SOCIETÀ
Pecoranera: la scelta di vivere della natura

Piove, sei in ritardo e i tuoi nemici peggiori sono i pedoni suicidi che attraversano senza guardare, o il caro benzina che pende sulle nostre teste come la spada di Damocle di un progresso che ci ha regalato più domande che risposte, nonostante Google.
Piove e Devis è felice, perché l’acqua nutre le piante e, soprattutto, non grandina.
Devis Bonanni, l’autore di “Pecoranera” (Marsilio 2012) è un ragazzo che faceva il tecnico informatico, fino a quando ha deciso di licenziarsi e di tornare alle sue montagne friulane, andando ad abitare in una casetta di legno e cercando di perseguire l’autosufficienza alimentare. Oggi coltiva, racconta il suo orto e i lavori dei campi, le sue giornate nella natura in un blog e vive nutrendosi dei frutti del suo lavoro. È in forte controtendenza: nell’ultimo secolo le montagne della Carnia sono state abbandonate dai loro abitanti, che “scivolano a valle come l’acqua piovana”. Nel suo libro Davis racconta la sua avventura, alla ricerca di un passato che meritava di non andare perso.
La sua è una decisione tutt’altro che impulsiva: da sempre aveva una sensibilità ecologica, e il suo lavoro non lo soddisfava, ma ha impiegato del tempo per superare il timore del giudizio, in particolare quello dei suoi genitori. “Avevo cominciato a lavorare già con la prospettiva che questo mi sarebbe servito per perseguire uno scopo diverso. La mia scelta non è stata frutto di un momento di rottura, non ho lasciato il mio lavoro perché non ne potevo più, ma perché c’erano passione e un progetto concreto”.
A quel punto Devis rompe prima con l’orologio e poi con il calendario civile e religioso, per riprendere in mano quello astronomico: non c’è più una dicotomia tra lavoro e tempo libero, le azioni sono compiute nell’ottica di una necessità, nel solco di un ritmo più profondo e originario.
A scandire il suo tempo ci pensa la natura, come accadeva in un passato che le persone della sua generazione hanno conosciuto solo grazie ai libri o alle parole di nonni loquaci. Inizialmente era piuttosto spiazzato: non essendo figlio di contadini ha sentito la necessità di reinventarsi; gli sembrava di essere un pioniere che partiva da zero “come se dovessi raccogliere il testimone di chi c’era passato prima di me”. In un primo momento la Carnia non esercitava su di lui nessun fascino: non era legato a quelle montagne e pensava che avrebbe potuto far valere la sua decisione in qualsiasi altro luogo montano. Poi pian piano ha riscoperto il suo territorio e ha cominciato a guardarlo con altri occhi, fino a coglierne l’intrinseca bellezza e la poesia, guadagnando quella capacità di emozionarsi che è vista da molti come il senso ultimo della vita.
Devis ci tiene a precisare che quando di lui si scrive: “il ragazzo che ha scelto di vivere nella natura” la preposizione non è del tutto esatta: lui ha scelto di vivere “della” natura, nutrendosi di ciò che la terra gli dava in cambio della fatica di prendersene cura. Vive in un paese di montagna con altre case, energia elettrica ed altre persone attorno a lui: è quindi lontanissimo dal mito del buon selvaggio che gli esperti di marketing tentano di rievocare. Ma vicino, molto vicino a quella che è stata la vita concreta di tanti contadini prima di lui, in quegli stessi monti.
“Nell’informatica si tende a dover controllare tutto. Con la natura è l’opposto: non siamo noi che gestiamo il pianeta, è lui che provvede a noi, siamo a suo carico. E della Natura ci si può fidare”.
Quello che colpisce nell’atteggiamento di questo ragazzo è la sicurezza: non sente assolutamente il bisogno di vendere il suo modo di vivere, di fare del proselitismo come fanno le persone che proclamano di aver trovato la Strada, che siano esponenti religiosi o vegetariani impenitenti. E a questo proposito, per inciso, lui precisa che non era vegetariano, lo è diventato perché in un’ottica di autosostentamento l’allevamento non trovava posto in quanto troppo dispendioso. Devis sa di aver fatto la scelta giusta per lui, che non è necessariamente la Scelta che può risolvere i problemi di ognuno. La classica “critica al sistema” non trova spazio nelle sue parole, mentre emerge un’intelligenza emotiva che gli permette di comprendere che le aspirazioni degli altri sono ugualmente lecite. L’importante è non rinunciare in partenza: molti si convincono di non saper fare una determinata cosa, ma la verità è semplicemente che devono acquisire un’abitudine nuova, fare esperienza. “Io ho riscoperto la bicicletta, che avevo abbandonato a 12 anni. Da Treviso sono venuto in bicicletta e i 50 km percorsi non sono stati assolutamente faticosi, per me pedalare è diventata una cosa normalissima.”
E forse è proprio grazie a questa sicurezza che ogni giorno Devis entra in contatto con persone che si avvicinano al suo modo di vivere, magari in modo semplice, coltivando il loro piccolo orto sul balcone, o, ancora, partecipando al “progetto pecora nera”: uno scambio ospitalità/lavoro per i giovani che vogliono sperimentare cosa significhi vivere a contatto con la terra, riscoprendo una bellezza che stava per perdersi tra squilli di cellulare, aggiornamenti Facebook e stress 2.0.
Anna Cortelazzo