CULTURA

Fa caldo, facciamo la rivoluzione

Facciamocene carico. Assumiamoci la responsabilità e agiamo. È questo il monito che Naomi Klein vuole lanciare con il suo ultimo libro, “Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile”  E non lo è perché l'emergenza climatica, con il riscaldamento globale, cambia tutte le carte in tavola e ci impone una svolta radicale. Questione fin da subito evidente nell'originale, che ha come titolo un meno enfatico This Changes Everything: Capitalism vs. the Climate.

La Klein è affabulatrice e il volume è un susseguirsi di storie, casi ed esempi che ci mostrano - e dimostrano, nelle sue intenzioni - come il punto di rottura sia ormai prossimo e come solo “una rivoluzione”, un’assunzione di responsabilità all'altezza della sfida e capace di dare una risposta concreta all’avvicinarsi della catastrofe, possa davvero far cambiare la linea di tendenza. L'autrice evita attentamente un atteggiamento da visionaria, e presenta in maniera appassionata e lucida fatti e cifre: "La crescita a ogni costo sta uccidendo il pianeta. La rivoluzione non è più una questione ideologica. È una questione di sopravvivenza” spiega cercando attraverso gli esempi e gli studi citati di mostrare l'assoluta evidenza dei suoi argomenti.

E a questa considerazione ci arriva ripercorrendo la storia dei movimenti per l'ambiente degli ultimi decenni: dagli anni Settanta che vedono la nascita di Greenpeace ad Al Gore che porta il riscaldamento globale al pubblico mainstream con il documentario Una scomoda verità, alla rete mondiale di attivisti che si è formata dal basso negli ultimi anni e lotta per difendere la natura. Una rete che ha come suo terreno “Blockadia, una rovente zona di conflitto transnazionale che sta spuntando con crescente frequenza ovunque ci siano progetti estrattivi che tentano di scavare o trivellare”. E che “nella maggior parte dei casi non cerca di negoziare un accordo migliore, posti di lavoro, royalties più alte o standard di sicurezza migliori. Sempre più spesso queste comunità stanno semplicemente dicendo “no”… e non solo “non nel mio giardino”, ma come dicono gli attivisti anti-fracking francesi: Ni ici, ni ailleures”. Né qui, né altrove.

Il fatto è, dice la Klein, che il sistema economico e il sistema planetario sono in conflitto, e il primo sta uccidendo il secondo. Ma se gli equilibri naturali collasseranno, noi soccomberemo con loro: “Se oggi volessimo davvero salvarci dal peggio dovremmo affrontare tagli così significativi alle emissioni da mettere in discussione la logica fondamentale della nostra economia: la crescita del PIL come priorità assoluta. Prima che i cambiamenti climatici modifichino il mondo in modo irreparabile dobbiamo intervenire. Inutile discutere di riduzione graduale della CO2 nei prossimi 30 anni. Bisogna partire subito dicendo che ogni anno vanno ridotte le emissioni dall'otto al dieci per cento dappertutto. Sapendo bene che il primo risultato sarà che le grandi società perderanno miliardi di dollari di profitto" afferma l'autrice che paragona la portata economica di una simile azione a quella dell’abolizione della schiavitù. E in quell’occasione fu la guerra civile americana a sancire il cambiamento.

Siamo bloccati perché le azioni che garantirebbero ottime chance di evitare la catastrofe - e di cui beneficerebbe la stragrande maggioranza delle persone - rappresentano una minaccia estrema per quell'élite che tiene le redini della nostra economia, del nostro sistema politico e di molti dei nostri media”. Quindi, se vogliamo dare un futuro all’umanità dobbiamo agire sapendo che solo “una fede incrollabile nell’uguaglianza dei diritti di ogni persona separa la civiltà dalla barbarie”. Il che significa combattere contro gli impatti ambientali, socio-sanitari ed economici del capitalismo, un sistema che si è rivelato assolutamente insostenibile: “Rimuoviamo il problema clima perché abbiamo paura e perché se accettassimo la piena realtà di questa crisi saremmo costretti a cambiare tutto”.

Il volume è frutto di cinque anni di viaggi, incontri e studi e ci dimostra che abbiamo esaurito le risorse, il tempo e la capacità di sopportazione della terra: per 200 anni abbiamo inquinato condividendo la filosofia della crescita continua e abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità considerando l’uomo padrone della natura: “La più grande illusione della nostra cultura è che qualcuno ci solleverà dalle conseguenze delle nostre scellerate azioni: il punto non è salvare la terra, ma salvare noi. Risvegliare impulsi universali, quasi primitivi: proteggere i nostri figli e il nostro territorio”.

Che in questo volume Naomi Klein non sia una semplice cassandra trova conferma nelle parole del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon in occasione del settantesimo anniversario dell’Onu: “La nostra è la prima generazione che può eliminare la povertà ed è l’ultima che può davvero evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico”. E anche alla Conferenza di Lima, lavorando alla bozza di un accordo a livello mondiale per la lotta contro il cambiamento climatico da firmare nella prossima riunione promossa dall’Onu prevista  a dicembre a Parigi, il Segretario ha sottolineato come sul cambiamento climatico "la nostra azione collettiva non è stata all'altezza delle nostre responsabilità".

L’analisi non si ferma alla denuncia e punta sulla “volontà di fare questi cambiamenti radicali in modo democratico e senza nessun bagno di sangue, così da lasciar fuori dalle road map le rivoluzioni violente”.  Un New Deal che porti ad un reale cambio di rotta perché la transizione globale verso il 100% di energia verde è “attuabile sia tecnicamente che economicamente entro il 2030”, e per il quale occorre una trasformazione radicale del nostro stile di vita. Così Klein, dimostrando un deciso ottimismo, spiega: "La buona notizia è che molti di questi cambiamenti non sono affatto catastrofici; al contrario, sono entusiasmanti”.

Una rivoluzione ci salverà è davvero una lettura irrinunciabile per capire in che modo è possibile agire e reagire in senso collettivo ai cambiamenti climatici che stanno investendo la nostra vita. E leggerlo è anche un modo per prepararsi a capire la dialettica che si svilupperà il prossimo dicembre a Parigi sulla necessità di varare in tempi stretti e certi una strategia globale vincolante per il taglio delle emissioni clima-alteranti.

Donatella Gasperi

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