CULTURA

Il Barbaro eclettico

Si occupò di filosofia, matematica, astronomia, ottica, storia, architettura. Patrizio veneziano, patriarca di Aquileia dal 1550, studioso eclettico e instancabile ricercatore con infiniti interessi e competenze, Daniele Barbaro è, ancora oggi, una figura affascinante, un intellettuale da riscoprire indagandone la ricchezza di pensiero e di produzione, anche alla luce del forte legame con la città e l’università di Padova. In questi giorni e fino al 31 gennaio, la Biblioteca Marciana di Venezia ospita Daniele Barbaro (1514-70). Letteratura, scienza e arti nella Venezia del Rinascimento, una mostra che svela e approfondisce le tappe salienti della vita di Barbaro, “organizzata in ordine cronologico, con trenta manoscritti e libri a stampa”, spiega la curatrice Laura Moretti, trevigiana, docente di Storia dell’arte alla University of St Andrews, in Scozia, e coordinatrice di un ampio progetto internazionale di ricerca (in cui si inserisce questa mostra), finanziato da The Leverhulme Trust, con la partecipazione della University of St Andrews, del Centre d’Études Supérieures de la Renaissance (Tours) e della stessa Biblioteca nazionale Marciana. Con un focus sull’attività di Barbaro come scrittore, vista anche e soprattutto in relazione all’aspetto materiale dei manoscritti superstiti e degli esemplari a stampa delle sue opere, nel contesto del Rinascimento europeo.

 

La biblioteca Marciana di Venezia 

“Barbaro fu al centro di un vasto network di protagonisti della scena politica, religiosa e culturale del suo tempo – spiega Moretti – Molto vicino ai modelli contemporanei di scambio e circolazione di conoscenze e informazioni. Spero di poter sviluppare ulteriormente questo progetto con una mostra in territorio britannico e realizzando, da parte mia, una biografia aggiornata con i risultati dei lavori condotti negli ultimi anni”. E continua: “Un altro desiderio è quello di poter approfondire maggiormente l’affascinante periodo padovano degli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento, con una esposizione da portare proprio nella città del Bo”. Il fertile periodo padovano, appunto. Quello degli studi, della formazione: dalla scuola privata di Benedetto Lampridio all’università, dove nel 1537 fu lettore di filosofia morale e dove frequentò “i corsi di filosofia di Marcantonio Passeri Genova e Vincenzo Maggi, di matematica e astronomia di Federico Delfino, di scienze naturali e medicina di Giovanni Battista da Monte, Francesco Bonafede e Pietro Noale”, si legge nel volume Clariores, dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’ateneo patavino (Padova university press). “Attorno al 1535 Barbaro è a Padova – conferma Moretti -, dove frequenta la scuola privata di Giovanni Benedetto Lampridio insieme, fra gli altri, a Ludovico Beccadelli e Bernardo Navagero, e il circolo culturale della gentildonna Beatrice degli Obizzi presso il Castello del Cataj. Ha poco più di vent’anni e si affaccia così al mondo della poesia e delle lettere. Nel 1540 è, sempre a Padova, tra i fondatori dell’Accademia degli Infiammati che, pur avendo vita breve, esercitò un forte impatto sulla società del tempo. Con il motto Arso il mortal, al ciel n’andrà l’eterno, gli Infiammati si proponevano di stabilire la vera et natural idea di scrivere in prosa e versi in volgare di argomenti filosofici e letterari. Fondata su impulso di Leone Orsini, l’Accademia riuniva le maggiori figure letterarie operanti a Padova in quegli anni, fra cui Sperone Speroni, Benedetto Varchi e Alessandro Piccolomini. Daniele è ritenuto autore dei capitoli fondativi insieme a Benedetto Varchi. Uno scambio epistolare fra i due testimonia che i componimenti di Barbaro erano letti durante le riunioni. Il 19 settembre dello stesso anno Barbaro si laurea in artibus a Padova. Durante la pubblica cerimonia, è Sperone Speroni a consegnare le insegne dottorali al giovane studioso”. Sempre del 1540 è la sua prima opera edita: un sonetto a Santa Caterina inserito ne La vita di Catherina Vergine di Pietro Aretino. Due anni più tardi, Barbaro entra nel mondo dell’editoria pubblicando un commento ai testi del filosofo e teologo greco Porfirio, presso gli eredi di Aldo Manuzio. Facendo un salto di qualche anno, per cercare altri legami con Padova, ecco che nel 1557 il poligrafo Girolami Ruscelli dà alle stampe Della Eloquenza, dialogo tra natura, arte e anima scritto da Barbaro durante gli studi padovani. È del 1556, invece, la sua opera letteraria più nota: I dieci libri dell’architettura di M. Vitruvio.

 

Un manoscritto di Daniele Barbaro

Accanto alla produzione scritta, l’esposizione della Marciana presenta una sezione multimediale con un progetto scientifico realizzato da Cosimo Monteleone dell’università di Padova. “Il visitatore può accedere alla sezione multimediale per mezzo di un tavolo interattivo touch screen – conclude Laura Moretti - L’intento principale di questa sezione consiste nel mettere in scena una rappresentazione digitale atta alla consultazione, allo studio e alla divulgazione delle opere in esposizione. Tra i contenuti riportati all’interno del tavolo interattivo, una serie di interfacce multimediali impostate ad hoc permette di accedere alle copie digitali, sfogliabili virtualmente, di tutti i documenti raccolti in mostra. In più, il visitatore può interagire con approfondimenti dedicati a La pratica della perspettiva”.

Francesca Boccaletto

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