SCIENZA E RICERCA

Temporali e afa: il cambiamento climatico è già in atto

Una recente ondata (e in parte non ancora conclusa) di fenomeni temporaleschi ha interessato la penisola italiana e ha causato la morte di diverse persone e danni su tutto il territorio. Un altro fenomeno meteorologico che ha accomunato le diverse regioni d'Italia in questi ultimi mesi è lo strascico della calura estiva che, dopo averci accompagnato per il primo periodo autunnale, non sembra voler mollare neanche a novembre. Siamo in emergenza cambiamento climatico? 

Secondo Sandro Fuzzi, dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Cnr-Isac), "siamo ovviamente in emergenza climatica, il rapporto del 2014 della commissione dell'Onu (come confermato anche dal recente rapporto IPCC del 2018, Ndr) sullo studio dei cambiamenti climatici ha detto essenzialmente due cose: il riscaldamento del clima della terra è inequivocabile e che è evidente l'influenza delle attività umane sul sistema climatico terrestre. Si tratta di attività disparate che vanno dalla produzione di energia, all'agricoltura, poi ci sono i processi industriali, i trasporti e tanto altro. Tutto ciò  causa l'immissione in atmosfera di composti climalteranti, il principale è il biossido di carbonio (CO2) ma ce ne sono tanti altri, queste sostanze agiscono intrappolando una parte del calore che viene emesso dalla terra: è come se la nostra atmosfera fungesse da coperta che mantiene il calore al suo interno, si tratta del fenomeno noto come effetto serra".

 

Sandro Fuzzi ci spiega quali soluzioni mettere in atto per rallentare il cambiamento climatico

Tuttavia, come sostenuto dal ricercatore, tra le forti piogge e i cambiamenti climatici "non vi è un rapporto diretto causa-effetto" infatti "è bene ricordare che, mentre fenomeni meteorologici agiscono su una scala che va da qualche ora a qualche giorno, i cambiamenti climatici vengono valutati su scale che sono senz'altro decennali, per lo meno 30 o 40 anni. Però possiamo dire che questi fenomeni calamitosi, di tipo estremo, si sono intensificati negli ultimi decenni e questo è collegato al cambiamento climatico".

La stessa cosa vale per le alte temperature dell'ultimo periodo: "Non vi è un collegamento diretto perché abbiamo già assistito in altri periodi a queste variazioni anomale delle temperature. Quello che si può dire è che negli ultimi trent'anni abbiamo avuto tipicamente delle estati con ondate di calore e degli inverni più miti, il che non vuol dire che non può esserci un anno in cui questo non si verificherà, però possiamo dire che, in una scala decennale, è avvenuto questo cambiamento".

Quindi non un rapporto diretto causa-effetto, bensì un'intensificazione della frequenza di questi fenomeni negli ultimi decenni, che è appurato essere dovuta al cambiamento climatico Sandro Fuzzi

Come possiamo rallentare, quindi, il cambiamento climatico? Sandro Fuzzi sottolinea che è innanzitutto necessario capire che "il cambiamento climatico è già in atto, non avverrà domani come sembra credere parte dell'opinione pubblica. Abbiamo già avuto un aumento della temperatura media globale, nonché un innalzamento di 20 cm del livello degli oceani nell'ultimo secolo, che è il valore più alto che si è verificato negli ultimi duemila anni". 

 "Ciò che si può fare ricade sotto due tipologie di interventi" conclude Sandro Fuzzi: "Uno è la mitigazione, cioè un abbattimento sostanziale e molto veloce delle emissioni di tipo climalteranti e, dall'altra parte, una serie di operazioni da attuare che vanno sotto il nome di adattamento: laddove già si sono verificate delle situazioni che hanno comportato un innalzamento del livello del mare, per esempio, o una siccità perdurante, vanno poste in essere delle soluzioni come la costruzione di infrastrutture che permettano la gestione dell'innalzamento del livello di mare, oppure in una situazione di inaridimento del territorio, si può investire su nuove colture più sostenibili". 

Due soluzioni: riduzione delle emissioni antropiche di specie climalterante e adattamenti infrastrutturali che possano permettere di gestire i cambiamenti che già sono in corso Sandro Fuzzi

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