SCIENZA E RICERCA

Cacciatori di virus

Quando è arrivata la notizia dell'indagine dell'OMS a Wuhan per scoprire, a un anno di distanza, come si fosse originato il Sars-Cov-2, il pensiero di alcuni è andato al film del 1995 Virus letale, con Dustin Hoffman in versione Sherlock Holmes che segue le tracce di un patogeno che si è diffuso a macchia d'olio in una piccola cittadina americana. Poi gli sceneggiatori hanno condito tutto con esercito, bombe, una storia d'amore finita, il rapporto mentore e allievo e insomma tutto ciò a cui Hollywood ci ha abituato, anche se all'epoca suonava più nuovo. La pellicola è affascinante, anche se vintage, e viene da chiedersi se, fuori dagli studios, le cose vadano proprio così. Insomma, come si va a caccia di virus? Lo abbiamo chiesto a Mattia Cecchinato, esperto di zoonosi e docente del dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute.

Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Elisa Speronello

La ricerca di un virus, anche fuori dal cinema, è effettivamente un lavoro alla Sherlock Holmes. Di fronte a un aumento di casi di una determinata malattia le possibilità sono due: possiamo essere di fronte a qualcosa di conosciuto oppure può essere un nuovo virus, come nel caso del Sars-Cov-2. "Questo - spiega Cecchinato - lo si valuta con delle indagini epidemiologiche: si chiede ai malati dove sono stati i pazienti, cos'hanno mangiato, se hanno viaggiato e via dicendo. Negli ultimi anni però si è sviluppata molto anche l'epidemiologia molecolare, che indaga i tratti genomici per comprendere l'origine del virus: si va a vedere se ci sono delle omologie, cioè delle caratteristiche comuni, tra i virus riscontrati nell'uomo e quelli presenti in altre specie animali. Nel caso specifico, il virus più vicino a quello umano è stato trovato nei pipistrelli ancora nel 2013: l'omologia era del 96%."

E con il Sars-Cov-2 non c'è alcuna differenza nella procedura di ricerca del virus nell'essere umano o nell'animale, tanto che attualmente alcuni istituti veterinari stanno attualmente collaborando ai test e alla diagnosi per gli umani. Per quanto riguarda la ricerca, comunque, ci sono delle novità: "Ora si parla di nuova generazione di sequenziamento: con queste nuove metodiche si può individuare il dna o l'rna da campioni biologici anche senza sapere in partenza cosa andiamo a cercare. Nelle specie animali, quindi, possiamo trovare nuovi virus di cui non conoscevamo nemmeno l'esistenza, proprio perché è possibile andare a rintracciare tutti i virus e i batteri presenti in un campione biologico." Una novità di questo tipo è molto importante, perché aiuta a determinare eventuali spillover proprio cercando le omologie tra nuovi virus, magari umani, e quelli già catalogati in un database grazie a queste nuove tecniche.

In realtà per trovare un virus ci vuole anche una buona dose di fortuna Mattia Cecchinato

Nonostante questo, però, sull'origine del Sars-Cov-2 non si è ancora arrivati a una conclusione dirimente. La maggior parte degli studiosi si trova d'accordo sull'origine animale, perché le omologie riscontrate analizzando i campioni sono con virus animali e non con altri creati in laboratorio. Del resto in questo caso l'indagine dell'OMS è stata fatta un anno dopo, e per queste ricerche il fattore tempo è importante, come del resto lo è la fortuna: "Se uno vuole andare a scoprire l'origine del virus, la popolazione serbatoio deve essere stata campionata in precedenza. In natura, però, ci sono tantissime specie animali che vivono in contesti ecologici differenti, quindi serve anche un po' di fortuna per individuare in anticipo il progenitore di un virus umano. Purtroppo non esistono, soprattutto negli animali selvatici, ricerche sistematiche atte a individuare agenti patogeni".

Anche in questo caso, ricorda il professore, è fondamentale l'approccio one health che unisce ambiente, animali ed esseri umani, perché la loro salute è interconnessa, e non si può più procedere su binari separati.

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