CULTURA

Addio Gigi Proietti, Maestro e artista geniale

Più di una volta ci ha salvati, allontanando tristezze, trasformando miserie. Più di una volta è venuto in nostro soccorso con il suo teatro e gli irresistibili sketch nati dall'incontro felice tra genuina ironia e raffinata intelligenza. Ora ci ha lasciati, nel senso più profondo e irreversibile, ci ha messi di fronte al fatto compiuto lasciandoci soli e smarriti al risveglio. Gigi Proietti è morto a ottant'anni nella clinica romana dove era ricoverato per problemi cardiaci. Se ne è andato all'alba, nel giorno del suo compleanno, il 2 novembre, data su cui scherzava volentieri: "Che dobbiamo fa', la data è quella che è".

Arrivava a tutti, non escludeva nessuno, portava nella sua arte una lezione di democrazia, la stessa che, prima di tutto, animava il suo cuore e i suoi principi. È stato maestro di ottimismo e fiducia, ma soprattutto di grande teatro per generazioni di attori. Ed è stato maestro anche per il pubblico: abbiamo avuto l'onore e il privilegio di nascere, crescere e vivere nel suo tempo, di godere del suo immenso talento, di ascoltarlo rapiti e divertiti, di imparare a ridere bene, nutrendoci di parole ed espressioni come si fa con il cibo buono e sano. È stata una grande fortuna.

Nell'aprile scorso era apparso in tivù, ospite (in collegamento da casa) di Diego Bianchi a Propaganda Live. Con ironia e amarezza, si era espresso in merito alla poca considerazione riservata agli anziani in piena pandemia: "Non esiste un momento storico nella nostra civiltà dove gli anziani siano stati così poco rispettati. È curiosa la faccenda e non mi è piaciuta". E, proprio per gli anziani, si era impegnato attivamente, già a marzo, all'inizio del lockdown, realizzando un video-appello per la Polizia di Stato in cui invitava i "non più giovanissimi" a usare la saggezza dell'età e a restare in casa, "perché più gente obbedisce a questa disposizione, prima finisce tutto e potremo di nuovo andare 'ndo ce pare".

Oggi lo ricordano in tanti. Il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella sceglie parole di stima e affetto: "È con grande dolore che ho appreso la notizia della scomparsa, nel giorno dell’ottantesimo compleanno, di Gigi Proietti. Attore poliedrico e versatile, regista, organizzatore, doppiatore, maestro di generazioni di attori, erede naturale di Ettore Petrolini, era l’espressione genuina dello spirito romanesco. Alla grande cultura, alla capacità espressiva eccezionale, frutto di un intenso lavoro su se stesso, univa una simpatia travolgente e una bonomìa naturale, che ne avevano fatto il beniamino del pubblico di ogni età. Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società".

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte lo ricorda definendolo "uno straordinario protagonista della nostra cultura [...] genio dello spettacolo che ha saputo divertire e commuovere milioni di italiani".

Il ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini ne evidenzia la generosità e il talento unico: "Con Gigi Proietti scompare un grande protagonista della commedia italiana, un uomo di cinema e di teatro che ha vissuto intensamente la sua arte, apprezzato da milioni di italiani. Un maestro, un'artista geniale che ha saputo realizzare i suoi sogni con generosità, facendo vivere realtà come il Globe Theatre a Villa Borghese, il Brancaccio e la sua scuola di recitazione che sono stati una vera e propria fucina di nuovi talenti. La sua risata sonora, il suo sguardo magnetico, la sua voce profonda, la sua genuina romanità ci mancheranno". 

E se Alessandro Gassmann usa poche e commosse parole "Maestro e amico", La Biennale di Venezia lo saluta mostrandolo, giovane, in una foto in bianco e nero del 1972, scattata in occasione delle Giornate del cinema italiano.

La comicità è una questione complessa. Non basta mettere in scena una cosetta simpatica per guadagnarsi gli applausi". Un pensiero che oggi resta come insegnamento, per tutti noi, che la sua ironia l'abbiamo sempre presa molto sul serio.

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