Ora in Italia stiamo di nuovo limitando quasi ogni attività, più in certe regioni e in certe ore. Era più o meno già accaduto a metà marzo 2020. Un articolo di allora sulla pandemia da Covid-19 come fenomeno diacronico terminava così: “Errori e ritardi ci sono stati, non è una colpa, perlopiù non c’era dolo, nemmeno nei sistemi non democratici. Occorre distinguere i fenomeni biologici e scientifici dalle isterie politiche del negazionismo del “chiudere tutto”, “riaprire tutto”, “richiudere tutto” detto dalla stessa persona a poca distanza di giorni. Chissà come saremo evoluti il prossimo Capodanno? Chissà se saremo individui sapiens tutti un pochino più sapienti di essere una parte vitale della biosfera e del vantaggio speciale di agire più solidalmente?”. Non siamo granché evoluti solidalmente, purtroppo. Le diacroniche ondate della pandemia occupano l’intero mondo, provocando malattie diffuse, decessi, paura universale, chiusure e limitazioni, conflitti istituzionali e sociali dentro e fra gli Stati. La priorità dovrebbe essere aiutare e garantire la salute di ogni individuo umano, della specie e degli ecosistemi in cui viviamo. Qualche domanda resta valida otto mesi dopo, qualcuna ha avuto risposta negativa per l’anno in corso e si ripropone per il 2021. Visto quanti comunque si interessano di calcio e sport e seguono le relative dirette televisive, per alleggerire il quadro ribadiamo il punto interrogativo su due attuali questioni “minori”: chissà se a fine 2021 si saranno svolti gli europei di calcio a Roma e le Olimpiadi a Tokyo?
La 16° edizione del massimo torneo di calcio per squadre nazionali maggiori maschili continentale organizzato dalla UEFA, il Campionato europeo di calcio 2020 era previsto per il 60º anniversario dalla nascita del torneo in 12 distinte città europee, partita inaugurale allo Stadio Olimpico di Roma, semifinali e finale al Wembley di Londra. Originariamente collocato fra il 12 giugno e il 12 luglio 2020, il 17 marzo scorso è stato ufficialmente rinviato dalla UEFA, decidendo poi il 17 giugno un posticipo di 364 giorni, in modo da poter completare le coppe europee e i campionati nazionali della stagione 2019-2020, sospesi causa pandemia. Per il prossimo anno le 12 città ospitanti originali sono state confermate come sedi: Roma, Baku, San Pietroburgo, Copenaghen, Amsterdam, Bucarest. Londra, Glasgow, Bilbao, Dublino, Monaco di Baviera, Budapest (sono città di 11 paesi diversi, due nel Regno Unito dove le federazioni calcistiche sono separate) e non è certo (quando, a fine 2020, l’Europa è l’epicentro mondiale della pandemia) che le regole rispetto a Covid-19 saranno le stesse: consideriamo a esempio che mentre, a parte un breve intervallo con massimo 1000 persone all’aperto, in Italia si gioca senza pubblico da molti mesi, alle sfide di Champions del 4 novembre 2020 fra Zenit San Pietroburgo e Lazio erano presenti oltre 16 mila spettatori fra Ferencvaros Budapest e Juventus oltre 20 mila. La partita d’esordio sarà Italia-Turchia venerdì 11 giugno 2021, 24 le squadre partecipanti alla prima fase a gironi, la finale si svolgerà domenica 11 luglio a Roma. Tutti i biglietti esistenti restano validi, ovviamente bisogna vedere bene come sarà evoluta la diacronica pandemia nella prima metà del prossimo anno, nel continente europeo e nell’intero pianeta.
