SOCIETÀ

Carenza di medici, quali soluzioni all'orizzonte?

Mancano medici, in Italia e in particolare nel Veneto: negli ultimi mesi alcuni concorsi in strutture pubbliche sono andati addirittura deserti. Intanto ogni anno decine di migliaia di ragazzi non possono iscriversi a medicina: nel 2018 ci sono stati oltre 67.000 candidati a fronte di 10.000 posti.

Per uscire da questo paradosso da più parti si è parlato di abolizione del numero chiuso, persino da parte dell’attuale governo; non tutti però sono d’accordo: specie dal mondo dell’università si fa notare come gli atenei italiani sarebbero impreparati, dal punto di vista delle strutture e dei finanziamenti. Per un approccio diverso al problema abbiamo chiesto un’analisi a Paolo Gubitta, docente di organizzazione aziendale e di gestione delle risorse umane, oltre che direttore dell’Osservatorio per le professioni digitali presso l’università di Padova.

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“L’attuale carenza di medici è evidentemente il frutto di un errore di programmazione del personale, le dinamiche che ci hanno portato a questa situazione erano perfettamente prevedibili”, spiega Gubitta a Il Bo Live. Il problema secondo lo studioso, che sul punto cita anche una recente intervista del rettore Rosario Rizzuto, sta soprattutto nella scarsità di posti disponibili, in particolare nelle scuole di specialità: “Togliere il numero chiuso per una ragione contingente è come fare un condono fiscale, diseduca – continua Gubitta –; inoltre non servirebbe nemmeno a risolvere i problemi, perché gli effetti si vedrebbero solo tra 10 anni”.

Intanto sulla disponibilità di medici potrebbero anche influire pesantemente sia l’introduzione della 'quota 100' nel sistema pensionistico, sia la crescente attività di reclutamento nei confronti del personale sanitario italiano da parte di altri Stati. “Su quest’ultimo problema suggerirei di vedere il bicchiere mezzo pieno: evidentemente i medici italiani sono appetibili perché sono bravi. Piuttosto, bisognerebbe fare delle interviste di uscita per quelli che scelgono di andare all’estero: spesso infatti le ragioni non sono solo economiche. Un’analisi delle risposte potrebbe aiutarci a ridurre il turnover negativo non voluto e a rendere più efficiente il sistema”.

L’attuale carenza di medici è evidentemente il frutto di un errore di programmazione del personale Paolo Gubitta

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