SOCIETÀ
Gestazione per altre persone: tra reato universale e dubbi normativi. Intervista a Eva Benelli
Lo scorso 16 ottobre 2024, il Senato italiano ha approvato la legge che ha reso la gestazioni per altri (GPA) “reato universale”. Nello spirito di chi l’ha proposta, la nuova norma dovrebbe rendere perseguibili anche coloro che hanno fatto ricorso alla pratica fuori dai confini italiani, fermo restando che nel nostro Paese è attualmente comunque proibita. Maggiore promotore della legge è stato il partito di maggioranza dell’attuale governo, Fratelli d’Italia, che vorrebbe così vietare alle coppie italiane di andare a praticare la GPA in un paese in cui è legale.
Esperti ed esperte di diritto hanno sollevato diversi dubbi sulla reale applicabilità di questa legge. Reati universali sono considerati crimini molto gravi, come per esempio il genocidio, mentre la limitatezza delle pene previste (per il ricorso alla GPA) danno la dimensione del fatto che si tratti di una questione più di principio che di reale sostanza. Tanto per fare un esempio, Marco Pellissero, ordinario di diritto penale all’Università di Torino, è intervenuto utilizzando il termine “bagatellare” in riferimento alle pene previste.
Ma il tema è di quelli che non si limitano, ovviamente, al solo diritto e alle eventuali pene, ma tira dentro al dibattito questioni anche più profonde, come per esempio che cosa voglia dire ‘famiglia’ e quale sia la libertà che ogni persona, in particolare le donne, può esercitare sul proprio corpo. Per mettere in fila tutti i puntini viene in soccorso un recente libro scritto da Eva Benelli, giornalista scientifica ed esperta di comunicazione della salute: Gravidanza per altre persone. Tra disinformazione, discriminazioni e diritti negati (Bollati Boringhieri, 2024).
“ Se smontare le bugie e spiegare come stanno le cose da un punto di vista scientifico fa diventare militante il libro, allora lo è Eva Benelli
Fin dal titolo, Benelli precisa e chiarisce: aggiungere a ‘gestazione per altri’ la parola ‘persone’ significa semplicemente impiegare la dicitura più corretta utilizzata in tutta la letteratura scientifica sull’argomento, come spiega nel primo capitolo. Utilizzare concetti chiari, facendo piazza pulita di locuzioni giudicanti o imprecise dovrebbe servire a permettere un dibattito più limpido. Non si tratta di una scelte militante, scrive sempre Benelli, ma durante la nostra intervista specifica: “se smontare le bugie, spiegare come stanno le cose da un punto di vista scientifico e cercare di fare chiarezza con gli strumenti dell’informazione fa diventare militante il libro, allora lo è per questo motivo”.
A segnare il tono dell’attuale discussione pubblica sul tema, secondo Benelli, sono “gli approcci ideologici, come quello della Lega”. La giornalista ci racconta, riprendendo parte del libro, che uno degli effetti deleteri del posizionamento preconcetto contro la fecondazione eterologa, prima ancora che contro la gestazione per altre persone, ha portato ad alcune storture alla cui base c’è la famigerata legge 40, “demolita a suon di sentenze”. Una di queste storture è che “come ha sottolineato anche la senatrice Elena Cattaneo”, spiega Benelli, “ci costringe a comprare le cellule staminali all’estero” per poter fare ricerca.
C’è un elemento particolare che fa spesso alzare gli scudi a chi si oppone alla gestazione per altre persone, ovvero i soldi. “Si tratta sicuramente di un elemento di selezione”, dice Benelli, che esclude per motivi economici alcune coppie. Ecco le accuse che si sentono più spesso nel dibattito pubblico, varianti di ‘GPA come capriccio dei ricchi’, o che ‘va a ingrassare la sanità privata’. Ma se fosse invece lo Stato, attraverso la sanità pubblica, a farsene carico, non si potrebbe provare a risolvere il problema? Su questo punto emergono le contraddizioni delle posizioni ideologiche: il privato va bene solo quando fa comodo. “Nel 2022 la sanità privata in Italia ha avuto un giro d’affare di circa 10 miliardi di euro”, spiega Benelli, che di sanità si occupa da tutta la vita lavorativa, “e metà circa è in mano al mondo cattolico”. È solo un indicatore di quanto l’influenza del mondo cattolico, nel paese dove di fatto vive il papa, condizioni questo tipo di questioni.
“ La maggior parte delle coppie italiane che hanno fatto ricorso alla gestazione per altre persone all’estero sono eterosessuali
C’è un altro punto sul quale c’è grande dibattito attorno alla gestazione per altre persone: le coppie gay. Nel nostro paese una fetta consistente della politica è contraria all’idea che due uomini e un figlio o una figlia possano costituire una famiglia. O due donne, se per questo, come dimostra la vicenda delle coppie omogenitoriali messe sotto la lente d’ingrandimento dalla Procura di Padova. Ovviamente per due uomini la possibilità di avere avere un figlio o una figlia passa solamente per la gestazione per altre persone. “Ma ci sono alcuni fatti interessanti”, sottolinea Benelli. “Il primo è che la maggior parte delle coppie italiane che hanno fatto ricorso alla gestazione per altre persone all’estero sono eterosessuali”. La seconda riguarda la percezione dell’infertilità: “se si tratta di una coppia eterosessuale, si tratta di un problema di salute”, mentre nel caso di due uomini si tratta di un desiderio che fa scattare l’odio e il ricorso all’idea di che cosa sia contro natura o meno.
Il libro di Benelli aiuta in poco più di centocinquanta pagine a districarsi in tutti i meandri della gestazione per altre persone, separando il grano della sostanza scientifica e fattuale dal loglio delle ideologie. Non mancano alcune testimonianze, di una coppia di uomini che ha avuto due figli e di due antropologi che hanno lungamente studiato il fenomeno per un film. Ci troviamo anche il racconto di chi grazie alla gestazione per altre persone c’è nato e non si sente meno figlio o più ‘cosa’ rispetto agli altri figli e figlie. E come fare, però, per provare ad abbassare il volume assordante delle posizioni urlate attorno al tema? “Non ho la ricetta da dare”, risponde Benelli, “ma credo che ci sia una facoltà che dovremmo esercitare di più in due direzioni: l’ascolto”.