REUTERS/Patrick T. Fallon
In marzo gli abitanti degli Stati Uniti hanno comprato due milioni di pistole: il secondo mese con più armi vendute dal gennaio 2013. A riportarlo è il New York Times che si basa sui dati federali statunitensi. Nel mese scorso le vendite stimate in tutto il paese sono raddoppiate rispetto a febbraio, nello Utah sono quasi triplicate e nel Michigan, che ad oggi (8 aprile ndr) è il terzo stato più colpito dal virus, le vendite sono più che triplicate.
Era il 15 marzo scorso quando è diventata virale una foto che mostrava un negozio di armi di Los Angeles con lunghe file di clienti che aspettavano il loro turno per acquistare un mezzo di difesa. Le immagini erano eloquenti ma non ci si può certo basare su una foto per capire un eventuale trend di vendita. Ora però abbiamo la conferma: i dati federali parlano chiaro e, anche in questo caso, è bene analizzare la curva.
Queues to buy guns in LA 😳
— Amelia Adams (@AmeliaAdams9) March 15, 2020
Buyers tell me they’re scared of what will happen if people run out of food and supplies, and they need to protect their families. We’re live on @TheTodayShow as #coronavirus panic hits LA. pic.twitter.com/2KqGPZfNo4
Sulle immagini delle lunghe code ai negozi di armi si è fatta anche molta ironia, ma la paura principale di queste persone è stata quella di un possibile scoppio di disordini civili in seguito alla pandemia. E’ questo il motivo per cui eventuali pistole nella loro mente erano viste come un presidio di sicurezza familiare.
Non è la prima volta che gli Stati Uniti vedono incrementare di colpo la vendita delle armi ma la motivazione è stata sempre diversa. Già nel 2015, in seguito all’attacco terroristico a San Bernardino, in California, il Presidente Obama aveva cercato di rendere più difficile l’acquisto di armi, con conseguente corsa della popolazione all’armarsi velocemente.
Una scena già vista anche nel 2013, sempre in seguito ad un’altra strage. Parliamo del 14 dicembre 2012, quando un ragazzo di 20 anni, Adam Lanza, ha ucciso 27 persone, di cui 20 erano bambini di 6 e 7 anni, nella scuola elementare di Sandy Hook a Newtown in Connecticut.
In passato quindi la motivazione principale per la corsa all’acquisto di armi, con conseguenti picchi delle vendite, è stata la paura di non poterle più comprare.
Vendita di armi però, significa inevitabilmente un aumento anche di incidenti. Il New York Times riporta due fatti eclatanti capitati in questo periodo. Il primo riguarda un uomo, arrestato dalla polizia di Alpharetta, in Georgia, con l’accusa di aver puntato una pistola contro due donne che indossavano maschere e guanti medici perché aveva paura di essere contagiato dal virus.
Il secondo caso, purtroppo finito tragicamente, riguarda un uomo nel New Mexico che ha ucciso suo cugino di 13 anni con un colpo di pistola partito accidentalmente.
Le parole del presidente Trump sono state chiare: i negozi di armi sono considerati attività essenziali. A fianco di farmacie, negozi di alimentari e stazioni di servizio quindi, negli Stati Uniti durante la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria, sarà possibile comprarsi un’arma. Un'anomalia non solo statunitense. Anche nel nostro piccolo infatti, l'industria bellica è stata ritenuta attività essenziale dal DPCM del presidente del Consiglio Conte, una decisione che ha permesso alle industrie delle armi di poter continuare il loro lavoro anche durante questo periodo.