SOCIETÀ

Bambini prodigio, il peso emotivo delle aspettative

La storia di Laurent Simons, il bambino belga che ad appena 9 anni sta per laurearsi in ingegneria elettronica alla Eindhoven University of Technology, ha dell’incredibile. Non solo perché Laurent sta per diventare il più giovane laureato al mondo, battendo il precedente primato di Michael Kearney che nel 1994 aveva conseguito il titolo accademico in antropologia all’università dell’Alabama quando aveva 10 anni, ma anche perché il completamento del percorso di studi gli ha richiesto appena 10 mesi e a dicembre discuterà la tesi, già consegnata, su un argomento molto complesso: un circuito che simula il cervello umano. 

Dotato di un quoziente intellettivo di 145, di molto superiore alla media che si attesta intorno a 100, Laurent ha manifestato sin dai primi anni di vita i segni della sua precocità e adesso è conteso da diverse università del mondo per l’inizio di un dottorato di ricerca. In un’intervista alla Cnn i suoi genitori hanno spiegato che Laurent frequenta ancora i suoi ex compagni di classe delle elementari, ama i videogiochi e fa i capricci come un qualsiasi bambino di 9 anni, ma di certo è difficile pensare che la sua vita sia simile a quella di un coetaneo. Intorno a un bambino prodigio si creano molte aspettative e questa pressione può essere difficile da gestire a livello emotivo.

Per capire quali sono i potenziali problemi a cui possono andare incontro questi bambini dotati di un elevato potenziale cognitivo abbiamo chiesto un approfondimento alla professoressa Irene Cristina Mammarella, del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’università di Padova e co-fondatrice del centro Lab. D.A., spin-off dell'ateneo che si occupa di disturbi dell'apprendimento e dello sviluppo.

"Riprendendo la differenziazione proposta dal professor Cesare Cornoldi nel suo libro Bambini eccezionali - spiega Irene Cristina Mammarella - bisogna distinguere tra bambini con talento, bambini che hanno un alto potenziale cognitivo e i cosiddetti geni. Le persone di talento possono sviluppare una particolare abilità, ad esempio, a livello musicale o artistico, per alto potenziale cognitivo si intendono bambini che ottengono ottime prestazioni in test di intelligenza, mentre invece i geni sono persone nelle quali, ad un alto potenziale cognitivo, si somma anche un atto creativo. Un primo mito da sfatare - prosegue la professoressa - è che le persone ad alto potenziale cognitivo non necessariamente diventeranno dei geni proprio perché un’alta intelligenza da sola non garantisce un atto creativo". Insomma, ben pochi bambini prodigio sono destinati a diventare i nuovi Mozart o Picasso. 

Il problema che spesso questi bambini incontrano nella vita di tutti i giorni è legato al bruciare le tappe evolutive, a livello educativo o personale. "Quando un bambino brucia le tappe - spiega Mammarella - è quasi matematico che si generino delle forti aspettative che non necessariamente sono del bambino stesso, ma arrivano dai genitori e dall’ambiente e che il bambino deve riuscire a gestire a livello emotivo. Questo può provocare sofferenza e paura, frustrazioni fino a vere e proprie risposte aggressive". 

"Lo sviluppo del bambino - precisa la professoressa - riguarda infatti diversi aspetti, non solo lo sviluppo cognitivo e l’intelligenza, ma anche lo sviluppo emotivo, una sorta di intelligenza emotiva. Non è detto che queste due abilità, questi due domini, si sviluppino di pari passo e quindi un bambino altamente intelligente può in realtà aver sviluppato un’intelligenza emotiva che non è al pari di quella cognitiva.

Bisogna poi considerare anche i risvolti sociali e relazionali che un bambino prodigio può trovarsi a dover fronteggiare. "Una delle caratteristiche principali di questi bambini - prosegue Mammarella - è che spesso in ambito educativo, quindi a scuola, possono provare noia e non avere sufficienti stimoli rispetto a quello che viene loro presentato, possono avere interessi che non sono al pari dei loro compagni e quindi a volte possono avere difficoltà a livello relazionale, perché appaiono un po’ diversi dagli altri bambini rispetto al tipo di interessi che vorrebbero portare avanti. Quindi c’è la possibilità che si sentano isolati rispetto ai bambini della loro età.

La professoressa Mammarella si è poi soffermata sui disturbi evolutivi e ha evidenziato come sia frequente trovare bambini dotati di alti potenziali cognitivi in almeno due tipi di problematiche: una è quella dell’autismo ad alto funzionamento, dove c’è una forte discrepanza tra il funzionamento cognitivo e criticità a livello socio-relazionale. "Nei manuali diagnostici precedenti venivano chiamati bambini con la sindrome di Asperger - spiega la docente - e sono bambini la cui altissima intelligenza, che può essere a volte settoriale, si associa ad una difficoltà a livello socio-relazionale. Spesso sono caratterizzati da una certa rigidità nelle risposte e dalla tendenza ad interpretare le situazioni in un modo letterale, elemento che può portare a non riuscire ad adeguarsi alle richieste del contesto. Un’altra problematica evolutiva in cui si incontrano spesso dei bambini ad alto potenziale è quella dei disturbi visuo spaziali. Sono bambini poco conosciuti, caratterizzati da una discrepanza a livello cognitivo: hanno un ottimo livello di vocabolario, e una grande capacità di esprimersi verbalmente, ma hanno invece difficoltà visive e spaziali. Presentano una serie di problematiche a livello emotivo che sono legate al fatto di non riuscire a cogliere delle sfumature nelle emozioni e nelle relazioni sociali e, per questo motivo, possono sviluppare preoccupazioni e ansie rispetto alla gestione delle emozioni".

Ma cosa possono fare la scuola e la famiglia con bambini ad alto potenziale? "Ogni bambino - conclude Mammarella - richiede un tipo di intervento o di scelta educativa diversa. Comunque, in generale, è importante fornire stimoli sempre nuovi a questi bambini dando loro la possibilità di approfondire degli argomenti in modo personalizzato, al di là del programma che viene fornito alla classe, in maniera tale che possano arrivare a sviluppare al meglio le loro potenzialità".

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012