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Tutto è tornato come prima. La retorica del “cambiare tutto, per non cambiare nulla” sembra aver prevalso ancora una volta: dopo la fine del lockdown, ognuno è tornato alle precedenti abitudini. E così, una volta dimenticato lo stupore per una natura che si affacciava timidamente negli ambienti cittadini e per il silenzio nelle grandi città, ci siamo nuovamente abituati al traffico, al rumore, ai grandi assembramenti di una movida sfrenata e senza regole.
Con l’inizio dell’estate, infatti, si è riattivata la macchina del turismo. Ma, a discapito di tutte le norme di sicurezza raccomandate dal governo e dalle autorità sanitarie, sembra prevalere, ancora una volta, un modello di turismo “mordi e fuggi”, che considera le destinazioni di svago e le esperienze di divertimento non una realtà da scoprire con rispetto e attenzione, ma semplicemente un prodotto da consumare.
Ad un turismo in costante crescita si affianca, infatti, un fenomeno di degrado che colpisce le località prese d’assalto dai viaggiatori. Anche quest’anno, nonostante la promozione del “turismo di prossimità”, il problema del turismo di massa si è ripresentato nei luoghi di villeggiatura più famosi d’Italia, tanto al mare quanto in montagna. Questo modo di viaggiare non rappresenta solamente, in epoca covid, un reale rischio per la salute pubblica – come spiega il professor Voci su questo giornale –, ma ha anche un impatto ambientale e culturale decisamente negativo.
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La domanda che bisogna porsi, allora, è se questo modo di viaggiare – irrispettoso degli ecosistemi, delle tradizioni e delle culture locali – sia l’unico possibile. La risposta è che no, non è questa l’unica possibilità. Un’alternativa c’è: si tratta del “turismo responsabile”, concetto ampio nel quale rientrano anche il “turismo sostenibile” e il “turismo lento”. L’Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR) descrive questo approccio al viaggio come “il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture”: si tratta di una realtà completamente diversa da quella del turismo di massa, in cui il viaggiatore vive un’esperienza lenta e si immerge nell’ambiente e nella cultura locali scoprendone l’unicità, e contribuendo, al tempo stesso, a preservarli. A questi basilari principi si appella il turismo sostenibile, anche detto “ecoturismo”, che si attua mediante scelte e pratiche che consentono di divertirsi senza dover ricorrere ad attività inquinanti e distruttive dal punto di vista sociale e ambientale.
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Tra i fattori che più determinano la sostenibilità di un viaggio vi è, in primo luogo, la scelta della destinazione: i fine settimana nelle città europee, ad esempio, sono decisamente poco sostenibili, sia per lo spostamento in sé (che solitamente avviene tramite l’aereo, il mezzo di trasporto in assoluto più inquinante), sia perché non vi è un reale scambio di culture tra i residenti e i turisti. Il turismo di prossimità è, senza dubbio, una scelta dal ridotto impatto ambientale, che favorisce, inoltre, l’empowerment delle comunità locali. In Italia, in particolare, la bellezza è diffusa sull’intero territorio nazionale, anche nei borghi più piccoli e nelle aree naturali meno conosciute: si tratta solo di spostarsi dalle rotte più battute per andare alla scoperta dei piccoli tesori del nostro Paese.
Alcuni dei migliori modi per praticare il turismo lento è rinunciare ai mezzi di trasporto tradizionali e intraprendere, invece, viaggi a piedi o in bicicletta: tutte le regioni italiane, infatti, offrono percorsi immersi nella natura, lontani dalle mete turistiche più note, che consentono di scoprire l’Italia interna e il suo patrimonio tradizionale. Una panoramica regione per regione è offerta dal sito Cammini d’Italia, mentre per un primo approccio alla cultura del camminare come applicazione del turismo responsabile ci si può rivolgere all’associazione nazionale “Compagnia dei Cammini”. Molto successo, quest’anno, sta avendo anche il cicloturismo: anche per questo genere di viaggio – che si ispira, ancora una volta, ai principi della sostenibilità – l’Italia offre molte opportunità.
Il Vademecum dell'AITR per viaggiare responsabilmente
Spostarsi, esplorare, migrare è un impulso connaturato alla specie umana: il diritto a viaggiare è perciò fondamentale, e ne va garantita l’universalità; tuttavia, questo non deve lasciare in ombra la responsabilità che abbiamo, in quanto individui e in quanto collettività, nei confronti dell’ecosistema e della protezione della diversità culturale.
La sostenibilità, com’è noto, poggia su tre pilastri: Ambiente, Società, Economia. È arrivato il momento che, di fronte alle sfide del presente (ben sintetizzate nei 17 obiettivi dell’Agenda 2030), il turismo cambi passo, e non sia più parte del problema, ma della soluzione.
As 2019 begins, we give our best wishes and many thanks to all #UNWTO members, partners and individuals doing their part for sustainable tourism. Your support and efforts are key to creating tourism opportunities and #SDG contribution! -UNWTO SG @pololikashvili pic.twitter.com/jl4WQZqsMv
— World Tourism Organization (@UNWTO) January 1, 2019