SOCIETÀ
Ignoranza scientifica, ragione del fallimento di un’intera classe dirigente

In che modo si può rendere la filosofia accessibile al grande pubblico? Come per ogni disciplina complessa, la sfida del saper divulgare le questioni chiave della riflessione dei grandi del pensiero gioca sull’equilibrio tra la necessaria semplificazione di concezioni a volte intricate e la volontà di non banalizzarne i contenuti. Armando Massarenti, studioso di filosofia e giornalista impegnato da tempo nell’obiettivo di allargare la platea dei lettori delle pagine culturali (è caporedattore di Il Sole 24 Ore Domenica), sceglie nel suo ultimo libro Istruzioni per rendersi felici (Guanda, 2014) una linea lieve e ironica ma dagli intenti serissimi, che prende in prestito dal filosofo e psicologo Paul Watzlawick. Istruzioni per rendersi infelici di quest’ultimo era, infatti, una risposta ai mille artigianali testi di autoaiuto per aspiranti suicidi o persone in difficoltà di vario genere, e ne rovesciava la prospettiva di fondo spiegando i meccanismi psichici che portano al dolore dell’animo, cercando di dimostrarne l’evitabilità; secondo lo stesso schema, Massarenti replica ai tanti testi di filosofia spicciola o sviluppo delle capacità mentali e cerca di realizzare lo stesso obiettivo utilizzando una fonte infinitamente più autorevole: i classici della filosofia. Non, però, considerati come autori di sistemi omnicomprensivi, astratti e di ardua assimilazione, ma come suggeritori della porta accanto, compagni della quotidianità nell’elargirci un aiuto concreto: un’intuizione che Massarenti prende dichiaratamente a prestito da Pierre Hadot, che vide nei mostri sacri del pensiero soprattutto dei maestri di vita dispensatori di consigli, precetti pratici orientati al vivere bene.
Così Massarenti estrapola dai filosofi antichi singole riflessioni, frasi, aneddoti che analizza in poche battute, cercando di tradurli in un “ricettario” di saggezza e, si potrebbe dire, buonsenso immediatamente utilizzabile nella vita di tutti i giorni. La presentazione del libro a Padova è stata l’occasione per l’autore di compiere una lunga digressione sul tema della demitizzazione: come le Istruzioni ci insegnano a non aver paura di Platone o Seneca invitando a considerare la valenza pratica del loro insegnamento, così Massarenti ne ha approfittato per demolire alcune caratteristiche del pensiero culturale italiano del Novecento. A cominciare da quella, secondo l’autore, più tristemente radicata, il rigetto della cultura scientifica, che riconduce alla strana alleanza idealismo-cattolicesimo: proprio la “convergenza parallela” della dittatura Croce-Gentile sulla cultura italiana e la diffidenza, quando non l’ostilità, della Chiesa per il valore e la libertà della ricerca scientifica sarebbe alla base del gravissimo svilimento delle scienze di cui oggi sentiamo, così pesantemente, gli effetti. Un’opinione che Massarenti porta all’estremo (forse in un eccesso polemico) quando ribalta il concetto crociano della logica come disciplina “da matematici” priva di ogni risvolto pratico e le contrappone l’idea che proprio l’insegnamento della logica, inserito già nei primi anni di studio, risolverebbe tutti i problemi della nostra scuola.
La cultura antiscientifica, per Massarenti, è alla base del fallimento di un’intera classe dirigente, quella del secondo dopoguerra che ha visto la politica come disgiunta dal sapere e dalle competenze. Una classe dirigente lontana anni luce da figure come il mineralogista Quintino Sella (più volte ministro delle Finanze tra il 1862 e il 1873), che ha riempito il Parlamento di avvocati (anche se qualche giurista alle Camere talvolta è servito) e porta ancora oggi tanti maggiorenti ad affermare con sussiego: “Di matematica non ho mai capito nulla”. Di qui, per Massarenti, la necessità di ripensare completamente l’approccio alle discipline umanistiche, secondo l’esempio di studiosi che, come Lucio Russo, coniughino l’insegnamento dei classici con la geometria euclidea. Ma anche l’urgenza di infrangere “miti letterari” come il pessimismo leopardiano, che secondo Massarenti è un’invenzione dettata da interpretazioni arbitrarie e dalla totale indifferenza della critica per le opere scientifiche del poeta. Ma se davvero “il pensiero antico salverà gli spiriti moderni”, come recita il sottotitolo delle Istruzioni, la rivalutazione della scienza potrà avvenire solo dopo una lunga battaglia contro un’indole nazionale che, per Massarenti, è assai poco benevola verso i grandi innovatori: se è vero, come ha spesso ricordato Giulio Giorello, che in Italia Galileo è stato condannato da un tribunale ecclesiastico, e in Inghilterra a Newton era stata affidata la direzione della zecca reale.
Martino Periti