SCIENZA E RICERCA

I bambini sportivi sono più intelligenti

C’era una volta il bambino sportivo. E c’era una volta il bambino ‘secchione’. Due categorie ben distinte, nulla in comune. Il primo sempre in movimento, poco interessato ai libri, impegnato invece in infinite discipline e allenamenti; l’altro, più solitario e campione (solo) a scuola. C’era una volta, appunto. O forse non c’è mai stato. Che l’attività fisica faccia bene non è certo un mistero, ma potrebbe sorprendere sapere che a trarne beneficio non sono solo il corpo e l’umore, ma anche il cervello. Fino a oggi pare non esistesse uno studio in grado di confermare a livello scientifico questa teoria: ora un gruppo di ricercatori dell’università dell’Illinois a Urbana-Champaign, guidato da Laura Chaddock-Heyman, ha dimostrato che lo sport stimola anche l’intelligenza e, sulla rivista Frontiers in Human Neuroscience, ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta su ventiquattro bambini tra i 9 e i 10 anni. 

Più sportivi e più geniali, dunque? Sembra proprio di sì. “Questo è il primo studio a dimostrare che l’attività fisica è positivamente correlata alla microstruttura della materia bianca nel cervello dei bambini”, spiegano i ricercatori. I ragazzi più in forma possiederebbero una materia bianca con caratteristiche diverse rispetto a quella dei sedentari: le aree in cui è stata osservata sono quelle che stimolano l'attenzione e la memoria e sono fondamentali per collegare le diverse parti del cervello. “Poiché la struttura e la funzione dei circuiti cerebrali importanti per il controllo cognitivo si sono dimostrati sensibili all’esercizio aerobico, ci siamo concentrati su quei tratti della materia bianca che sono legati alle abilità cognitive e che connettono le aree frontali, striate e parietali del cervello – si legge nello studio - In particolare, abbiamo esaminato i tratti della materia bianca che includono il corpo calloso, che connette gli emisferi destro e sinistro del cervello, la corona radiata che trasporta le informazioni su tragitti ascendenti e discendenti, all’interno del cervello stesso, e il fascicolo longitudinale superiore che consente il trasferimento bidirezionale delle informazioni tra le cortecce frontale e parietale. Inoltre, abbiamo esaminato la radiazione talamica posteriore e il peduncolo cerebrale, parte del tronco encefalico, che include tratti nervosi che portano l’informazione motoria dal cervello al resto del corpo, e viceversa. Questo studio contribuisce alla nostra comprensione della plasticità della microstruttura della sostanza bianca che consente una comunicazione efficiente tra le aree di materia grigia del cervello e integra il cervello nei reticoli complessi, importanti per le capacità cognitive e, quindi, scolastiche”. 

Da tempo si conoscono i rischi della sedentarietà tra i bambini. Alimentazione scorretta, poco esercizio fisico, troppa televisione e computer minacciano crescita e sviluppo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i bambini e i ragazzi di età compresa tra i 5 i 17 anni dovrebbero praticare almeno sessanta minuti di attività fisica al giorno (in particolare di tipo aerobico) e a questa aggiungere, tre volte alla settimana, attività di elevata intensità per rafforzare muscoli e ossa. Il regolare esercizio fisico, infatti, permette lo sviluppo dei tessuti muscoloscheletrici, del sistema cardiovascolare ed endocrino-metabolico, la coordinazione e il mantenimento del peso ideale. Inoltre, favorisce l’autostima e abbassa i livelli di stress e la propensione all’ansia e alla depressione. Lo studio dei ricercatori americani si inserisce in questo dibattito e, proprio per arginare le conseguenze di una preoccupante inattività, raccomanda: “Gli educatori non dovrebbero pensare di ridurre o eliminare le opportunità di attività fisica durante la giornata scolastica”. Il perché è presto detto. Lo studio rivelerebbe, infatti, un’importante relazione tra la microstruttura della materia bianca e le prestazioni di matematica in classe. Questa considerazione introduce la tesi che la rimozione di opportunità di fitness durante la giornata scolastica possa involontariamente avere effetti deleteri sui tratti di materia bianca e, quindi, potenzialmente ridurre il rendimento scolastico. Più sport per ottenere migliori risultati a scuola, dunque. “Il nostro studio introduce la possibilità che una maggiore integrità della materia bianca possa portare i bambini a eccellere nelle prestazioni cognitive rispetto a coetanei meno in forma. Speriamo che questi risultati possano rafforzare il ruolo centrale dello sport nello sviluppo dei ragazzi, portando ulteriori opportunità di attività fisica dentro e fuori l'ambiente scolastico”.  Si convinceranno, dunque, anche quei genitori più interessati ai risultati scolastici che a quelli sportivi. Chi aspira a crescere un figlio scienziato non dovrà più sacrificare l’ora di atletica.

F.Boc. 

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