SCIENZA E RICERCA

"Scusa se ti tradisco, è il digit ratio…"

In principio c'era Lombroso: fondatore dell'antropologia criminale, sosteneva che ci fosse una correlazione tra determinate caratteristiche fisiche e la propensione al crimine. Lombroso si era ispirato a discipline come la fisiognomica e la frenologia, il cui valore scientifico è stato ormai ampiamente disconosciuto sperimentalmente. A chi sorride delle certezze lombrosiane andrebbe ricordato che lui si diceva favorevole alla pena di morte perché se la propensione al crimine emergeva da caratteristiche fisiche presenti già alla nascita, la correzione dei comportamenti diventava impossibile. In pratica, quindi, se nascevi criminale rimanevi criminale. Alla fine della sua vita Lombroso si arrese alla possibilità che anche l'ambiente potesse modificare la propensione al crimine, ma le sue teorie rimangono un ottimo esempio per dimostrare quale impatto etico possa avere una convinzione pseudoscientifica, quando è abbastanza radicata.

Quello di Lombroso non è l'unico caso in cui una determinata conformazione fisica viene utilizzata per predire comportamenti o malattie. Un altro caso in cui i sostenitori di una teoria non riescono mai a dimostrarla esaurientemente è quello del Digit ratio, il rapporto tra la lunghezza dell'indice e dell'anulare della mano destra. A partire dalla fine del ventesimo secolo, il biologo evoluzionista John Manning ha rilevato una correlazione tra questo rapporto e la struttura del gene recettore degli ormoni sessuali androgeni: più basso è il rapporto, maggiore è l'esposizione del feto agli ormoni maschili.  

E così partono correlazioni senza controllo, legate soprattutto all'ambito sessuale: un digit ratio basso implicherebbe una maggiore prestanza fisica che va di pari passo con una spiccata tendenza all'infedeltà (e del resto, direbbe il fedifrago di turno, sarebbe un peccato privare il genere femminile di certi lieti trastulli limitando il campo d'azione). Ma non basta: la tua vicina di scrivania, pur essendo single e appetibile, non ha un fidanzato e non ti chiede di uscire? Prendile la mano destra con una scusa e osservala: se l'anulare è più lungo dell'indice o poco più corto, ci sono buone possibilità che sia lesbica (ma se ti guarda male già quando le prendi la mano hai scarse possibilità, indipendentemente dal suo orientamento sessuale). Ah, non serve fare complicati test per scoprire se un ragazzo è destinato a diventare un grande sportivo: basta guardargli la mano (ditelo ai procuratori, che potranno usarla come scusa per ottenere contratti più vantaggiosi). Manning è arrivato a sostenere che le squadre dovrebbero usare il digit ratio per selezionare i giocatori: insomma, se ti ritrovi l'indice più lungo dell'anulare non presentarti neanche al provino!

Ma il digit ratio non si limiterebbe a determinare le caratteristiche sessuali: pare ci sia una correlazione anche con la predisposizione alle malattie cardiovascolari, ad anoressia e bulimia nelle donne, a dipendenze di vario tipo. E, ancora, se diventerai un bravo musicista lo dovrai principalmente alla lunghezza delle tue dita (e non vale solo per gli strumenti a corde), mentre se prendi un brutto voto in matematica invece che dare la colpa all'insegnante potrai tirare in ballo il digit ratio.

Intervista a Manning

La cosa interessante è che molti siti italiani ma anche stranieri ritengono queste correlazioni ufficialmente assodate, forse anche perché esiste un ricco background di saggezza popolare in proposito. Effettivamente sono stati fatti vari esperimenti, ma la scienza non è concorde, anzi. Intanto non esiste ancora una spiegazione al fatto che l'esposizione al testosterone possa modificare la forma della mano in un feto. In una ventina d'anni le riviste scientifiche hanno pubblicato più di 1400 articoli sulla correlazione tra determinate caratteristiche e la digit ratio, ma nessuno di questi è stato dirimente. Il neuroendocrinologo comportamentale Kim Wallen (dell'Emory University di Atlanta) spiega che il problema ruota attorno al concetto di prova, e che la non riproducibilità dei risultati lo rende scettico.

Di fatto c'è sempre stata la tendenza a mettere in relazione determinate caratteristiche, come l'aggressività e l'orientamento sessuale, con l'esposizione prenatale al testosterone, e il digit ratio costituisce il singolo mattoncino che mancava, perché gli esami ormonali su un feto erano troppo pericolosi. Il problema è che le misurazioni delle dita venivano effettuate con metodi troppo diversi. Per esempio, c'è stato uno studio online sponsorizzato dalla BBC che presumeva l'autovalutazione. Ma quanto precisa può essere un'automisurazione, quando anche un solo millimetro può fare una notevole differenza?
Un altro esperimento si basava sull'ipotesi che le donne esposte al testosterone in fase prenatale avessero più possibilità di essere lesbiche. Così un gruppo guidato dal neuroscienziato Marc Breedlove, della Michigan State University, ha cominciato a misurare il digit ratio intervistando le partecipanti alle fiere di strada nella zona di San Francisco e misurando loro le due dita. Anche se l'ipotesi veniva effettivamente confermata, è lecito chiedersi se questo fosse un campione statistico valido.

Un altro problema è quello di dimostrare la correlazione tra la lunghezza delle dita e l'esposizione del feto agli ormoni. Ci ha provato il biologo dello sviluppo Martin Cohn dell'Università della Florida con il suo assistente Zhengui  Zheng, dimostrandola in modo apparentemente efficace. Sui topi. Cohn sostiene che i meccanismi che controllano lo sviluppo degli arti nei vertebrati sono molto simili, ma un altro studio effettuato, sempre sui topi, dalla neurobiologa Sabine Huber, ora all'Università di Münster in Germania, restituisce risultati opposti (riportati nel 2017 su Plos One). Alcuni studiosi, come Jaroslav Flegr della Charles University di Praga, sostengono che le differenze di digit ratio tra uomini e donne non dipendono dagli ormoni, ma semplicemente dalla diversa grandezza delle mani tra i due sessi. Insomma, a quanto pare non c'è nulla di scientificamente dimostrato, al punto che Kim Wallen, direttore di Hormones Behavior, rivista di settore, ha deciso di non pubblicare più articoli sul digit ratio.

In questa fase di incertezza scientifica, consigliamo di impegnarsi nello sport e di studiare matematica senza perdere tempo a guardarsi le dita: magari può essere consolante pensare che tutte le nostre capacità siano già scritte dagli ormoni o dalla digit ratio, ma la sfida prometeica al Fato è sicuramente più stimolante della sterile accettazione di un dato (dito?) di fatto.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012