SCIENZA E RICERCA

Amori plurali: le non-monogamie etiche tra libertà e consenso

Negli ultimi anni, il concetto di non-monogamia etica ha guadagnato sempre più attenzione, sfidando l’idea che la monogamia sia l’unico modello relazionale valido. Questo termine si riferisce a relazioni romantiche e/o sessuali che coinvolgono più partner contemporaneamente, con il consenso di tutte le persone coinvolte. Anche se praticate da una minoranza di persone rispetto alla monogamia, uno studio pubblicato su The Journal of Sex Research suggerisce che la soddisfazione relazionale e sessuale nelle non-monogamie etiche sia paragonabile a quella delle coppie monogame.

Lo studio meta-analitico, pubblicato a fine marzo da un gruppo di ricerca dell’Università di Melbourne in Australia, ha confrontato la soddisfazione relazionale e sessuale tra persone monogame e non-monogame, analizzando dati provenienti da altri 35 studi con un campione complessivo di oltre 24.000 individui. I risultati mostrano che non ci sono differenze significative tra i due gruppi in termini di qualità delle relazioni e appagamento sessuale.

Inoltre, le analisi dei sottogruppi non hanno mostrato variazioni significative in base alle caratteristiche del campione (per esempio, l’orientamento sessuale), al tipo di accordo non-monogamo (come poliamore o coppia aperta) o alla dimensione della soddisfazione relazionale (fiducia, impegno, intimità). E questo, come affermano fin dal titolo i ricercatori, sfida il cosiddetto “mito della superiorità della monogamia” secondo cui le relazioni monogame sarebbero intrinsecamente più soddisfacenti o stabili rispetto ad altre forme relazionali.

Cosa sono e come funzionano le non-monogamie etiche?

Una non-monogamia etica, spesso chiamata anche consensuale, è una relazione che si basa su principi di trasparenza, comunicazione e rispetto reciproco. A differenza della poligamia tradizionale, che può essere imposta da norme sociali o religiose, la non-monogamia etica è una scelta consapevole e negoziata tra le parti. Queste relazioni possono assumere diverse forme, come il poliamore in cui una persona vive più relazioni amorose simultanee, che includono o meno una componente sessuale. Nelle relazioni poliamorose possono esserci configurazioni gerarchiche (con partner primari e secondari) oppure non gerarchiche (dove tutti i partner hanno pari importanza).

Ci sono poi le relazioni aperte, che prevedono un accordo esplicito tra i partner per avere rapporti sessuali al di fuori della relazione principale. Ed esiste anche la pratica dello swinging (o scambismo) che consiste nella partecipazione consensuale a incontri sessuali con altre persone o coppie, spesso in contesti specifici come feste o locali dedicati.

La lista potrebbe continuare, ma tutte le varie declinazioni di non-monogamie etiche richiedono una comunicazione aperta e continua per gestire emozioni come la gelosia e per stabilire confini chiari nel rispetto di tutte le persone coinvolte. La trasparenza è fondamentale: ogni persona partecipante deve essere pienamente informata e consenziente rispetto alla struttura della relazione. Inoltre, queste relazioni sono dinamiche e possono evolvere nel tempo, adattandosi alle esigenze dei singoli individui e delle circostanze.

Che cosa dice la psicologia e la sessuologia

Per approfondire il tema abbiamo sentito la psicoterapeuta e sessuologa clinica Marta Giuliani, che è anche socia fondatrice della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia. Per prima cosa le abbiamo chiesto se fra le persone che si rivolgono alla SISP sono in aumento quelle non-monogame, e ci risponde che “negli ultimi anni è statisticamente più probabile ricevere richieste da parte di persone singole o coppie che sono in una relazione non monogamica”. Qui però c’è da fare una precisazione, per evitare il rischio di patologizzare queste relazioni, e cioè che le difficoltà espresse non sempre riguardano lo stile relazionale.

Quando invece si tratta proprio di problemi legati alla relazione, le richieste principali che cita Giuliani sono tre: “la prima riguarda la fase di inizio, ovvero quando soltanto uno dei due partner spinge per l’apertura della coppia e l’altro è ancora in una fase di elaborazione, perché deve comprendere le sue motivazioni interne. Una seconda richiesta riguarda la definizione delle regole, cioè come la coppia decide di contrattualizzare al suo interno i confini della relazione aperta e quali sono le sue caratteristiche. La terza è la gelosia e il tradimento, che molto spesso si pensa non essere associato a questo tipo di coppia, ma non è così”.

