La nostra voglia di alcol deriva dalla passione dei primati per la frutta fermentata?

Foto: Annika Persin/Unsplash
Tra i tanti aspetti che ci rendono simili a molti animali non umani (più di quanto forse non vorremmo) ce n’è uno sorprendente: la passione per l’alcol. È ormai dimostrato che noi umani non siamo l’unica specie ad apprezzare il sapore e, probabilmente, anche l’effetto inebriante delle sostanze alcoliche contenute in alcune bevande e alimenti. E, coerentemente, non siamo neanche gli unici animali in grado di digerire l’etanolo: tra gli animali che “si ubriacano” ci sono gli elefanti, diverse specie di uccelli e alcuni roditori. E, come hanno dimostrato studi recenti, a questa lista di animali che hanno una preferenza per l’alcol vanno aggiunte anche alcune specie di primati, tra cui i gorilla occidentali, gli scimpanzé e i gorilla di montagna. Tutti i primati sono mangiatori di frutta (frugivori), e gli studi comportamentali condotti su diverse popolazioni selvatiche hanno mostrato come, in molti casi, gli individui di queste specie esprimano una netta preferenza per frutti molto maturi o marcescenti, e dunque contenenti, probabilmente, una certa quantità di etanolo.
Poiché questi primati sono tra i nostri più vicini parenti nel cespuglio evolutivo, un gruppo di ricercatori ha avanzato l’ipotesi che questa preferenza per frutti (leggermente) alcolici possa avere qualcosa a che fare con la pratica umana di consumare alcol, costituendone forse l’origine evolutiva.
Raccogliere la frutta molto matura da terra, o “scrumping”: una passione per alcuni primati
In un articolo pubblicato sulla rivista BioScience, un gruppo di studiosi guidati dall’antropologo Nathaniel Dominy della Dartmouth University (Stati Uniti) e dalla primatologa Catherine Hobaiter dell’università di St. Andrews (Scozia) ha concentrato l’attenzione su uno specifico comportamento osservato in alcune popolazioni di primati, finora sostanzialmente ignorato dalla ricerca scientifica ma che, secondo gli autori dello studio, potrebbe essere la chiave di volta per spiegare la passione umana per gli alcolici.
Il comportamento in questione è la pratica di mangiare frutti già caduti dalla pianta, e quindi molto maturi o già in fermentazione, raccogliendoli da terra. Finora, i primatologi non avevano mai suddiviso i comportamenti dei primati in base al punto da cui la frutta era stata raccolta (dalla pianta o dal terreno). Eppure, proprio questo dettaglio potrebbe essere in realtà un elemento dirimente, poiché potrebbe indicare un consumo di etanolo a livelli non trascurabili. Così, i ricercatori hanno coniato un termine che permetta di riferirsi a questo comportamento in modo sintetico, e hanno optato per il termine colloquiale inglese “scrumping”, derivante dal tedesco medievale schrimpen, che significava “avvizzito, raggrinzito” e si usava per descrivere la frutta troppo matura o fermentata.
Con questo nuovo termine a circoscrivere il concetto, gli studiosi hanno provato a incrociare i dati a loro disposizione per valutare quanto lo scrumping sia diffuso tra alcune specie di primati: i risultati mostrano che in scimpanzé e gorilla – almeno nelle popolazioni osservate – la pratica di consumare frutta molto matura e un po’ alcolica raccolta da terra sia molto diffusa. Lo stesso non si può dire, invece, degli oranghi, che sembrano mostrare una preferenza per i frutti raccolti direttamente dalle piante.
Quest’ultimo dato è particolarmente interessante perché è corroborato da un’analisi genetica i cui risultati sono stati pubblicati dieci anni fa. Lo studio adottava l’ipotesi che i primati siano entrati in contatto con l’etanolo fin dall’inizio della loro storia evolutiva, circa 80 milioni di anni fa, proprio attraverso il consumo di frutta fermentata, iniziando già da allora a sviluppare gli adattamenti necessari per digerirlo.
La capacità di metabolizzare l’alcol ha origini antiche
Per mettere alla prova questa teoria, i ricercatori avevano ricostruito la storia evolutiva del gene ADH4, che codifica per l’enzima alcol deidrogenasi, essenziale per metabolizzare proprio l’etanolo e presente anche negli umani. La prima forma di ADH4 funzionale, cioè in grado di digerire l’etanolo, compare dopo la separazione filogenetica tra la linea di discendenza degli oranghi da un lato e quella che avrebbe portato all’evoluzione di scimpanzé, gorilla e umani dall’altro. Il gene ADH4 che conferisce la possibilità di digerire l’etanolo sarebbe emerso proprio nell’ultimo antenato comune tra queste specie, confermando, dunque, le differenze comportamentali tra scimpanzé e gorilla da una parte, amanti della frutta alcolica, e gli oranghi dall’altra, che al contrario la evitano accuratamente.
Una volta ottenuta la spiegazione genetica, era però necessario fornire una ragione evolutiva del conservarsi di questo tratto nel corso del tempo. Gli autori dell’articolo pubblicato su BioScience ne hanno avanzate diverse: innanzitutto, i cibi contenenti etanolo hanno un apporto calorico sostanzioso; inoltre, c’è da considerare il risparmio di energia (e il ridotto rischio) dato dal non doversi arrampicare sugli alberi per raggiungere i frutti. Infine, l’adattamento al consumo di frutti caduti a terra ha forse consentito di ridurre la competizione per le risorse con le scimmie arboree, che tendono a preferire frutti poco maturi e dunque li consumano prima che possano essere gustati dai primati, i quali ne attendono invece la piena maturazione.
Consumo di alcol e coesione sociale
Ma c’è anche un’altra ragione per cui l’esposizione al consumo di etanolo, e il relativo adattamento a questa pressione ambientale, potrebbe aver costituito un vantaggio evolutivo: si può ipotizzare che, proprio come accade oggi con il consumo di bevande alcoliche tra gli umani, la condivisione di alimenti ad alto valore nutritivo (come la frutta molto matura) possa aver “prodotto e rinforzato il senso di comunità e la coesione sociale”, scrivono gli studiosi. Per gli autori della ricerca, proprio questo potenziale ruolo sociale dello “scrumping” nei primati – che potrebbe aver contribuito a plasmare i legami sociali, o persino a influenzare le strutture di potere e le relazioni tra individui – è uno dei vari aspetti di questa teoria che andranno approfonditi con future ricerche.