Uno scimpanzé potrebbe, ad esempio, lanciare un allarme e al tempo stesso richiedere l’aiuto del gruppo.

Infine, ci può essere un ordine rilevante, con effetto sintattico. In quest’ultima modalità, se si cambia l’ordine dei richiami, quello che si ottiene è un significato diverso e questo, secondo i ricercatori, potrebbe essere considerato un importante indizio che sottintende la presenza di una forma embrionale di sintassi.

Secondo i ricercatori, ognuno dei quattro meccanismi individuati nello studio consente una diversa forma di espansione del significato e permetterebbe agli scimpanzé di comunicare molto più di quanto suggerisca il numero limitato di richiami vocali isolati a loro disposizione.

Secondo gli autori, infine, il valore di questo studio risiede nel fatto che il sistema comunicativo osservato negli scimpanzé potrebbe rappresentare una fase intermedia nell’evoluzione del linguaggio, un possibile “ponte” tra i sistemi vocali degli altri animali e il linguaggio umano. Spiega Cédric Girard-Buttoz, primo autore dello studio: “La complessità di questo sistema suggerisce due possibili scenari: o esiste davvero qualcosa di speciale nella comunicazione degli ominidi – e quindi una forma complessa di comunicazione era già emersa nel nostro ultimo antenato comune con gli attuali parenti più stretti – oppure abbiamo finora sottovalutato la complessità della comunicazione in altre specie animali, aspetto che richiederà ulteriori studi”.

Un ponte verso il linguaggio umano?

I risultati ottenuti suggeriscono un sistema di comunicazione fra le grandi scimmie estremamente dinamico e flessibile, senza precedenti nel regno animale. Risultati che riecheggiano quanto scoperto in un altro studio sui bonobo pubblicato su Science solamente un mese prima. Anche in questo caso, i ricercatori avevano notato come fosse possibile associare a specifici suoni emessi dalle scimmie dei significati e come questi potessero essere combinati insieme. 

Questo cambia la visione secondo cui la comunicazione nelle grandi scimmie sia fissa e legata a stati emotivi, e quindi incapace di fornire informazioni sull’evoluzione del linguaggio.

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