CULTURA

Architettura del Novecento: riscoprire il valore del quotidiano

La conoscenza dei luoghi è il presupposto per la loro tutela. Questo l’assunto da cui parte il censimento avviato nel 2008 dalla Regione Veneto con l’obiettivo di riconoscere e mappare le emergenze architettoniche del Novecento più significative del territorio. Entro l’anno successivo è stata prodotta una lista di circa 2.000 edifici, poi scremata e rielaborata grazie alla raccolta di dati puntuali e rilievi fotografici. L’operazione è divenuta così un progetto collegato al piano territoriale regionale di coordinamento e sviluppato dalla Regione Veneto in collaborazione con gli ordini degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori. Un lavoro corale, il cui frutto editoriale è il volume Novecento. Architetture e città del Veneto (Il Poligrafo, 2012). In un saggio introduttivo il responsabile del progetto Romeo Toffano afferma: “Non era affatto scontata la scelta di investire tempo ed energie in un progetto di questo tipo; molto spesso infatti si tende a orientare gli sforzi di documentazione e di salvaguardia verso il patrimonio storico consolidato, di cui tutta la collettività percepisce il valore”. Perché generalmente oggi l’architettura contemporanea, al di là delle realizzazioni delle archistar, ha un valore ancora scarsamente riconosciuto, ed è inoltre priva di strumenti di tutela; anzi, sui suoi prodotti sono consentiti ampi stravolgimenti, con piena legittimazione da parte della normativa nazionale e locale.

Eppure il risultato dell’indagine, così come traspare dal libro curato da Davide Longhi, è un panorama veneto rappresentativo e articolato, dove gli edifici, i ponti, le torre piezometriche testimoniano una pluralità di linguaggi, e si fanno interpreti formali dei cambiamenti del Novecento. L’insieme delle singole architetture ridisegna le città, o loro brani. A Padova è il caso di piazza Insurrezione, dove la realizzazione di nuovi edifici direzionali di indubbia qualità architettonica si realizzò a scapito del tessuto storico medievale preesistente; o quello della zona di Città Giardino, quartiere cresciuto senza un piano coerente ma delineando comunque un paesaggio omogeneo, in risposta a esigenze di allontanamento da un centro considerato malsano. “E le stagioni si succedono con una documentazione che ne evidenzia tendenze, modelli, autori. Cosicché si leggono gli episodi degli anni Venti-Quaranta articolati negli edifici dell’Incis, delle Poste, delle Case del Fascio, che si collocano nel territorio veneto con cariche di novità”, così Amerigo Restucci interpreta alcune delle schede del testo. Altre, a partire dagli anni Cinquanta, descrivono una stagione di rielaborazione di modelli aggregativi, sulla scia del piano INA Casa e sulla spinta di emergenze abitative. Senza dimenticare il ruolo dell’Istituto universitario di architettura di Venezia, fondato nel 1926, luogo di elaborazione di  repertori e linguaggi da parte di docenti come Carlo Scarpa, Daniele Calabi, Giuseppe Samonà, Giancarlo De Carlo, Franco Albini, Ignazio Gardella, Gino Valle, Aldo Rossi.

 Palazzo Cogi in piazza Insurrezione, Padova (1936-38). Architetto: Gino Peressutti

Così, pagina dopo pagina, attraverso descrizioni puntuali o semplici segnalazioni, il libro racconta cent’anni di architettura e società, senza limitarsi ad essere un semplice inventario storico. La registrazione del realizzato si proietta nell’attualità, fornendo strumenti e paragoni, esempi che permettano di scampare ad un calo di qualità degli interventi visibilmente diffuso e che penalizza soprattutto le attrezzature pubbliche, l’edificato industriale e le infrastrutture. “E forse è anche causa di questa scarsa diffusione della qualità che spesso i nuovi interventi vengono associati automaticamente alla distruzione del paesaggio e del territorio” commenta Sivano Invernizzi, segretario regionale per le infrastrutture della Regione Veneto. E aggiunge: “Uno sguardo a questo passato non lontano ci insegna che ciò non corrisponde sempre al vero, e costringe tutti a confrontarsi con la sfida di intervenire nel territorio con armonia, bellezza, ed equilibrio”.

Chiara Mezzalira

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