UNIVERSITÀ E SCUOLA

La torre della ricerca è realtà: laboratori aperti a partire dal mese di ottobre

L'edificio di dieci piani, in corso Stati Uniti, realizzato dall’architetto Paolo Portoghesi, con il suo richiamo nel disegno a un angelo che spiega le ali, racchiuso in una molecola di Dna, rappresenterà, da oggi in poi, il simbolo della ricerca e della speranza per milioni di bambini che soffrono di gravi patologie. È questo il messaggio racchiuso nell’inaugurazione della torre della ricerca della fondazione Città della Speranza, da anni impegnata nella lotta alle malattie oncoematologiche dell’infanzia. Dieci piani capaci di ospitare fino a 350 ricercatori, che lavoreranno per trovare nuove cure dove ancora non ci sono.  

L’edificio, realizzato su una superficie di 17.500 metri quadrati e costruito in soli tre anni, ospiterà i laboratori didattici e di ricerca del dipartimento di Pediatria e di Scienze oncologiche e chirurgiche dell’università di Padova, della fondazione Penta e di La nostra famiglia Irccs Meda. Il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha garantito anche due piani dei laboratori di ricerca alla dottoressa Ilaria Capua, celebre per aver isolato per prima il virus dell’influenza aviaria, che trasferirà così la sua equipe di ricercatori all’interno della torre in zona industriale a Padova. «Questa torre – ha spiegato Andrea Camporese, presidente onorario della fondazione Città della Speranza – rappresenta il luogo della battaglia al drago della malattia. Qui, oggi, la fondazione compie 18 anni e da qui riparte per affrontare nuovi risultati scientifici importanti in una sinergia finora mai vista tra pubblico e privato.

Per il rettore dell’Università l’inaugurazione della torre altro non è che l’arrivo di un cammino «parallelo e convergente tra la Città della Speranza e l’ateneo». Dagli esordi con il professore Luigi Zanesco, pioniere dell’oncoematologia nella clinica pediatrica, agli impulsi della Fondazione «per dar vita a un modello esemplare di collaborazione tra pubblico e privato. Con la presenza in prospettiva di almeno 350 ricercatori, da oggi partono nuove, affascinanti sfide. Siamo di fronte alla ragionata fiducia nelle possibilità della scienza e nella generosità di quanti sono solidali verso chi soffre». I laboratori saranno completamente praticabili a partire dal mese di ottobre, data in cui inizierà anche il lavoro dei ricercatori. 

 

«Il simbolo per dimostrare che in Italia si può e si deve fare ricerca»

La torre della Città della Speranza rappresenta anche questo: lo sforzo di impossessarsi di nuovo del patrimonio umano presente nel nostro Paese e di valorizzarlo. Per esempio con un ricercatore che sa bene cosa significhi dover lavorare all’estero. Si tratta di Paolo De Coppi, primario dell’ospedale del bambino Great Ormond Street di Londra che ha però deciso di coordinare a Padova l’equipe di medicina rigenerativa assieme alla dottoressa Michela Pozzobon. «Io e ricercatori che lavoreremo qui – ha detto De Coppi – siamo consapevoli dell’importanza del momento. E’ di fondamentale importanza che si punti sulla ricerca scientifica. Farlo significa portare innovazione e proiettarsi in un panorama interculturale». Serve una stretta sinergia tra l’università e l’impresa: «Avanzare nella ricerca significa essere più competitivi; i rami di questo edificio rappresentano la nostra interconnessione con il mondo. Questa torre deve essere il simbolo per dimostrare che in Italia è possibile fare ricerca, senza essere costretti ad emigrare all’estero, ma rimanendo qui». Per De Coppi la presenza dell’università di Padova garantirà la possibilità di poter competere nel mondo e di poter ospitare ricercatori provenienti dall’estero. L’obiettivo principe rimane sempre lo stesso: rendere possibili con la ricerca scoperte che ora sono solo speranza per gli ammalati. «Dove si fa ricerca, si fa anche una medicina migliore – ha concluso De Coppi – Come diceva Einstein, “ci sono due modi di vivere la vita: uno è pensare che niente è un miracolo, l’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo”». Una parte del miracolo c’è già: la torre e i suoi ricercatori. Il resto arriverà con il tempo.

 

MA.S.

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