La trentaduesima edizione dei giochi olimpici mondiali organizzati dal CIO, le Olimpiadi 2020, era prevista a Tokyo in Giappone, dove già si svolsero nel 1964, seguita come sempre dalla sedicesima edizione estiva delle Paraolimpiadi (l’equivalente per atleti con disabilità fisiche, non scordiamolo mai). Originariamente collocati fra il 24 luglio e il 9 agosto, sono stati posticipati causa pandemia di 364 giorni in modo da poter iniziare venerdì 23 luglio e terminare lunedì 9 agosto 2021 (Paraolimpiadi dal 24 agosto al 5 settembre). Il 2 marzo scorso il comitato organizzatore di Tokyo 2020 (TOCOG) aveva rilasciato una dichiarazione confermando che l'organizzazione sarebbe proseguita come pianificato nonostante la crescita esponenziale della malattia Covid-19; in piena pandemia, il 23 marzo tre importanti Comitati Olimpici nazionali annunciarono però una loro rinuncia alla partecipazione se i giochi non fossero stati rinviati di un anno; il 30 marzo 2020 il CIO e il comitato organizzatore trovarono un'intesa sulle nuove date. Per ragioni di marketing e di branding verrà, comunque, mantenuto il nome Tokyo 2020. Durante la scorsa estate i responsabili esecutivi di Tokyo 2020 hanno prospettato lo svolgimento dei Giochi nel 2021 con una presenza “limitata” di pubblico, pur cerando di scongiurare l’ipotesi estrema di tutti eventi a porte chiuse. Al contempo, sono allo studio cerimonie di apertura e di chiusura “semplificate”, con un numero inferiore di partecipanti per ogni delegazione. È prevista la partecipazione di circa 11 mila atleti provenienti da oltre 200 nazioni (sportive, gli Stati sono meno, come noto).
Si tratta di eventi di portata e interessi globali, non c’è paese dove non se ne parli e non siano in vario modo attesi. Nello sport agonistico lo svolgimento delle manifestazioni deve poter garantire la sicurezza delle persone, la regolarità delle gare e l’impatto economico, le tre questioni sono ancora non risolte. Nessuno sa, per esempio, se i biglietti già esistenti (per le olimpiadi e soprattutto per gli europei di calcio) saranno validi nella prossima estate per entrare o dovranno essere in qualche modo rimborsati; se ulteriori biglietti saranno emessi per i posti eventualmente ancora liberi; se le partite e le gare si svolgeranno completamente in assenza di pubblico, visibili solo attraverso schermi; oppure se la pandemia consentirà di avere stadi e palazzetti e campi di gara pieni, in parte o in tutto, di spettatori fisicamente presenti. Si sta pure valutando o commentando quali regole debbano valere per i contagiati (nel campionato italiano e nelle competizioni europee in corso stanno creando molti grattacapi), se debbono valere le regole del paese ospitante (nel caso degli europei di calcio forse diverse per ciascuna città, tra Stato e Stato europeo), delle organizzazioni sportive, oppure magari dell’OMS (ammesso che vi sia una certa libertà di spostamento fra tutte le nazioni interessate, per gli atleti, per il mondo che ruota loro intorno, per il pubblico eventuale).
Il rinvio di un evento che si prepara da anni sconvolge la vita dei professionisti interessati, ne abbiamo scritto. A Tokyo leggeremo e ascolteremo le avventurose storie degli atleti in allenamento nel 2020 e 2021, il contesto delle loro scelte di vita, quanti e come hanno dovuto rinunciare e chi è riuscito a partecipare e addirittura a primeggiare. Ognuno deve fare i conti con disagi ed equilibri della propria esistenza sociale, prima vengono i drammi sanitari e i pericoli di morte. Poter fare sport di base è un diritto umano di ciascuno ma ciò non comporta un impossibile diritto allo svolgimento delle manifestazioni del professionismo agonistico. La malattia Covid-19 sarà ancora fra noi nel 2021, probabilmente per quasi tutto l’anno ancora come pandemia. Nel corso dell’anno dovrebbe poter essere somministrato almeno un vaccino, tuttavia anche la sua distribuzione sarà diseguale nello spazio e diacronica nel tempo, inesorabilmente lenta rispetto ai quasi otto miliardi di individui coi quali convivremo allora sul pianeta, dei quali i già contagiati sono per ora minima parte (comunque a inizio novembre 2020 circa 50 milioni, con un milione 250 mila decessi), ben sapendo che essere stati contagiati non significa essere divenuti immuni nel medio e lungo periodo (alcuni studi parlano di cinque brevi mesi). Per i giochi olimpici è stato già deciso che il vaccino, in caso di disponibilità, non sarà un prerequisito obbligatorio per poter partecipare alla competizione, pur se poi molto dipenderà dalle regole e dalle opportunità delle varie rappresentative nazionali.
