CULTURA

Il trionfo del corpo

Un dittico in bianco e nero si mostra in tutta la sua bellezza all’ingresso della prima sala al piano superiore, al centro del percorso espositivo allestito alla Casa dei Tre Oci a Venezia. Il visitatore ha già ammirato gli scatti del piano terra, è entrato nel mood; una rampa di scale ed ecco due immagini concepite per viaggiare insieme. Stessa scena, stesse modelle e stessa posa. Solo un dettaglio (un gigantesco dettaglio) a renderle diverse: gli abiti, presenti nel primo scatto e assenti nel secondo. La firma di Helmut Newton.

“Fierezza, nobiltà e potenza dei corpi”: le parole di Denis Curti, co-curatore, insieme a Matthias Harder, della mostra allestita alla Casa dei Tre Oci di Venezia, fino al 7 agosto, riassumono l’arte del grande fotografo tedesco (portando con sé anche qualche conseguenza con le ripetute censure dei nudi nella pagina Facebook dello spazio espositivo veneziano). In effetti, visitando questa esposizione, ci si trova di fronte al trionfo del corpo. Accanto ai dittici - su cui Newton lavora sin dagli anni Settanta ispirandosi, in particolare, ai dipinti Maja desnuda e Maja vestida di Francisco Goya - trovano posto fotografie, sempre di grandi dimensioni, in cui splendide modelle nude con sguardi da guerriere si mostrano con orgoglio. Una vera rivoluzione, un nuovo modo di definire il corpo femminile, oltre lo stereotipo della rappresentazione sociale e culturale.

Sono immagini potenti ed estremamente sofisticate, “del resto – sottolinea Curti, spostandosi da una sala all’altra – nel lavoro di Newton non c’è traccia di pornografia”. Moda, nudi e ritratti sono le tre aree privilegiate di indagine; stile ed eleganza le regole per un set costruito “dove la messa in scena è sempre dichiarata”. Helmut Newton. Fotografie. White Women/ Sleepless Nights/ Big Nudes propone, per la prima volta a Venezia, oltre duecento immagini del fotografo, un ricco percorso espositivo frutto di un progetto nato nel 2011 per volontà della vedova June Newton. La rassegna raccoglie le fotografie dei primi tre libri pubblicati alla fine degli anni Settanta, gli unici volumi curati dallo stesso Newton che, nel selezionare gli scatti li sistema uno accanto all’altro, in sequenza: ci sono quelli per committenza e quelli realizzati per se stesso, c'è insomma tutto il suo universo artistico da ammirare e interpretare. “L’innovativo concetto di una nudità radicale introdotto da Newton nella fotografia di moda, o meglio ai margini della moda, fu poi seguito da molti altri fotografi e da un regista – aggiunge Harder, curatore capo della Helmut Newton Foundation di Berlino - La scena finale del film Prêt-à-porter girato da Robert Altman nel 1994 mostra alcune modelle che a Parigi sfilano in passerella completamente nude dinanzi a un pubblico il quale, dopo un primo attimo di scetticismo, appare estasiato. La rinuncia all’abito per spostare l’attenzione sul corpo femminile, che la moda di fatto nasconde, fu ispirata da un leitmotif newtoniano a quell’epoca ormai ben noto”.

Lo stile di Newton è inconfondibile, tra i maestri della fotografia del Novecento è forse il più riconoscibile, ma nella sua arte, oltre al bianco e nero, c’è anche un mondo a colori molto accesi (e pensare che era daltonico) che lascia senza fiato. “Newton infatti girava sempre con due macchine fotografiche: una caricata in bianco e nero, l’altra a colori”, spiega Denis Curti. E così, in mostra, non mancano gli scatti in cui il rosa della pelle nuda accompagna il verde acceso di un rigoglioso giardino, il blu intenso dell’acqua e la luce del sole. Chissà quanto avrà atteso lo scatto perfetto in quel giorno d’estate del 1973 quando, a Melbourne, realizzò un servizio in piscina per Vogue Francia: una fotografia che oggi sembra raccontare una storia e mostra una moderna Ofelia a mollo, in cuffia gialla, occhialini e costume da bagno intero mentre, a bordo vasca, una donna bionda si abbandona (o forse si dispera) disegnando la curva di una sirena e confondendosi tra le righe di un divano zebrato. Siamo abituati al bianco e nero, ma Helmut Newton a colori è altrettanto spettacolare. 

Francesca Boccaletto

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