UNIVERSITÀ E SCUOLA
Scuola, via libera al diploma “breve”
Diplomati alle scuole superiori in quattro anni, al posto dei canonici cinque. In pratica si tratterebbe di livellare l’Italia a molti altri Paesi dell’Europa in cui si esce dal percorso delle scuole superiori a 18 anni. Un’idea non nuova: il primo embrione, a parte sporadiche sperimentazioni negli anni passati, arrivata dall’ex titolare dell’Istruzione, Stefania Giannini, che venne però fermata dalla crisi del governo Renzi. Ora ci riprova il ministro Valeria Fedeli che firmato il 7 agosto il decreto con il via libera alla sperimentazione su 100 classi di licei e istituti tecnici.
Ad oggi erano state solo 12 scuole a sperimentare percorsi formativi quadriennali sulla base di progetti approvati di volta in volta dal Miur. Ora, nell’ottica di rendere maggiormente valutabile l’efficacia della sperimentazione, verrà predisposto un bando nazionale con criteri comuni per la presentazione dei progetti. Cento le classi sperimentali previste dal Miur con il programma in avvio per l’anno scolastico 2018/2019.
L’avviso sarà pubblicato entro la fine di agosto sul sito del ministero, mentre le scuole interessate (sia statali che paritarie) potranno fare domanda dal 1° al 30 settembre 2017: ogni istituto selezionato potrà attivare una sola classe da “diploma breve”.
In una nota diramata dal Miur si esplicitano i criteri con cui dovranno essere presentate le domande: le proposte dovranno distinguersi “per un elevato livello di innovazione”, spiegano dal Miur, con particolare riguardo all’articolazione e alla rimodulazione dei piani di studio e per l’uso di tecnologie e di attività laboratoriali nella didattica, per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, l’università e i percorsi terziari non accademici. Non per ultimo è richiesto anche l’uso della metodologia Clil, cioè lo studio di una disciplina in una lingua straniera.
Diploma in 4 anni che, nelle intenzioni del governo non significa adottare scorciatoie per far uscire gli studenti prima dal ciclo scolastico: “Agli studenti – si legge ancora nella nota del Miur – dovrà essere garantito il raggiungimento di tutti gli obiettivi specifici di apprendimento del percorso di studi scelto, il tutto entro il quarto anno”. Per garantire l’insegnamento di tutte le discipline previste potranno essere potenziati gli orari di lezione.
Chi vigilerà. Nel corso del quadriennio un Comitato scientifico nazionale valuterà, nel complesso, l’andamento nazionale del Piano di innovazione. Suo sarà il computo di redigere una relazione annuale da trasmettere poi al Consiglio superiore della pubblica istruzione. I membri del Comitato saranno nominati dal ministro Fedeli e sarà computo loro quello di predisporre adeguate “misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle scuole coinvolte nella sperimentazione”.
A livello regionale, infine, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali, che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, anno dopo anno, da inviare poi al Comitato scientifico nazionale.
Ma.S.