CULTURA

Un Campiello di qualità che premia la forma ibrida

I giurati del Premio Campiello, oggi riuniti nell’Aula Magna dell’Università di Padova, come ogni ultimo venerdì di maggio, per selezionare la cinquina di finalisti del Premio Campiello sono unanimi nell’individuare nei romanzi esaminati nel corso dell’anno delle tendenze comuni, e soprattutto – dicono – una rinnovata qualità delle opere letterarie.

Apre le danze, dopo l’intervento del Presidente Walter Veltroni che ricorda l’adagio secondo cui “ciò che è difficile teorizzare è meglio raccontarlo”, una riflessione di Pierluigi Battista il quale, per primo nel consesso, ma seguito poi dai colleghi, evidenzia come questi siano tempi, per la letteratura, in cui scolorisce il confine tra i generi e mai come oggi saggistica e narrativa tendano a toccarsi, quasi sovrapporsi. Autofiction, biografismi, ricostruzione storica, riflessioni teoretiche: non c’è più una netta distinzione, ma il contributo emozionale è esteso e la letteratura altro non fa (e deve fare) – spiega il critico – che entrare nelle vicende da una porta laterale.

Le opere arrivate al premio in versione digitale (secondo una procedura inaugurata quest’anno) sono state più di quattrocento e quelle poi scremate dalla giuria circa una novantina, a riprova della fiorente tendenza italiana di scrivere e pubblicare: forse un po’ troppo come sottolineano sia Lorenzo Tomasin che Roberto Vecchioni. Quest’ultimo offre alla riflessione sulla materia degli interrogativi, alla cui risposta la letteratura forse può avere accesso o, similmente, cui è possibile trovare risposta analizzando le opere pervenute al Campiello che, come evidenzia Emanuele Zinato, può considerarsi un osservatorio privilegiato. Sono questi: che via sta prendendo il pensiero? cos’è il buio e come se ne esce? come si salva la parola? come si celebra l’emozione?

A questo proposito Federico Bertoni però mette in guardia: è necessario prendere atto che delle emozioni, anche nella produzione letteraria, a volte viene fatto un uso strumentale, consolatorio, con lo scopo ultimo di intrattenere o, peggio, con funzione pedagogica.

La letteratura resta insomma una forma d’arte, capace di guardare al presente e al passato e riconnetterli, quand’anche tra questi si sia ingenerata una frattura. Daniela Brogi chiama questa frattura “trauma storico” e fa riferimento alla crisi degli ultimi due-tre anni a cui la letteratura reagisce scommettendo su modi nuovi e privilegiando la forma ibrida. Silvia Calandrelli chiosa: “Quando saltano i confini, però, si corre sempre un rischio”.

Da una parte, dunque, la letteratura come forza coesiva che unifica visioni frammentate, e dall’altra, invece, come precisa Edoardo Camurri, la manifestazione – sempre e comunque – di un'unicità indiscussa, di una singolarità, di una necessaria eccezionalità: “Ho sempre avuto un problema con l’induzione, che porta per forza a passare dal particolare al generale” spiega infatti lo scrittore. Chiara Fenoglio e Zinato evidenziano entrambi, in questo senso, come la forza di un testo narrativo, nonostante i mutamenti, si trovi sempre, per esempio, nella capacità del narratore di inventarsi un personaggio forte, indimenticabile.

Daria Galateria aggiunge poi che la letteratura cerca sempre, nel suo modo, di indagare il bello e che nelle opere pervenute al Campiello “l’allegoria è ritrovata”.

Cos’ha prodotto quindi quest’ampia e approfondita riflessione sullo stato dell’arte?

In una velocissima convergenza di votazioni (i primi tre titoli sono usciti al primo giro di votazioni, il quarto al terzo giro e dopo altri due è uscito il quinto) ecco quindi la cinquina dei finalisti di quest’anno:

Centomilioni di Marta Cai (Einaudi)

Diario di un’estate marziana di Tommaso Pincio (Giulio Perrone Editore)

La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi (Einaudi)

La sibilla. Vita di Joyce Lussu di Silvia Ballestra (Laterza)

In cerca di Pan di Filippo Tuena (nottetempo)

Il premio per l’Opera Prima è andato invece a Emiliano Morreale con L’ultima innocenza (Sellerio) e la giuria ha voluto dare inoltre una menzione speciale ad Ada D’Adamo con Come d’aria (elliot) che essendo mancata lo scorso 1° aprile non può più essere in gara.

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