Nella sua esperienza, Giuliani non ha notato una differenza sostanziale tra pazienti né per orientamento sessuale né per fascia d’età. Anche se “c’è una maggiore incidenza tra i 25 e i 40 anni, ma ho lavorato anche con coppie di cinquantenni che magari hanno un’esperienza non-monogamica ormai pluriennale (quando ancora non veniva definita così) e probabilmente oggi si sentono più liberi e legittimati a parlarne, con l’abbassamento dello stigma relativo a questo tipo di configurazione relazionale”. Molto spesso infatti – aggiunge la psicologa – vari “stigmi, pregiudizi e tabù sociali o culturali definiscono le coppie non-monogamiche come disimpegnate e promiscue, mentre è tutto il contrario: questa forma di relazione richiede grande impegno, attenzione, comunicazione e capacità di ascolto di sé e dell’altro”.

In effetti, oggi anche nel discorso pubblico sembra esserci più spazio per parlare di vari modelli relazionali, per esempio alcuni dati interessanti vengono da un sondaggio condotto nel regno Unito sulla diffusione del poliamore. Nei grafici si vede come, sebbene la maggioranza delle persone intervistate si dichiari non disponibile a praticarlo, circa il 10% è invece favorevole; in particolare circa una persona su 25 ha già sperimentato il poliamore e una su 14 sarebbe invece disponibile a esplorarlo.

Una maggiore libertà di scelta dà più soddisfazione

Nelle scelte relazionali, la dimensione personale e quella sociale sono strettamente legate, come emerge dalle parole di Marta Giuliani che ricorda come “fino alla mia generazione il modello relazionale eteronormativo e monogamico è stato spesso l’unico con cui crescevamo. Ma ora le generazioni più giovani hanno forse un approccio alla relazionalità diverso, meno statico, e la non-monogamia apre la libertà di scelta dell’individuo”.“

Ovviamente non tutte le persone scelgono questo tipo di relazioni e – continua Giuliani – “posso stare comoda in una coppia monogamica come posso starci scomoda, ma se mi si apre la possibilità di scegliere un assetto relazionale comodo sarò probabilmente più soddisfatta. Quello che sta cambiando è la maggiore libertà di espressione della propria affettività e sessualità, la libertà di decidere la forma relazionale migliore per noi a prescindere da quella socialmente imposta”.

Il recente studio australiano ha riscontrato livelli di soddisfazione comparabili tra coppie monogame e non, ma le persone incontrate dalla psicoterapeuta della SISP nella sua pratica clinica riportano spesso che “la coppia definita come prioritaria si giova dell’apertura con altre relazioni, a livello di soddisfazione sessuale e di intimità emozionale. Inoltre giova all’individuo perché le persone si sentono più soddisfatte a livello di autostima corporea, di identità affettiva e di abbassamento dello stress”.

E questo vale soprattutto per le donne, dato che per Giuliani un altro grande pregiudizio da smontare è che “l’uomo sarebbe più portato della donna alla non-monogamia, ma non è assolutamente vero! Infatti spesso le donne che scelgono queste relazioni ci riportano un elevato livello di soddisfazione, perché sentono un calo fortissimo della frustrazione nella loro vita quotidiana, come se la possibilità di confrontarsi con più persone dia loro un appagamento di più bisogni in contemporanea. Quindi, c’è chi riesce a trovare il soddisfacimento e l’appagamento in una sola persona, e c’è invece chi sente di voler esplorare diverse parti di sé con diversi partner”. 

 

Le non-monogamie etiche come continuum e il tema del consenso

Un’ultima riflessione che ci lascia Marta Giuliani è che non esiste solo la monogamia e la non-monogamia, ma queste “due definizioni stanno agli estremi di un continuum e in mezzo c’è una varietà di relazioni, tante quante sono le persone che le scelgono”. Parole che sembrano riecheggiare lo scardinamento di tante altre forme di binarismo, come quello relativo all’orientamento sessuale o all’identità di genere.

Ma qualsiasi forma di relazione si scelga, Giuliani ci tiene a sottolineare che “il consenso è fondamentale, perché non è una non-monogamia etica se non c’è una motivazione interna vera di entrambi i partner”. Infatti può capitare che uno dei due partner accetti la scelta di aprire la coppia per paura che l’altro se ne vada, ma “in tal caso non si può parlare di non-monogamia etica. Una delle regole base di questa forma relazionale è che ci sia equità all’interno della coppia e consenso, le persone devono sentire di poter scegliere liberamente perché con una scelta libera e consapevole non c’è un elemento ricattatorio nella relazione”. E ci sia concesso aggiungere che equità e consenso sono sempre fondamentali in tutte le relazioni, anche quelle cosiddette tradizionali.

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