SOCIETÀ

Ambiente e salute: tanti progetti in corso

Il rapporto ambiente e salute è tutt’altro che risolto. Al contrario, nel nostro paese, c’è ancora tantissimo lavoro da fare. Ma oggi, grazie anche a finanziamenti del Piano Nazionale Complementare (PNC) aggiuntivi al PNRR, assegnati al ministero della Salute, sono in corso numerose attività di ricerca applicata con approcci multidisciplinari su salute-ambiente-clima in molte delle aree inquinate del nostro Paese; in particolare, numerosi progetti sono stati attivati nelle aree designate per legge come Siti di Interessa Nazionale per le Bonifiche o SIN.

Si tratta di un insieme di notevole importanza per innovatività degli studi, per le implicazioni applicative e per l’impegno di risorse umane e finanziarie.

Il punto sullo stato di avanzamento delle attività è stato presentato e discusso nel corso della Conferenza nazionale del Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (SNPS) al ministero della Salute, a fine marzo scorso.

Il Piano Nazionale Complementare: una occasione anche per migliorare la salute

Il PNC, istituito con decreto legge nel maggio 2021, poi modificato convertito nella legge 101 pochi mesi dopo, il 1 luglio 2021, individua 30 interventi, suddivisi in 24 programmi, con finanziamento a carico del bilancio dello Stato, oltre a 6 programmi cofinanziati con il PNRR, ossia già previsti nel PNRR e per i quali il PNC prevede risorse aggiuntive.

Nel complesso si tratta dunque di 30,6 miliardi di risorse nazionali aggiuntive rispetto ai fondi previsti nell’ambito del Recovery and Resilience Facility, ripartiti tra 8 ministeri, con 2,387 miliardi di euro assegnati al Ministero della Salute. Tra le attività del PNC di competenza del Ministero della Salute, le due linee di investimento 1.2 e la 1.4 dedicate al tema “Salute, Ambiente, Biodiversità e Clima” stanno lavorando da oltre un anno, con un considerevole impegno di ricerca e intervento da parte di gruppi del sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA), che include ISPRA e le ARPA, del sistema nazionale di prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (SNPS) che include il Ministero della salute, l’Istituto superiore di sanità, le regioni e province autonome e gli istituti zooprofilattici sperimentali, oltre a numerose università, CNR e altre istituzioni di ricerca.

Si tratta di uno sforzo collaborativo nuovo per dimensione e complessità, una occasione e al tempo stesso un banco di prova per sviluppare la relazione tra SNPA e SNPS, con l’obiettivo principale di migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate a rischi ambientali e climatici secondo quanto indicato nel decreto del Ministro della salute del 9 giugno 2022.

14 progetti che integrano salute, ambiente, biodiversità e clima

C’è un primo gruppo di progetti, quelli della cosiddetta linea 1.4 che, in tempi eccezionalmente rapidi per lo standard nazionale, sono stati presentati da 12 regioni capofila e 6 partecipanti in soli due mesi dall’avviso pubblico del 30 giugno 2022 e sono poi stati valutati in un mese da un gruppo istituito dal Ministero della salute. 

Si tratta di 8 progetti legati a azioni centrali del Servizio sanitario nazionale, dotati ciascuno di circa 2,1 milioni di euro. Ci sono poi 6 progetti con azioni ad elevata sinergia tra istituzioni, dotati ciascuno di circa 700 mila euro

I primi otto includono: 

