SCIENZA E RICERCA

L’enigma della gallina. Alla ricerca dei primi allevamenti nel mondo antico

Le origini della domesticazione del gallo sono ancora avvolte da un alone di mistero che gli esperti di archeozoologia cercano da tempo di dissipare. Esiste infatti un filone di ricerca tenta di individuare il luogo e il periodo storico in cui sono nati i primi allevamenti di galline nel mondo antico e di ricostruire come tale pratica si sia diffusa nel mondo, assumendo un ruolo centrale nell’economia alimentare globale.

I principali lavori di ricerca condotti sull’argomento hanno individuato le prime tracce della domesticazione dei polli nell’area compresa tra il sud-est asiatico e la Cina settentrionale. I risultati tratti dalla letteratura scientifica suggeriscono inoltre che il principale antenato del gallo domestico (Gallus gallus domesticus) fosse una specie selvatica chiamata gallo rosso della giungla (Gallus g. spadiceus), originaria dell’area in questione. Non è facile, però, ricostruire le pratiche di selezione consapevole, accoppiamento e ibridazione intensiva attraverso le quali si svilupparono i primi allevamenti, né gli scopi per cui questi vennero allestiti. Non è chiaro, infatti, se l’origine della domesticazione dei polli fosse finalizzata fin da subito al consumo alimentare, all’intrattenimento (come nel caso dei combattimenti tra galli), o a riti religiosi (il gallo era infatti uno dei simboli principali nello zoroastrismo, un culto ampiamente radicato nell’Asia minore fino all’avvento dell’Islam, nel VII secolo d.C.).

I risultati di un recente studio su Nature communications – condotto da un gruppo internazionale di archeologi, storici e biologi molecolari coordinato dal Max Planck Institute of Geoanthropology – confermano l’ampia diffusione degli allevamenti di galline in Asia meridionale in epoca tardo-antica e suggeriscono che l’interesse delle popolazioni dell’epoca per questa specie animale fosse dettata da una sua peculiare caratteristica: la capacità di deporre uova costantemente – e non solo stagionalmente – durante il corso dell’anno.

Gli autori dello studio si sono basati sull’analisi biomolecolare di decine di migliaia di frammenti di gusci d’uovo provenienti da dodici siti archeologici dell’Asia centrale localizzati lungo le antiche rotte commerciali della Via della seta e risalenti al periodo compreso tra il 400 a.C. e il 1220 d.C. Hanno scoperto, innanzitutto, che tutti i gusci ritrovati appartenevano alla stessa specie di gallina (sebbene ciò non escluda necessariamente la possibilità che in quei luoghi venissero allevati anche altri uccelli come, ad esempio, le oche). Questa corrispondenza tra i diversi siti archeologici è importante perché suggerisce che l’allevamento delle galline fosse una pratica ampiamente diffusa e non occasionale nel sud-est asiatico e che le uova di questo animale costituissero una risorsa alimentare importante nella dieta delle popolazioni dell’epoca.

Dall’analisi dei reperti in questione, i ricercatori sono stati anche in grado di stimare la regolarità del consumo di uova nei siti archeologici considerati, che parrebbe essere diventato stabile dall’età ellenistica fino al medioevo inoltrato. Confrontando i dati ottenuti dall’esame biomolecolare con le informazioni tratte dalle fonti scritte e figurative, i ricercatori sostengono che l’allevamento di galline diventò centrale per l’economia, la dieta e la cultura dell’Asia centrale circa due millenni fa.

Inoltre, come già anticipato, sembra che una ragione fondamentale per la capillare diffusione dell’allevamento delle galline domestiche nel mondo antico riguardi la capacità di questo animale di deporre le uova in ogni periodo dell’anno, a differenza del suo antenato selvatico più prossimo, che deponeva le uova solo stagionalmente.

In un certo senso, come osservano umoristicamente gli autori, lo studio risponde alla domanda: “è nato prima l’uovo o la gallina?”. Infatti, se con “gallina” intendiamo il gallo domestico così come lo conosciamo oggi, allora sembra che la selezione del tratto legato alla deposizione di uova non stagionale sia stata determinante per l’evoluzione di questa specie, oggi di fondamentale importanza nella produzione alimentare globale.

È ipotizzabile, perciò, che le pratiche di ibridazione e allevamento selettivo attuate dalle popolazioni antiche abbiano contribuito all’evoluzione del gallo domestico. Si tratterebbe di un caso simile a quello della specie canis familiaris – alla quale appartengono tutte le razze di cane moderne – nata grazie a processi di domesticazione del lupo durante la preistoria.

L’ipotesi in questione è supportata dai risultati di uno studio sul DNA antico; da tale ricerca emerge che le mutazioni genetiche che hanno reso il gallo domestico più docile rispetto al gallo rosso della giungla si sono verificate circa 1.100 anni fa, nello stesso periodo storico al quale risalgono le prime tracce di allevamenti di polli.

Restano ancora molti dubbi irrisolti riguardo l’origine degli allevamenti di galline, ma gli autori sono fiduciosi che il puzzle continuerà ad arricchirsi nei prossimi decenni con l’accumularsi di nuove prove archeologiche e l’affinamento delle tecniche di ricostruzione del passato. Indagare i processi di domesticazione delle specie antiche, che in molti casi hanno plasmato profondamente l’aspetto, la biologia e il comportamento degli animali moderni, ci permette non solo di conoscere meglio l’evoluzione di questi ultimi, ma anche di ricostruire come l’interazione tra umani e animali abbia influenzato molte dinamiche economiche e culturali delle popolazioni del passato.

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