Il calcio e lo sport muovono enormi interessi economici, moltissimi li seguono con passione e competenza un po’ in tutto il mondo, sia professionisti che dilettanti, sia atleti che tecnici, sia organizzatori che spettatori, sia comunità che turisti, tuttavia potremmo anche farne a meno nel 2021, se proprio fosse necessario prima alla fondamentale salute e poi al giusto lavoro della maggioranza dei viventi umani sul pianeta. Non c’è una normalità ove tornare: la Commissione europea ha presentato il 5 novembre le previsioni economiche autunnali e le economie dell'area euro non torneranno ai livelli pre-pandemia nemmeno nel 2022. L’esempio degli europei di calcio e delle olimpiadi serve a sottolineare che la pandemia purtroppo ancora ci farà a lungo compagnia e sarà un impegno personale e pubblico ridurne o prevenirne i danni, imponendo modifiche contingenti e strutturali alle esistenze individuali e collettive in ogni paese. Nel 2021 per altro tutti gli avvenimenti delle istituzioni e della vita collettiva subiranno il condizionamento da Covid-19; importanti referendum rinviati (come in Russia, mentre quello in Cile è stato solo spostato da aprile a ottobre e ha avuto un ottimo risultato), le elezioni rinviate al 2021 o già fissate per il prossimo anno (come rilevanti amministrative comunali in Italia) o quelle che potrebbe essere anticipate; gli spettacoli e gli eventi intorno alle manifestazioni artistiche dal vivo e in presenza, molte di quelle delle scorsa estate hanno avuto semplicemente la collocazione in avanti di 365 giorni e innumerevoli altre si aggiungeranno (il comparto interessa milioni di lavoratori e decine di milioni di spettatori solo in Europa); carnevali, feste, festival alla ennesima edizione che hanno subito blocchi e la cui datazione è stata e forse sarà terremotata. Inutile fare previsioni, adottiamo la prudenza, molto dipende anche dal freno che riusciremo a imporre alla grande diffusione attuale della malattia. Mentre appare decisamente più certa la presenza nel 2021 e nei prossimi anni di fatti meno legati a nostre scelte un poco più libere: conflitti irriducibili, eventi meteorologici estremi da fronteggiare, altre malattie da prevenire o curare, altri incidenti e inghippi della vita.
In Italia e in Europa si sta ora cercando di attivare drastici interventi di limitazione della mobilità e di distanziamento sociale, poi in qualche modo arriveranno Natale e Capodanno, dovremmo essere tutti comunque un poco più buoni, ognuna veda “come” nel suo contesto familiare e sociale. I primi vaccini e alcune cure più efficaci (soprattutto gli anticorpi monoclonali) potrebbero essere disponibili tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Lo ribadiamo: la questione del vaccino evoca due temi decisivi per la democrazia e per la vita stessa dei popoli, la giustizia sociale e l’autonomia della scienza. Intanto dotiamoci di anticorpi contro notizie false e tendenziose, suprematisti e negazionisti. Presto uno o più vaccini esisteranno. Poi bisognerà conservarlo, gestirlo e distribuirlo come bene pubblico primario, rendendolo disponibile progressivamente a tutta la popolazione di tutti gli Stati e controllandone gli esiti, un compito organizzativo e logistico che non può essere realizzato in pochi mesi (la Germania prevede che ne serviranno sette per i propri cittadini nei centri dedicati creati ad hoc). Del resto, si deve ancora davvero verificare quanto durerà l’immunità da vaccino e se il virus possa mutare ancora e significativamente. Non ci liberemo facilmente né della pandemia, né della malattia. I tifosi di calcio e sport si preparino serenamente come tutti gli altri.