SOCIETÀ
I poveri non esistono (in campagna)

I poveri esistono, eccome. Ma non in campagna, dopo la scomparsa del latifondo (e se non siete raccoglitori di pomodori vittime dei “caporali” al Sud). In campagna una casa, o perfino una baracca, e un orto con tre galline sono sufficienti per dare da mangiare a una famiglia. Ricchezza e povertà sono fenomeni urbani: se siete senza lavoro e senza casa in una metropoli rischiate di morire sotto un ponte, se avete un pezzetto di terra e gli attrezzi necessari per coltivarla, l’insalata, qualche uovo e due mele non vi mancheranno mai.
Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Wageningen, Olanda, lo stile di vita delle campagne migliora lo stato fisico e mentale del singolo; a fare la differenza sarebbero il contatto con la natura e la consapevolezza di essere parzialmente svincolati dall’obbligo di acquisto grazie alla pratica di un’agricoltura di sussistenza. In un momento in cui, secondo quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), gli italiani schiacciati dalla crisi che hanno dovuto rivolgersi a organizzazioni no profit per chiedere un pasto caldo hanno superato quota tre milioni e anche i giovani puntano su un ritorno alla terra per sfuggire al limbo della disoccupazione, come ha fatto Devis Bonanni, l’autore di Pecoranera.
Dal 2004 al 2012 il tasso di occupazione nel settore agricolo, grazie alle iniziative di diplomati o laureati con meno di 40 anni, è cresciuto del 22,8%, registrando anche un’alta partecipazione femminile.
Il dinamismo e la creatività dei giovani sembrano essere la soluzione. Alcune università del Sud, per far fronte a questa tendenza, hanno affidato allo studio della commissione europea di Bruxelles un progetto di Erasmus per gli studenti che volessero dedicarsi nel loro futuro ambito lavorativo a pastorizia e agricoltura.
Non è certamente un terreno privo di insidie, ma il sogno di poter vivere lontani dall’inquinamento dei centri storici, garantendosi cibo di qualità a chilometro zero e meno frenesia risulta essere, nonostante il dispendio di energie fisiche che prevede, l’auspicio di molti per il proprio futuro e quello delle proprie famiglie.
Gioia Baggio