SCIENZA E RICERCA

Caratteristiche, capacità e limiti della scienza: un decalogo

I battibecchi in TV, i complottisti, i no-vax, chi crede all’esistenza delle razze spiazzato dalla facilità con cui Covid-19 colpisce indistintamente tutte le etnie, le parole dei ministri che chiedono alla comunità scientifica (senza polemica! Precisano), di darci certezze inconfutabili. E infine, anzi al primo posto, il cittadino: in lockdown, spaesato di fronte a un sovraccarico informativo, che invece giustamente chiede di essere messo in grado di comprendere cosa possono fare la tecnica e la scienza.

  1. La scienza deve basarsi sui fatti, su comprovate evidenze sperimentali e non su suggestioni. Non  può assecondare o giustificare calcoli, dottrine, strategie, mancanze o opportunità politiche.
  2. La scienza si basa sull’accumulo, la riproducibilità, l’affidabilità di dati sperimentali che superino il giudizio dei pari e vengano pubblicati su riviste autorevoli. No a sequenze regionali, no a chimere coronavirus – HIV, no a farmaci miracolosi, no a vaccini in 6 giorni.
  3. La scienza già ha fatto, sta facendo e farà ancora cose concrete. Ha isolato il Covid19, ne ha ricostruito la sequenza, ne ha derivato le necessarie informazioni per allestire i test di riconoscimento del contagio (i tamponi), ha messo a punto test sierologici, ha isolato il plasma dagli infetti per curare i malati, ha gestito i malati, sta testando e sviluppando molecole ad attività antivirale specifica, sta sviluppando il vaccino, sta studiando l’origine molecolare del Covid19, sta monitorando l’epidemia, sta sviluppando programmi di localizzazione delle persone.
  4. La scienza non è monolitica. Si divide in diverse discipline e ciascuna di esse in diversi rami nell’ambito dei quali si specializzano i diversi esperti, si definiscono le diverse competenze. Non si possono confondere tra loro studiosi di virologia, biologi molecolari, microbiologi, epidemiologi, tecnici analisti, bioinfomatici. Ognuno di loro, quando in possesso di un curriculum di rispetto, è affidabile e accreditato per il suo solo settore di indagine.
  5. La scienza deve essere ben rappresentata. Maggiori Enti di ricerca, Università e le Comunità scientifiche di riferimento dovrebbero, in circostanze così delicate come il diffondersi di una pandemia, intervenire con la necessaria autorevolezza individuando i loro delegati alla comunicazione, i loro Anthony Fauci. Bisogna frenare dannosi protagonismi individuali sollecitati dalla ricerca inaccurata e spasmodica di un presunto esperto, scelto per grossolana affiliazione o per improvvisata conoscenza.
  6. La scienza ha già dato indicazioni univoche, ha già fornito suggerimenti adeguati al contenimento di una epidemia causata da un virus dalle caratteristiche inusuali e malefiche. Ha suggerito il distanziamento sociale, il monitoraggio con i tamponi ed i test immunologici, l’uso dei dispositivi di protezione laddove i contagi sono più verosimili, a partire dai presidi sanitari, l’adozione di un sistema di cura territoriale e non centralizzato sugli ospedali. La idoneità di queste indicazioni la si ritrova nei dati, per altro incompleti, delle diverse Regioni dove è evidente che chi ha seguito, e per tempo, queste prescrizioni ha registrato un numero basso di contagi e ha tenuto la situazione sotto controllo.
  7. La scienza non può infatti essere ritenuta responsabile della diffusa mancanza di un adeguamento preventivo ai piani di risposta alle pandemie, dei ritardi nell’isolare i centri di contagio, della incapacità di procurare per tempo i dispositivi di protezione individuale, della incapacità di gestire un numero di analisi adeguato, della incapacità di reperire i reagenti per i tamponi, della indisponibilità a fare i tamponi, della leggerezza con cui sono stati gestiti i rientri lavorativi, della contrazione dei posti di terapia intensiva degli ospedali, della riduzione sistematica del personale medico e sanitario, della irreperibilità dei medici sul territorio, delle ordinanze ineseguibili, della mancanza di sorveglianza del rispetto delle imposizioni. A tutto questo, la scienza può solo assistere attonita e impotente.
  8. La scienza è sempre stata a favore dei vaccini, è contro l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, contro la distruzione delle foreste e dei boschi a difesa delle barriere naturali, a favore della prevenzione in medicina e di adeguati finanziamenti per lo studio, la cura, l’educazione e la ricerca. Non è colpa della scienza se la politica ha da molto tempo sottovalutato l’importanza di tutti questi fattori, declinato questi saggi investimenti.
  9. La scienza è internazionale, come il virus. Non esistono risposte campaniliste, regionali o nazionali a una pandemia. Al contrario, servono visioni e coordinamenti internazionali, come già accade in Scienza tra molteplici laboratori di ricerca, sparsi ovunque. Se il mondo vorrà sopravvivere dovrà mutuare dalla Scienza la sua dimensione globale per gestire i grandi cambiamenti ecologici, climatici ed economici che verranno.
  10. La scienza non è razzista, come il virus. Da tempo la scienza va sostenendo, con analisi di sequenze genomichealla mano, che le razze umane non esistono. Covid19 ne è a suo modo una controprova: attacca indiscriminatamente tutte le etnie, tutti i popoli della terra, perché il suo target è condiviso, perché tutti gli uomini respirano, hanno i polmoni, con buona pace di chi vuole sempre e solo discriminare.

*Alla realizzazione dell'articolo ha collaborato anche la Federazione italiana Scienze della vita

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