  1. Monitoraggio abbattimento rischi sanitari inquinamento indoor (MISSION), coordinamento della Regione Lombardia;
  2. NecessARIA: necessità di strategie efficienti di ricambio dell’aria per la salute degli occupanti negli edifici scolastici, coordinamento della P.A. Bolzano;
  3. Aria outdoor e salute: un atlante integrato a supporto delle decisioni e della ricerca, coordinamento della Regione Emilia Romagna;
  4. Valutazione dell’esposizione e della salute secondo l’approccio integrato One Health con il coinvolgimento delle comunità residenti in aree a forte pressione ambientale in Italia (OHCS), coordinamento della Regione Veneto;
  5. Il sistema nazionale per il controllo e la sorveglianza dei chemicals a tutela della salute pubblica, coordinamento della Regione Puglia;
  6. Co-benefici di salute ed equità a supporto dei piani di risposta ai cambiamenti climatici in Italia, coordinamento della Regione Lazio;
  7. Impatto dei contaminanti ambientali tossici e persistenti di interesse prioritario nei prodotti ittici del Mar Mediterraneo. Scenari di esposizione alimentare ed effetti sulla salute umana (CAP-fish), coordinamento della Regione Molise;
  8. Valutazione dell’esposoma nei primi 1.000 giorni in coorti di nati in aree ad elevata antropizzazione e attuazione di interventi per la riduzione del rischio, coordinamento della Regione Friuli Venezia Giulia.

Il secondo gruppo include invece i sei progetti: 

  1. Acqua, Clima e Salute: dalla protezione ambientale delle risorse, all’accesso all’acqua, alla sicurezza d’uso (ACeS), coordinamento della Regione Abruzzo;
  2. Sistema gestionale per il benessere e la promozione del Total Worker Health nei luoghi di lavoro (ITWH), coordinamento della Regione Lombardia;
  3. Sostenibilità per l’ambiente e la salute dei cittadini nelle città portuali in Italia, coordinamento della Regione Puglia;
  4. Il buon uso degli spazi verdi e blu per la promozione della salute e del benessere, coordinamento della Regione Calabria;
  5. Portale salute ambiente territoriale per la valutazione del rischio integrato, coordinamento della Regione Marche;
  6. Biomonitoraggio di micro e nanoplastiche biodegradabili: dall’ambiente all’uomo in una prospettiva one health (BioPlast4SAFE), coordinamento della Regione Campania.

Maggiori dettagli si trovano sul sito della rete italiana ambiente e salute (RIAS) che, oltre ad avere promosso e coordinato numerose attività sia di ricerca sia di formazione, svolge attività di supporto al Ministero salute.

I progetti operano per rispondere a criteri di integrazione e sviluppare elementi di convergenza tra le varie attività in corso su Salute, Ambiente, Biodiversità e Clima, in coerenza con quanto previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione 2025, e la gestione integrata tra i soggetti attuatori del già citato sistema SNPS-SNPA.

L’impegno maggiore dei progetti è rivolto alla realizzazione di piattaforme digitali finalizzate all’integrazione di dati sanitari ed ambientali, alla valutazione del rischio sanitario attribuibile a rischi ambientali e ai cambiamenti climatici, all’analisi costi-benefici ambientali e sanitari. Attività trasversali sono rivolte alla formazione e alla partecipazione di cittadini attraverso azioni di citizen science.

2 grandi progetti ad ampio raggio

Ancora più complessi e impegnativi sono i due progetti della linea 1.2 modelli di intervento integrato salute-ambiente-clima in siti contaminati selezionati di interesse nazionale”, dotati di poco meno di 25 milioni di euro ciascuno, di cui il 40% per le regioni del sud, denominati SIN 1 con acronimo SINTESI, e SIN 2 con acronimo InSINERGIA.

Il progetto SINTESI, coordinato dalla Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale-ARESS della Regione Puglia con la Lucia Bisceglia, vede la partecipazione di 13 regioni oltre la Puglia, con attività in 22 siti di bonifica (SIN), diversi per tipo e dimensioni.

