SOCIETÀ

Zelig a tavola. La mimica del cibo

A tavola ci si imita tra commensali, il più delle volte senza esserne consapevoli. E questo aiuta la socializzazione. A dimostrarlo una ricerca “Mimicry of Food Intake: The Dynamic Interplay between Eating Companions”, pubblicata sulla rivista scientifica PLoS ONE, condotta su 85 coppie di giovani donne da un gruppo di studiosi del Behavioural Science Institute, Radboud University Nijmegen, nei Paesi Bassi (Hermans et al, 2012).

La ricerca mostra come negli adulti si manifesta la stessa predisposizione a mimare, più o meno inconsapevolmente, il comportamento della persona con cui si interloquisce, magari nell'intento di esserle più gradito o avere uno spunto per conversare.

All’interno di un “ristorante laboratorio” il campione, formato da donne in età universitaria di peso normale, si è dimostrato essere più incline, lungo un pasto 20 minuti, a modulare la propria alimentazione in funzione del ritmo di alimentazione della propria commensale.

Il processo in questione avviene attraverso un complesso sistema di “mirroring network”, una tendenza ad apprendere e ripetere atteggiamenti di un’altra persona durante i rapporti interpersonali, che influenza la mimica del linguaggio verbale e non verbale. Tale comportamento ha la caratteristica di presentarsi senza una reale volontà di emulazione.  Gli esperti lo definiscono "behavior-matching": si tratta di propensione innata, tanto che nei neonati è stata osservata una predisposizione a emulare i propri genitori già a due settimane di vita. Nel caso degli adulti la questione è più delicata dal momento che sia il controllo delle proprie azioni sia l’inconscio sono comunque mediati dalle esperienze emotive vissute.

Lo studio, che indaga le pratiche alimentari delle persone che mangiano in compagnia, ha misurato il numero di atti di masticazione e la loro frequenza, e ha dimostrato che bastano solo dieci minuti dall’inizio del pasto affinché  persone che non si conoscono affatto mostrino una certa gestualità condivisa. Ad esempio la masticazione tende ad aver una frequenza molto simile e, spesso, si trova ad essere ritmicamente in fase.

La principale questione per i ricercatori è stata quella di capire fino a dove si tratti di un comportamento inconscio e quanto, invece, incida la volontà dell'individuo. In poche parole, non è banale verificare quanto un atteggiamento sia "vero" o "simulato". Sono diverse le teorie nate sulla base di questa evidenza sperimentale, volte a descrivere il comportamento sociale ed umano di individui che non hanno alcun rapporto interpersonale pregresso. Inoltre, è stato più volte ipotizzato che la presenza di una persona accanto durante il pasto possa giocare un ruolo anche nello stabilire un corretto rapporto col cibo, tanto da contribuire al controllo del proprio appetito.

Pur essendo necessarie ulteriori verifiche sperimentali sull’argomento, dal momento che negli adulti è investita sia la sfera dell'intenzionalità sia dell’inconscio, è stato tuttavia appurato che quando siamo in compagnia si verifica una modifica del nostro consueto modo di comportarci. Se condividiamo il pranzo con una buona forchetta, siamo spinti ad abusare nel mangiare, allo stesso modo siamo indotti a trattenerci da baccanali se il commensale vicino risulta particolarmente attento a non assumere calorie di troppo.

 

C.S.

 

 

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