CULTURA

Aquileia, luce sulla Domus di Tito Macro

Una delle più vaste dimore di epoca romana tra quelle rinvenute nel Nord Italia, situata tra due decumani di Aquileia, in uno degli isolati meridionali della colonia romana fondata nel 181 a.C. (divenuta poi capitale della Venetia et Histria). Un caso unico in Europa, con oltre 1500 mq di superficie, circa 77 metri in lunghezza e 25 in larghezza massima.

È la Domus di Tito Macro, una grande abitazione ad atrio, la prima di questo tipo scoperta nell’antica città, ritornata alla luce grazie a un lungo e ambizioso progetto scientifico guidato dal gruppo di ricerca del professor Jacopo Bonetto, docente di archeologia classica e direttore del dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Padova.

Indagata solo in parte negli anni Cinquanta del secolo scorso, l’area archeologica dei fondi Cossar è stata oggetto di scavi, condotti tra il 2009 e il 2015 dall’ateneo padovano in convenzione con la Fondazione Aquileia e su concessione del Mibact. Scavi e ricerche hanno permesso di riconoscere la pianta della dimora situata nel settore centrale dell’area archeologica, con un impianto che gravitava attorno a uno spazio centrale scoperto su cui si affacciava l’ambiente principale della domus, costruita nel I sec. a.C. e abitata fino al VI sec. d.C. E hanno inoltre consentito di risalire alla possibile identità di uno dei proprietari della casa, analizzando il nome inciso su un peso in pietra con maniglia di ferro che riporta, appunto, l’iscrizione T.MACR.

La struttura di copertura in laterizio monocromo, sostenuta da pilastri d’acciaio in rosso pompeiano, realizzata per valorizzare i percorsi interni, le fonti di illuminazione, il rapporto tra sale principali e aree scoperte, e le operazioni di pulitura, consolidamento, risarcimento di lacune e protezione finale attuate su una superficie di 320 mq di pavimenti decorati con mosaici (di cui si possono ammirare quelli databili tra la fine del I secolo a.C e la metà del I d.C.), hanno permesso di far rinascere e ridare respiro e luce alla dimora, ora aperta al pubblico nella sua interezza e attraverso ricostruzioni virtuali. 

"Siamo di fronte a una importante opera di valorizzazione storico archeologica - spiega il professor Bonetto al Bo Live -. Aquileia è stata una grande città in età antica, colonia romana fondata nel 181 a.C., avamposto di Roma verso le regioni del Nord. Divenne la sede di grandi comandi dell'esercito romano: Giulio Cesare, Augusto, Tiberio partirono da questo punto e si spinsero alla conquista di tutte le regioni balcaniche e danubiane. In questo grande centro, dimenticato nel Medioevo, già all'inizio del secolo scorso emersero una serie di rovine che vennero scavate, indagate, studiate ma non vennero mai valorizzate adeguatamente. A partire dal 2008, la Fondazione Aquileia ha strutturato e messo in campo un progetto molto chiaro e ben sostenuto a livello economico dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla società Ales di Roma. La fondazione ha coinvolto subito l'Università di Padova".

Il progetto, concentratosi sull'area dei fondi Cossar, prevedeva una fase di ricerca e una successiva di valorizzazione: dunque, prima la conoscenza, poi la divulgazione.

"È stata una esperienza straordinaria" e una grande sfida, vinta: si trattava, infatti, di riproporre nella sua interezza e nel suo ingombro spaziale un’intera casa romana. E il risultato ora si può ammirare.

In circa cinque anni, l'attività di scavo dell'ateneo padovano ha coinvolto un centinaio di studentesse e studenti, oltre a docenti, dottorandi, ricercatori e assegnisti, impegnati sul campo per circa tre mesi all'anno.

"Abbiamo condotto uno scavo su più di 1500 mq che ci ha permesso di riportare alla luce per intero una delle domus romane più grandi e lussuose di Aquileia. Abbiamo rimesso in evidenza tutta l'articolazione della dimora, i suoi tappeti mosaicati e le sue articolazioni architettoniche. Questa esperienza ci ha permesso di coniugare ricerca scientifica e didattica. Il progetto si è rivelato un cantiere di ricerca e di formazione eccezionale".


Il progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti della Domus di Tito Macro è stato promosso dalla Fondazione Aquileia, presieduta dall’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi. L’intervento è stato finanziato con un importo di sei milioni di euro, attraverso l’utilizzo delle risorse erogate alla Fondazione dalla Regione Friuli Venezia Giulia e mediante il contributo di Ales, società in house del Mibact.

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