L’obiettivo principale di SINTESI è la messa a punto e la valutazione di efficacia di interventi di prevenzione primaria e secondaria finalizzati e ridurre l’impatto sanitario delle patologie attribuibili all’ambiente e alle diseguaglianze sociali, con un programma di attività articolato su quattro assi principali: 1. costruire un sistema di sorveglianza permanente ambiente e salute nei siti contaminati; 2. realizzare interventi mirati per la prevenzione primaria e secondaria; 3. valutare l’impatto delle strategie di riqualificazione ambientale; 4. contrastare le diseguaglianze.

Da sottolineare la rilevanza data alla prevenzione, soprattutto quella secondaria finalizzata al miglioramento dell’accesso dei residenti nei SIN ai presidi di diagnosi e della cura, alla luce dei processi di riorganizzazione dell’assistenza primaria e distrettuale e delle opportunità della sanità digitale. 

Naturalmente non è abbassata la guardia nei confronti della prevenzione primaria, cioè sulle necessità di risanamento di matrici ambientali inquinate, anche se c’è consapevolezza ai problemi legati a lunghe e farraginose procedure di bonifica. Qui è da aprire una parentesi sulle difficoltà delle procedure di bonifica, dipendenti non solo dalle risorse ma molto spesso anche dalla titolarità e relativi obblighi, a fare la bonifica: nelle aree pubbliche la competenza è statale o regionale, nelle aree private devono provvedere i proprietari, ma molto dipende se l’industria è in attività o dismessa, se la società industriali sono ancora presenti o uscite, magari avendo venduto a terzi o avendo subito fallimento. In questi casi si determinano contenziosi a non finire, o i luoghi vengano designati come “siti orfani”, che possono attingere a linee specifiche di finanziamenti, sempre molto insufficienti.

Tornando al progetto SINTESI, è importante ricordare che sono in corso esperienze di sorveglianza sanitaria basate su chiamata attiva di gruppi di popolazione selezionati tenendo conto del profilo epidemiologico esistente e dei fattori di rischio individuali e ambientali presenti sul territorio. Per i gruppi reclutati vengono individuati percorsi per la promozione della salute con azioni sugli stili di vita (fumo, alimentazione, mobilità attiva) e sul sostegno agli interventi di prevenzione secondaria, impostando un sistema di health equity audit per misurare e ridurre le disuguaglianze sociali nell’accesso a presidi e servizi. Per fare un esempio, tra le attività previste c’è l’avvio alla partecipazione equa in un programma di prevenzione secondaria dei soggetti ad alto rischio di patologie respiratorie nelle popolazioni dei SIN.

Sul versante dello studio per accrescere la conoscenza su ambiente e salute nei SIN sono in corso valutazioni di rischio a livello sub-comunale attraverso studi epidemiologici di tipo eziologico, come quelli con disegno caso-controllo, di coorte di residenti e di nuovi nati, in grado di stimare il rischio attribuibile in ragione dei livelli di esposizione agli inquinamenti principali che insistono nelle aree SIN. 

Attenzione particolare è data alla sorveglianza degli ex-esposti a amianto, alla salute infantile, alle fasce più svantaggiate, anche attraverso accordi con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta operanti nelle aree di crisi ambientale e lo sviluppo di programmi ad hoc che si avvalgono della telemedicina. 

La citizen science e la partecipazione pubblica

Un ulteriore punto qualificante è quello della partecipazione pubblica e della comunicazione, che lavora per un salto di qualità verso iniziative di co-creazione di una metodologia per effettuare studi partecipati nelle aree SIN, da sviluppare insieme ai principali portatori di interessi nei territori più esposti a rischio ambientale per la salute. 

Al progetto SINTESI partecipano centinaia operatori e ricercatori di Regioni, Aziende sanitarie locali, agenzie regionali di sanità-ISS, Istituti zooprofilattici sperimentali-IZS, Istituto superiore di sanità, Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale-ISPRA, Agenzie dell’ambiente, Università di Torino, Piemonte Orientale, Trieste, Udine, Ferrara, Cagliari e Sassari, diversi istituti del CNR e altri centri di ricerca e molti altri soggetti sub-contraenti.

