SOCIETÀ

Il Paese fragile

Piogge intense, trombe d’aria e ondate di calore. Quanto e come sta cambiando il clima in Italia? Quali aree sono più a rischio e perché? In quali periodi dell’anno si verificano con più facilità fenomeni di maltempo? Legambiente ha cercato di rispondere a queste domande presentando, nel dicembre scorso, La mappa del rischio climatico nelle città italiane, la prima mappatura delle aree urbane da questo punto di vista cruciale. Un atlante interattivo che raccoglie informazioni sugli impatti degli eventi climatici, avvenuti dal 2010 ad oggi, che hanno provocato danni alle infrastrutture e al patrimonio storico, esondazioni e frane. 

Il rischio climatico non riguarda in modo uguale tutto il Paese, alcune aree sono certamente più fragili di altre, più vulnerabili. “Abbiamo bisogno di capire i caratteri e l’entità degli impatti provocati – spiega Legambiente - di individuare le aree a maggior rischio, approfondire dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza, in modo da analizzare gli impatti e cominciare a evidenziare, laddove possibile, il rapporto tra accelerazione dei processi climatici e problematiche legate a fattori insediativi infrastrutturali nel territorio italiano”. In Italia l’81,2% dei comuni è a rischio di dissesto idrogeologico e quasi 6 milioni di persone abitano in queste aree. Sono 112 i fenomeni meteorologici importanti evidenziati dalla mappa che, nel periodo di riferimento, hanno provocato gravi danni. Si sono verificati 30 casi di allagamenti, 32 di danni alle infrastrutture provocati da piogge intense e 29 giorni di stop a metropolitane e treni urbani. E ancora, otto casi di danni al patrimonio storico (a Genova, per esempio,dove le piogge di ottobre hanno danneggiato anche l’Archivio di Stato, la biblioteca nazionale e il Palazzo Reale), e poi 22 casi da trombe d'aria e 20 da esondazioni fluviali. Ma soprattutto, in quattro anni, si sono contate 138 vittime del maltempo. 

Un lungo elenco di disastri, con 61,5 miliardi di euro spesi, tra il 1944 e il 2012, solo per i danni provocati dagli eventi estremi. Un evento dietro l’altro, solo nel 2014. Il nubifragio di Refrontolo, nel Trevigiano, nell’agosto scorso, con la piena del corso d'acqua che, al Molinetto della Croda, straripa, investe un centinaio di persone nel pieno di una festa di paese e causa quattro morti. L’alluvione nel Gargano nel settembre scorso, le frane in Piemonte, le esondazioni autunnali del fiume Seveso a Milano e l’acqua e il fango di Genova e di tutta la Liguria, regione travolta senza soluzione di continuità da una serie di devastanti alluvioni tra 2010 e 2014. E questi sono solo i fatti più recenti, perché in realtà si potrebbe continuare passando per altre regioni e città, dalla Toscana (con l’alluvione a Carrara, nel novembre scorso) alla Sardegna e, ancora, al Veneto, colpito dalla grande alluvione del novembre 2010 che provocò danni per 1 miliardo di euro. 

La mappa, dinamica e in continuo aggiornamento, riporta dunque gli impatti rilevanti degli ultimi quattro anni, affiancando ai territori presi in esame una legenda che mostra le categorie principali, utili a comprendere i rischi. Uno strumento per capire dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza e analizzare gli impatti provocati, in modo da evidenziare il rapporto tra accelerazione dei processi climatici e problematiche legate a fattori insediativi o infrastrutturali. “Abbiamo bisogno di nuovi modelli di intervento, in particolare per le città, per affrontare fenomeni di questa portata – conclude Legambiente - Non è continuando a intubare o deviare i fiumi, ad alzare argini o asfaltare altre aree urbane che possiamo dare risposta a equilibri climatici e ecologici complessi che hanno bisogno di approcci diversi e strategie di adattamento. È in questa direzione che vanno le politiche comunitarie e i piani clima delle città europee, è ora che anche l’Italia e le sue città si muovano in questa direzione”.

Francesca Boccaletto

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012