Una roadmap per una grande trasformazione alimentare globale
Foto: Adobe Stock
Come si è illustrato in un precedente articolo su Il Bo Live, il cibo che scegliamo di mettere sul piatto e il modo in cui viene prodotto può avere ricadute importanti sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente in cui viviamo. A ciò si aggiunga che oggi non tutti godono di questo diritto fondamentale: ancora 2,8 miliardi di persone al mondo non possono permettersi una dieta sana. L’adozione della Planetary Health Diet invece, fortemente raccomandata, potrebbe prevenire fino a 15 milioni di morti premature all'anno.
Partendo da queste premesse, la Eat-Lancet Commission, un gruppo di lavoro che riunisce 24 esperti provenienti da 17 Paesi nel mondo, ha definito un programma d’azione globale con l’obiettivo di rendere il cibo sano accessibile a tutti, assicurando che sia prodotto, distribuito e consumato in modo equo e senza superare le soglie ecologiche critiche per il nostro pianeta. La roadmap prevede otto linee di intervento e 23 azioni complessive.
Leggi anche: In Salute. Planetary Health Diet, per una dieta sana, sostenibile ed equa
Planetary Health Diet per tutti
Le otto linee strategiche proposte dalla Commissione, accompagnate da azioni specifiche e misure politiche tra loro interconnesse, hanno dunque lo scopo di indirizzare la popolazione mondiale verso sistemi alimentari sani, sostenibili ed equi entro il 2050.
Vediamo più nel dettaglio quali interventi vengono suggeriti. Per prima cosa la Commissione ritiene necessario promuovere diete sane, facendo leva su dinamiche di prezzo e accessibilità. Ciò significa attuare interventi sui costi e sulla regolamentazione dei prodotti, attraverso l'uso combinato di imposte e sussidi per rendere i cibi meno salutari economicamente meno vantaggiosi, e favorendo l'accessibilità a quelli più sani. Inoltre, per proteggere i consumatori dalle influenze commerciali, viene suggerito di affiancare restrizioni pubblicitarie a etichette di avvertimento obbligatorie per gli alimenti non salutari . È essenziale poi aumentare il potere d'acquisto delle fasce di popolazione economicamente più svantaggiate (Azioni 1-3).
In secondo luogo, si ritiene fondamentale proteggere e promuovere i regimi alimentari tradizionali, dato che in alcune regioni, sono strettamente allineati ai principi della dieta per la salute planetaria. “Sforzi come la promozione del miglio in India e delle acciughe in Perù – si legge nel rapporto – illustrano la difficoltà e la resistenza che tali iniziative possono incontrare, spesso a causa dell’opposizione di radicati interessi commerciali o politici”. L’obiettivo dunque potrebbe essere raggiunto integrando gli alimenti tradizionali nelle linee guida nazionali o nei programmi di acquisto pubblico, come nel caso delle mense scolastiche, o valorizzando i mercati locali. Gli investimenti pubblici nei mercati locali e territoriali infatti possono stimolare la domanda di alimenti sottoutilizzati, nutrienti e prodotti localmente (Azioni 4-5).
Una dieta sana senza superare le soglie di criticità del pianeta
Il sistema alimentare attuale è la causa principale nel superamento di cinque limiti planetari. Per sfamare una popolazione globale in crescita, mantenendo la stabilità del sistema Terra, la trasformazione agricola è ineludibile. Come terza soluzione la Commissione, dunque, promuove l'adozione di pratiche di intensificazione sostenibile ed ecologica (Sustainable and Ecological Intensification - SEI), che hanno lo scopo di aumentare la produttività riducendo l’impatto sull’ambiente. In pratica: serve ottenere di più ma meglio, rispettando suolo, acqua e biodiversità.
A questo scopo, è importante mettere i produttori (agricoltori, allevatori, pescatori) nelle condizioni di lavorare meglio, dando loro accesso equo e stabile alle risorse di terra e di mare e al sapere di cui hanno bisogno per produrre in modo sostenibile, anche con servizi di consulenza pubblica.
Parallelamente, è necessario mitigare gli squilibri di potere che affliggono il settore, sostenendo le coalizioni dei produttori e regolando il controllo delle grandi aziende dominanti. “Il rafforzamento della legislazione antitrust e l'attuazione di politiche volte a ridurre l'eccessiva concentrazione del mercato possono ridurre le barriere sistemiche all'adozione e alle pratiche di SEI”. La Commissione sottolinea che il cambio di rotta richiede investimenti, sia pubblici che privati, in particolare per compensare i costi iniziali di ricerca e sviluppo di innovazioni e tecnologie appropriate. Fino ad oggi gran parte dei sussidi agricoli sono stati destinati a colture di base come grano, riso, mais, soia e latticini ma, dato che le nuove raccomandazioni alimentari suggeriscono un maggior consumo di legumi, noci, frutta e verdura, i finanziamenti dovrebbero essere ricalibrati (Azioni 6-8).
