UNIVERSITÀ E SCUOLA

Invalsi, la fotografia degli studenti italiani

 

Ben 13.200 scuole, 122.016 classi e 2.287.745 studenti. Per un totale di quasi 6 milioni e 900.000 fascicoli distribuiti. Il campionamento è stato effettuato su base regionale, per un totale di 6.610 classi. Sono i numeri del test Invalsi per l’anno scolastico 2013/2014, somministrato tra maggio e giugno agli studenti delle classi II e V primaria e della classe III della scuola secondaria di primo grado come prova nazionale, e della II classe della scuola secondaria di secondo grado (qui la sintesi). Al centro due materie: matematica e italiano. Nei giorni scorsi sono stati resi noti i risultati; a settembre 2014 i dati verranno messi a disposizione delle scuole per supportare la riflessione dei docenti a fini di miglioramento delle singole istituzioni scolastiche - al netto degli effetti del cheating, ovvero la propensione a copiare e, in particolare, il teacher cheating, la sempre più diffusa tendenza a introdurre l’aiutino dell’insegnante nei confronti dei propri studenti, un fenomeno che può andare quindi a influenzare il risultato finale. “Le prove Invalsi ci restituiscono una fotografia molto chiara dei nostri studenti - ha sottolineato Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca - Il test, completato da altri due strumenti come l’autovalutazione e grazie a un sistema di ispezione, cioè di valutazione esterna, rappresenta una solida base di partenza per capire i punti di forza e di debolezza, e quindi, rafforzare i primi e demolire i secondi. La valutazione si deve collegare al miglioramento, altrimenti diventa un esercizio scientifico”.

Un sforzo verso il miglioramento che passa anche attraverso le trasformazioni e la sperimentazione: i tecnici Invalsi stanno, infatti, lavorando per poter introdurre una prova universale per l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. La maturità potrebbe, quindi, cambiare volto, introducendo anche un test Invalsi, da differenziare a seconda dei diversi percorsi scolastici (differenziazione che potrebbe essere introdotta, già a partire dal prossimo maggio, anche nelle prove di II della secondaria di secondo grado).  Tornando ai risultati, “i dati contenuti nel rapporto – spiega Anna Maria Ajello, presidente Invalsi - danno ragione di un quadro ricco e variegato in cui si confermano marcate differenze territoriali che tendono ad acuirsi al crescere dei livelli scolastici. A differenza delle rilevazioni precedenti, emergono minori differenze territoriali per la scuola primaria, mentre esse diventano sempre più visibili nel passaggio alla scuola secondaria di primo grado e ancora maggiormente in quella di secondo grado”. I risultati, dunque, parlano chiaro: il divario tra Nord e Sud aumenta con il procedere del percorso scolastico. In alcuni casi in maniera eclatante. Alcune osservazioni, poi, vanno fatte per il Centro, “i cui risultati oscillano sopra e sotto la media nazionale, a seconda del livello scolare – si legge nel rapporto -, senza però differenziarsi statisticamente da essa: se si considera che l’indice di status socioeconomico medio delle regioni di quest’area non si differenzia da quello delle regioni settentrionali (anzi è talvolta superiore), diversamente da quanto accade per le regioni meridionali e insulari, tali risultati appaiono non facilmente giustificabili. Le ragioni alla base di questa situazione andrebbero approfondite con ricerche mirate”.

E, quindi, da dove ripartire? Cosa ci dicono i risultati? Cosa serve davvero? Sicuramente maggiori risorse al Sud, maggiore attenzione e un impegno concreto per colmare le lacune e assicurare qualità, equilibrio e, quindi, uguali possibilità per gli studenti di tutti gli istituti italiani. 

Primarie (classi II e V). Piccoli e, inizialmente, allineati. A livello di preparazione, le classi seconde della primaria non mostrano grandi differenze tra Nord e Sud. Soprattutto in matematica, Basilicata in testa con una media di 208.Le cose iniziano a cambiare in quinta: in italiano, medie alte a Nordovest e a Nordest (Bolzano a parte, con una media di 199), con Liguria ed Emilia Romagna a 206. Calano invece le medie al Sud e nelle isole (la Sicilia raggiunge una media di 186). Le prove di matematica vedono spiccare il Friuli Venezia Giulia (209) e mostrano i risultati peggiori in Sicilia (189). Il Centro, sia in seconda che in quinta, ottiene risultati al di sopra della media nazionale statisticamente significativi.

Secondarie di primo grado (classe III). È a questo punto che si notano i primi importanti gap. Ottimi risultati a Nordovest e Nordest, con medie significativamente superiori alla media nazionale ed eccellenze degne di nota; in Liguria, per esempio, si arriva a 212 in italiano. Il Centro si muove attorno alla media. Cali evidenti si segnalano al Sud e nelle isole, soprattutto in Calabria e Sicilia.

Secondarie di secondo grado (classe II). Il Nordest si impone quando si vanno ad analizzare le prove delle secondarie di secondo grado. La Provincia autonoma di Trento raggiunge risultati importanti in italiano con una media di 215 (bene anche Friuli Venezia Giulia con 211 e Veneto con 208, da segnalare gli ottimi risultati raggiunti dagli studenti degli istituti tecnici), ma soprattutto in matematica, arrivando addirittura a 220 a Trento (con medie molto alte nei licei di Lombardia e Friuli Venezia Giulia).

Francesca Boccaletto

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