SCIENZA E RICERCA

Mare e spiagge: l'invasione della plastica

La sveglia suona presto come ogni mattina per gli studenti del corso di laurea magistrale in biologia marina, oggi però non è un normale giorno di lezione. Negli ultimi giorni i ragazzi del primo anno sono stati coinvolti in un’attività di campionamento e monitoraggio che si è svolta tra il mare e la laguna nei pressi di Chioggia. Penne e fogli per gli appunti sono stati sostituiti per tre giorni da stivali di gomma, muta, pinne e boccaglio, strumenti indispensabili per mettere in pratica quanto imparato durante le lezioni.

Il progetto a cui la nostra università aderisce si sviluppa a livello europeo e mira a monitorare nel tempo i cambiamenti nella biodiversità seguendo un protocollo standard che si ripete da circa 3 anni. Il campionamento è stato condotto secondo diverse modalità sulla spiaggia, da imbarcazione e in acqua e sono stati presi in analisi diversi livelli tassonomici a partire dai microrganismi, passando per gli invertebrati e i pesci, fino ad arrivare agli uccelli marini. È estremamente importante il monitoraggio degli ecosistemi marini e della biodiversità a loro associata che è sempre più minacciata dai cambiamenti climatici e dall’ attività umana. I campioni raccolti durante questa attività sono destinati ad analisi di laboratorio di tipo microscopico, genetico e molecolare per sviluppare un quadro generale sulla diversità presente nelle acque costiere e lagunari.

Quest’anno è stata introdotta un’attività di monitoraggio del beach litter, ovvero un’indagine sui rifiuti presenti sulla spiaggia della riserva naturale di Ca’ Roman, svolta secondo i protocolli di Legambiente. I dati raccolti in una porzione di litorale lunga 100 e profonda 50 metri evidenziano una situazione di degrado comune a molte spiagge italiane. Nel tratto esaminato sono stati raccolti circa 150 kg di rifiuti che sono poi stati suddivisi in base alla loro tipologia. Il 94% del materiale campionato risulta essere in plastica, seguono i rifiuti in gomma e di materiale tessile. Tra i rifiuti in plastica sono state ritrovate più di 1.000 reti per l’allevamento dei mitili e numerosi frammenti di bottiglie e imballaggi, frutto dell’inizio del loro processo di degradazione. L’elenco dei problemi causati dall’abbandono dei rifiuti in mare e sulla costa riempie pagine di letteratura scientifica che gli studenti di biologia marina conoscono bene.

Il 28 maggio 2018 la Commissione europea propone nuove norme per mettere al bando alcuni prodotti di plastica monouso che saranno sostituiti da alternative più pulite. "La plastica è un materiale straordinario, che dobbiamo però usare in modo più responsabile. I prodotti di plastica monouso non sono una scelta intelligente né dal punto di vista economico né da quello ambientale” afferma, in un comunicato, Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l'occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. Grazie alla direttiva proposta si trarranno benefici ambientali, ad esempio si eviterà l'emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e vi saranno anche importanti vantaggi economici con un risparmio stimato per i consumatori dell'ordine di 6,5 miliardi di euro.

 

“Quanto è inappropriato chiamare questo pianeta ‘Terra’ quando è chiaramente ‘Oceano”.

Questa frase di Arthur C. Clark è in contrasto con il pensiero antropocentrico che pone l’uomo al centro dell’Universo e, dalle sue parole, comprendiamo come la salvaguardia del pianeta debba partire proprio dal mare.

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