Il progetto In-SINERGIA, coordinato da Francesca Russo, della Regione Veneto, vede la partecipazione di altre otto regioni, con attività in 13 siti di bonifica (SIN), diversi per tipo e dimensioni.

Il progetto ha l’obiettivo di valutare l’esposizione delle popolazioni residenti nei SIN agli inquinanti organici persistentimetalli e PFAS e relativi effetti sanitari, con particolare riferimento alle popolazioni più suscettibili. 

Lo studio è centrato su attività di biomonitoraggio umano, come strumento principale per la valutazione dell’esposizione ai contaminanti e all’indagine sull’associazione con esiti di salute. 

Tenendo conto delle caratteristiche principali degli inquinanti presenti nei SIN e tra questi di quelli prioritari per la salute, vengono definiti i biomarcatori di esposizione più adeguati e effettuate campagne di biomonitoraggio su base campionaria.

Inoltre, sono previsti studi approfonditi per ricostruire il destino ambientale dei contaminanti e identificare le vie principali di esposizione della popolazione, anche attraverso l’utilizzo di modelli di dispersione o flusso e trasporto.

Le informazioni ricavate sulle vie di esposizione alle matrici contaminate e sull’impronta di assorbimento corporeo sono fondamentali per effettuare analisi specifiche del rischio per la salute umana, sia di tipo tossicologico sia epidemiologico attraverso studi con disegno evoluto.

Anche In-SINERGIA prevede una linea sulla Comunicazione del rischio e community engagement, particolarmente importante in considerazione della complessità e delicatezza degli studi di biomonitoraggio, impegnativi sia nella fase di esecuzione degli studi sia di restituzione dei risultati dei dosaggi di sostanze assorbite. Di grande interesse il prodotto atteso riguardante la creazione di un network interregionale di strutture e competenze per l’effettuazione di studi di biomonitoraggio umano. 

Al progetto InSINERGIA partecipano un gran numero di operatori e ricercatori di Regioni, Aziende sanitarie locali, agenzie regionali di sanità, Istituti zooprofilattici sperimentali-IZS, Istituto Superiore di Sanità-ISS, Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale-ISPRA, Agenzie dell’ambiente, Università di Venezia-Cà Foscari, Perugia, Federico II di Napoli, diversi istituti del CNR e altri centri di ricerca e molti altri soggetti sub-contraenti.

Tra i due progetti SINTESI e In-SINERGIA e tra questi e i 14 progetti tematici ci sono importanti interazioni e sono previsti stretti raccordi, che tanto più saranno stretti e continuativi tanto più ne trarrà beneficio il loro insieme e potranno essere più concreti i risultati.

Il diritto di avere diritti è il diritto più fondamentale di tutti Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, 1996

In conclusione

La ricca articolazione progettuale, il largo impegno da parte di tante istituzioni e ricercatori, sia sul piano teorico sia operativo, nonché le cospicue risorse a disposizione, rendono ragionevole un’aspettativa alta sui progetti richiamati. 

Resta una pecca, non di poco conto: le risorse non sono che in modesta parte (10%) impiegabili per assumere personale a tempo indeterminato, l’ossigeno di cui il servizio sanitario ha oggi più bisogno e senza il quale aumentano i rischi di calare i prodotti degli studi in un sistema instabile.

Comunque, l’obiettivo vale l’impegno: sviluppare azioni di prevenzione e cura a beneficio dei residenti nelle aree contaminate ed in particolar modo dei gruppi più svantaggiati per vulnerabilità ambientale e stato socio-economico e delle persone più suscettibili. 

La speranza è di contribuire in modo significativo e originale, specie in questa fase storica, a rafforzare il paradigma della scienza al servizio della società e della difesa del diritto, per migliorare ambiente e salute e diminuire le diseguaglianze a vantaggio di chi è stato ed è maggiormente sottoposto a sacrificio non per propria scelta.

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