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Sì: il titolo è volutamente provocatorio. E no: almeno in Europa non ci sono automi dotati di intelligenza artificiale, in stile Asimov, che si apprestano a scrivere e a dettare legge. È inutile negare, però, che molti Paesi – tra cui l’Italia – stanno ampiamente sperimentando (e non solo) sistemi di AI che permettano, a vari livelli, di semplificare, migliorare, gestire il grandissimo spettro del sistema legislativo. D’altra parte, era solo questione di tempo: l’intelligenza artificiale permea, ormai, qualsiasi livello della nostra società. I chatbot sono ampiamente usati, le implementazioni nella vita di tutti i giorni sono più che visibili. Viene da sé che l’AI sbarcasse anche nella politica e nella sua complessa gestione. Si tratta soprattutto di sperimentazioni, grandi o piccole con un caso eclatante: quello degli Emirati Arabi Uniti, ma ci arriveremo.
L’Italia e il Parlamento
L’annuncio è arrivato nel luglio del 2025: il Parlamento italiano avvierà una fase di sperimentazione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel processo legislativo. Il progetto, condiviso tra Camera e Senato, è stato illustrato con l’obiettivo di valutare in modo concreto le potenzialità dell’IA generativa come strumento di supporto all’attività normativa.
La sperimentazione italiana si concentra su tre ambiti: la generazione di bozze legislative, la produzione automatica di sintesi e comparazioni normative, e la risposta a quesiti giuridici tecnici da parte degli uffici legislativi. A essere coinvolte sono alcune delle principali AI generative disponibili sul mercato, selezionate sulla base di criteri tecnici, ma anche in relazione alle linee guida europee in materia di affidabilità, sicurezza e trasparenza. Il progetto è sotto la supervisione di un comitato tecnico-scientifico, incaricato di monitorarne l’implementazione e gli effetti, ed è previsto un costante aggiornamento verso i presidenti delle due Camere.
Il primo obiettivo dichiarato non è quello di sostituire il lavoro dei funzionari o dei parlamentari, ma di fornire uno strumento di ausilio alla produzione normativa e alla sua valutazione preliminare. In pratica, l’intelligenza artificiale verrà impiegata per fornire versioni iniziali di testi legislativi o di emendamenti, aiutando gli uffici a identificare incoerenze, sovrapposizioni normative e potenziali conflitti con leggi esistenti.
A differenza di quanto si sta sperimentando in altri contesti, il Parlamento italiano ha scelto un modello prudente e graduale. Ogni output prodotto dall’IA è validato da personale umano, e non è prevista – almeno per ora – alcuna forma di autonomia decisionale. Inoltre, i dati utilizzati per l’addestramento o la consultazione dei modelli devono essere trattati nel rispetto della normativa europea sulla privacy e con attenzione alla riservatezza dei contenuti parlamentari.
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Il progetto si inserisce nel più ampio quadro normativo dell’AI Act, il regolamento europeo approvato nel 2024 che l’Italia recepirà con l’approvazione del Disegno di legge sull’Intelligenza artificiale che attende l’ultima lettura del Senato.
Emirati Arabi Uniti: IA al centro del sistema normativo
Diverso è il quadro negli Emirati Arabi Uniti, dove l’intelligenza artificiale è già utilizzata in modo strutturato dal 2023 come supporto diretto alla produzione normativa a livello federale. Il progetto, sviluppato sotto l’egida dell’UAE Government Development and the Future Office, prevede un’integrazione continua tra algoritmi e funzionari pubblici, in un sistema centralizzato che mira all’efficienza legislativa.
A livello operativo, le funzioni dell’intelligenza artificiale vanno dalla redazione delle proposte di legge alla simulazione d’impatto sociale, fino all’aggiornamento automatico dei testi normativi sulla base di nuovi dati o modifiche internazionali. Il cuore tecnico del sistema è gestito dal Regulatory Intelligence Office (RIO), una struttura che combina capacità predittive, elaborazione semantica multilingue e analisi automatizzata delle norme.
Il modello emiratino, a differenza di quello italiano, non prevede una fase sperimentale limitata. L’intelligenza artificiale è già entrata a far parte dell’intero ciclo legislativo e viene utilizzata con regolarità in tutti i ministeri e negli uffici legali. La supervisione avviene tramite un comitato governativo misto, che comprende rappresentanti tecnici, legali e religiosi. Tuttavia, manca una forma di controllo indipendente sull’intero processo.
Nel quadro giuridico emiratino, l’impiego dell’IA nel diritto non è accompagnato da una normativa specifica paragonabile all’AI Act europeo. Le decisioni vengono prese con un approccio centralizzato, e le tecnologie vengono aggiornate in modo flessibile, sulla base delle esigenze del governo. Le questioni legate alla privacy e all’etica vengono gestite a livello ministeriale, secondo standard interni piuttosto che regolamenti sovranazionali.
Uno degli aspetti centrali è la creazione di un database normativo digitale unificato, da cui l’intelligenza artificiale attinge per elaborare i testi. Questo permette una visione d’insieme più coerente, ma comporta anche un forte accentramento delle fonti informative. L’uso dell’IA è inoltre esteso all’interazione con il pubblico: alcuni chatbot istituzionali sono in grado di spiegare ai cittadini, in arabo e inglese, il contenuto delle leggi e le procedure amministrative collegate. Rimangono i problemi di fondo: mancanza di trasparenza e centralizzazione del processo decisionale per quanto riguarda gli aspetti democratici e sociali; evidenti problemi etici e di probabilità di bias nel caso l’AI interpretasse male dei dati e non ci fosse un sufficiente controllo (o fosse del tutto assente) umano sul processo.

Le sperimentazioni in corso
Altri paesi: tra ricerca e applicazione concreta
Oltre all’Italia e agli Emirati Arabi Uniti, sono in corso sperimentazioni simili in altri paesi europei. In Francia, l’Assemblea Nazionale sta testando un modello per la valutazione dell’impatto normativo delle leggi tramite IA, mentre in Germania sono attivi progetti pilota in collaborazione con istituti universitari e think tank per l’analisi dei testi legislativi.
In Spagna, il Senato ha avviato una riflessione istituzionale sull’uso dell’IA nel monitoraggio dell’applicazione delle norme. Il Portogallo ha integrato strumenti di IA nella redazione di regolamenti amministrativi, ma non ancora nel Parlamento.
Al di fuori dell’Europa, si segnalano le attività del Parlamento del Canada, dove alcuni software AI sono utilizzati per la semplificazione del linguaggio normativo, e del governo del Cile, che ha lanciato un programma pubblico di consultazione algoritmica sulle riforme fiscali.
Tuttavia, in quasi tutti questi casi, l’impiego dell’IA è ancora oggetto di valutazione etica e sperimentazione limitata. Gli unici paesi ad aver introdotto un’architettura normativo-legislativa con l’IA già attiva e operativa a regime sono, al momento, proprio gli Emirati Arabi Uniti e – in modo parziale – la Cina. Non a caso, due Paesi in cui la prudenza, lo spirito democratico e l’etica non sono al primo posto in quanto a tutela.