SOCIETÀ

Un ultimo bicchiere di rum

Il 15 giugno è morto Giulio Giorello. Pietro Greco ne ha già tracciato un profilo su Il Bo Live mi limito quindi ad aggiungere solo qualche considerazione e qualche ricordo personale.

Con Giulio, facile l’ironia quando ci incontravamo salutandoci, ho avuto una frequentazione più che trentennale. Correvano gli anni 1980 e Paul Feyerabend era passato da Firenze per una conferenza su Parmenide: fu questa l’occasione per conoscere sia Giorello sia Feyerabend. Proprio Giorello aveva avuto il merito di diffondere in Italia l’opera di Feyerabend traducendo nel 1979 per la Feltrinelli Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza. Questa traduzione fu sicuramente una delle prime iniziative che avrebbero visto negli anni Giorello diventare uno dei più influenti artefici delle scelte editoriali che hanno portato alla traduzione italiana di numerose opere di autori stranieri di filosofia della scienza, con un effetto importante sullo sviluppo dell’interesse per questa disciplina nel nostro Paese, e non solo a livello accademico.

La doppia laurea di Giorello in filosofia e in matematica era un tratto connotativo di molti dei componenti della scuola di Geymonat che avevano spesso percorsi di studio duplici, filosofici e scientifici. Geymonat stesso aveva una doppia formazione, matematica e filosofica. Un fatto relativamente nuovo per l’Italia dell’epoca e particolarmente significativo per lo sviluppo della disciplina nel nostro paese che veniva così messa al passo con gli sviluppi avvenuti in altri paesi, dall’Europa agli Stati Uniti. 

Seppure nei decenni successivi Giorello si allontanò da alcune delle scelte filosofiche e politiche di Geymonat, in particolare con l’abbandono delle posizioni marxiste del maestro e l’avvicinamento progressivo a posizione libertarie e anarchiche, certo è che molti dei suoi capisaldi intellettuali affondano le radici proprio nella scuola di Geymonat. L’attenta analisi della scienza da un punto di vista filosofico senza mai prescindere da una puntuale analisi della storia della scienza, la convinta affermazione di una unità della cultura nella quale le scienze umane e quelle della natura lavorano insieme e non in contrapposizione, l’importanza del ruolo militante dell’intellettuale nella società e nella politica sono tutti elementi che Giorello ha mutuato dalla scuola di Geymonat.

Ho avuto modo in seguito di incontrare Giorello e di discutere con lui più e più volte, specialmente da quando entrambi abbiamo fatto parte della Giuria del Premio Galileo, nato a Padova nel 2006 per iniziativa del sindaco di allora, Flavio Zanonato. Se sul piano culturale il confronto è sempre stato proficuo e aperto, voglio però ricordare una volta in cui ci scontrammo. Nelle fasi a porte chiuse, la Giuria discuteva dei libri da inserire nella cinquina e Giorello sosteneva la validità di un libro pubblicato nella collana da lui diretta per Raffaello Cortina dal titolo Scienza e Idee. Non ricordo di quale libro si trattasse, ma io avevo alcune perplessità che elencai puntigliosamente. Giorello mi rispose che comunque a lui era piaciuto. E io di rimando dissi che era ovvio gli fosse piaciuto, visto che aveva deciso di pubblicarlo sulla sua collana. Va detto che Giorello era un curatore davvero attento: leggeva infatti tutti i testi che gli venivano proposti o che lui stesso proponeva, seguendo poi anche le fasi successive fino all’impaginato finale. Prese male il mio intervento, pensando lo avessi accusato di conflitto di interessi. D’altra parte io rimasi deluso dalla sua risposta, perché non entrava nel merito delle mie osservazioni. Alla fine della riunione, tuttavia, mi invitò a vederci per bere qualcosa insieme e chiarire il qui pro quo. Tutto si risolse pacatamente e con piena comprensione reciproca davanti a due bicchieri di rum, entrambi convinti che il Rhum Agricole fosse di gran lunga il migliore.

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