Foto: Adobe Stock
Il gruppo di lavoro si sofferma poi sulla necessità di arrestare la conversione di ecosistemi intatti come foreste o praterie in terreni agricoli. I modelli elaborati indicano che, entro il 2050, i terreni agricoli potrebbero diminuire del 7% rispetto ai livelli del 2020, se si cambiano le abitudini alimentari, si aumenta la produttività agricola e si riduce la quantità di cibo che viene persa o sprecata lungo l'intera catena di approvvigionamento. Si propone dunque di adottare regolamenti che proteggano gli ecosistemi naturali, sospendano le concessioni di disboscamento e le licenze di pesca commerciale nelle aree protette, evitando nel contempo che l'espansione agricola semplicemente si sposti da una zona all’altra. Risulta fondamentale tener conto delle popolazioni che abitano le aree protette o ne utilizzano le risorse, garantendo il coinvolgimento delle comunità indigene in tutto il processo. Altrettanto importante è l’impegno teso a ridurre la deforestazione (Azioni 9-11).
Come quinta linea operativa, la Commissione sostiene che si debbano ridurre la perdita e lo spreco alimentare. Nei Paesi a basso reddito la perdita di cibo si verifica principalmente a monte, durante le fasi di produzione e dopo la raccolta per problemi di scarsa conservazione, o a causa di trasporti e magazzini inadeguati: sarà dunque necessario in questo caso migliorare stoccaggio e logistica. Nelle aree ad alto reddito, invece, lo spreco è a valle, è dovuto ai consumatori e dunque saranno più utili in questo caso campagne di sensibilizzazione ed educazione. Queste azioni dovrebbero essere integrate da tasse e sussidi, e da interventi che considerino anche i vincoli istituzionali e di mercato: standard estetici e leggi sulla sicurezza alimentare spesso favoriscono lo scarto o l’incenerimento invece del riutilizzo del cibo nell’ambito dell’economia circolare (Azioni 12-14).
Garantire giustizia nella filiera alimentare
Come si è visto la Commissione evidenzia che i diritti umani legati ai sistemi alimentari, cioè il diritto al cibo, a un ambiente sano e a una professione dignitosa, non vengono rispettati: quasi metà della popolazione mondiale vive al di sotto delle basi sociali necessarie per garantire questi diritti. Per questo serve innanzitutto assicurare un lavoro sicuro ed equo senza alcun tipo di discriminazione, garantendo parità retributiva specie tra uomini e donne. La trasformazione dei sistemi alimentari porterà con sé un cambiamento nei modelli produttivi – per esempio, una contrazione del settore di produzione della carne – e ciò renderà necessario fornire formazione professionale e nuove competenze a lavoratori e lavoratrici per il loro reinserimento in altri campi. È inoltre vitale rafforzare l'applicazione di leggi contro le violenze di genere, le molestie sessuali, le precarie condizioni di salute sul lavoro e il lavoro minorile (Azioni 15-17).
Per garantire voce e rappresentanza significative, la Commissione – nell’ambito della settima linea di intervento individuata – chiede che siano istituiti meccanismi per la contrattazione collettiva a beneficio dei lavoratori. Si devono sviluppare quadri normativi per evitare che poche grandi imprese controllino il mercato, ed è necessario garantire la trasparenza nelle attività di lobbying. Infine, si deve aumentare la responsabilità degli attori dei sistemi alimentari, sia pubblici che privati, ampliare l’accesso alle informazioni e sostenere in misura maggiore la presenza di donne in posizione di influenza (Azioni 18-20).
L’ultima delle linee indicate dalla Commissione ha lo scopo di riconoscere e proteggere i gruppi emarginati. Ciò richiede politiche di protezione sociale che forniscano benefici a categorie a rischio, come madri, persone con un reddito basso, anziani e disabili. L'acquisto e l'implementazione di pasti sani e sostenibili in scuole e istituzioni agisce come un meccanismo di equità alimentare. Infine, in contesti di estrema vulnerabilità, è imprescindibile proteggere i diritti umani fondamentali delle persone che vivono in aree di conflitto (Azioni 21-23).