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Quando l'arte conquista il mondo dei videogiochi

In questi ultimi anni, l’evoluzione grafica dei videogiochi ha raggiunto un livello di verosimiglianza con la realtà senza eguali: volti dettagliati che riescono a riprodurre emozioni “umane”, paesaggi con colori e sfumature degni di essere fotografati e città che assomigliano sempre di più alla quotidianità del nostro mondo reale. Se da un lato si cerca un avvicinamento alla perfezione grafica, dall’altro c’è una volontà da parte degli sviluppatori di videogiochi di rendere omaggio alla storia dell’arte, “dipingendo” scenari o paesaggi come i grandi artisti del passato ma anche stravolgendo l’intera esperienza di gioco.

Iniziamo il nostro viaggio sul connubio tra videogiochi e storia dell’arte con l’ultimo titolo annunciato e in uscita questo novembre: 11-11 Memories Retold, prodotto dalla Bandai Namco in collaborazione con gli studi di animazione Digixart e Aardman Animations. Il gioco è ambientato durante la prima guerra mondiale, uno dei periodi più cruenti della storia dell’umanità: tuttavia, lo stile grafico del videogioco riesce a mitigare questa durezza.

Come primo spunto per la realizzazione, l’art director Bram Ttwheam aveva scelto di ispirarsi alle nascenti avanguardie contemporanee: il Futurismo e il Cubismo. A colpo d’occhio però il risultato virava verso un minimalismo quasi brutale. Per questo Ttwheam e i suoi collaboratori hanno deciso di cambiare rotta e addentrarsi in un movimento meno incisivo, capace di trasmettere gli stati d’animo dei protagonisti della trama: pittori come Turner e Monet sono stati d’ispirazione per creare atmosfere in cui si esaltano maggiormente le emozioni rispetto ai fatti.

Non ci sono dubbi invece su Ico di Fumito Ueda, uno dei primi autori a puntare sul valore artistico del videogioco. Siamo di fronte a due mondi che si uniscono: quello di Ico, protagonista della storia, e quello di Giorgio De Chirico. Già dalla copertina del 2001 prodotta per la distribuzione in Giappone ed Europa (un omaggio a La nostralgia dell’inifinito dell’artista italo-greco), si può intuire la passione di Ueda per l’arte italiana: il senso di solitudine, gli spazi vuoti, le architetture imponenti e la malinconia si inseriscono in un’atmosfera quasi onirica, comune sia alla pittura metafisica di De Chirico che al videogioco di Ueda. 

Fonte d’ispirazione per più videogiochi sono le opere di Maurits Cornelis Escher. Costruzioni articolate, distorsioni geometriche e figure impossibili: il lavoro del grafico olandese ha da sempre appassionato gli scienziati di tutto il mondo, come una sorta di rompicapo o puzzle da risolvere. Nel 2008 esce echochrome, un videogame che si ispira alle incisioni dell’artista: il manichino, protagonista di questo puzzle game, si muove in un universo minimalista tra fisica e realtà. Cinque anni più tardi viene pubblicato un titolo che rende proprio omaggio al genio di Escher: in The Bridge, infatti, il giocatore veste i panni dell’artista, immerso in una grafica in bianco e nero e bidimensionale dove ritroviamo le armonie geometriche e matematiche delle sue opere. Più recente e con più successo rispetto ai predecessori, Monument Valley è un videogioco con una linea estetica accattivante in cui le architetture di Escher diventano delle vere e proprie sfide da superare.

Cambiamo continente e viaggiamo verso Oriente: le pitture Ukiyo-e, la cui opera più conosciuta è La grande onda di Kanagawa di Hokusai, e Sumi-e sono le protagoniste di Ōkami, uscito nel 2006 ma editato più volte nel corso degli anni. In questo videogioco, grafica e gameplay si uniscono in un’avventura ambientata nel Medioevo giapponese con forti richiami al folklore, alla cultura e alla mitologia nipponica. Tra questi, il Pennello celestiale, uno strumento utilizzato dal giocatore all’interno della trama, è un elemento pensato dagli sviluppatori durante il processo di creazione con lo scopo di avvicinare ancora di più il pubblico all’arte giapponese, in particolare allo stile Sumi-e che utilizza solamente acqua e inchiostro nero.

La lista dei videogiochi che si ispirano alle opere dei grandi artisti del passato è gigantesca. Alcuni titoli si caratterizzano per proporre al giocatore un’esperienza completa, come nel caso di Rez che si focalizza sul legame tra suoni e colori proposto da Kandinskij (citato alla fine del gioco) o di Limbo che si compone di atmosfere tipiche del cinema espressionista tedesco degli anni Venti. In altri videogiochi, il rimando alla storia dell’arte è meno incisivo, per ricordare che l’arte può arrivare a noi in diverse e inaspettate forme.

"Where the water tastes like wine" si ispira ai quadri di Vincent Van Gogh

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