SOCIETÀ

Germania: l’AfD è una minaccia per la democrazia?

Lo scorso 2 maggio l’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, BfV) ha diffuso un report che ha suscitato un acceso dibattito: dopo un’approfondita analisi, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) è stato classificato come organizzazione estremista e dunque potenzialmente incostituzionale. Una decisione delicata, che arriva a ridosso dell’insediamento del nuovo governo guidato da Friedrich Merz e riguarda il principale partito d’opposizione, forte di oltre dieci milioni di voti e del 20% dei consensi alle elezioni del 23 marzo. Il caso si inserisce nel più ampio confronto, sempre più urgente anche in altri Paesi europei, tra tutela della democrazia e limiti delle libertà costituzionali. Ne parliamo con Andrea Gatti, assegnista di ricerca in diritto pubblico comparato presso il Dipartimento di Diritto Pubblico, Internazionale e Comunitario – DiPIC dell’Università di Padova, per comprendere meglio la portata giuridica e politica di un provvedimento che mette in tensione i principi della democrazia liberale.

Di che tipo di decisione si tratta e quali implicazioni comporta?

“È importante chiarire subito che non si tratta di una decisione giudiziaria o esecutiva. Il Bundesamt è un’agenzia federale provvista di una notevole autonomia che svolge un compito di sorveglianza preventiva nel quadro della cosiddetta democrazia militante. Quando individua formazioni politiche che mostrano tratti ideologici o comportamenti potenzialmente pericolosi per l’ordine costituzionale, ne valuta il grado di minaccia. Nel caso di AfD ha concluso ravvisando un’‘attività estremista accertata’ (erwiesen extremistische Bestrebung), aprendo la strada a eventuali provvedimenti successivi, come il divieto del partito da parte del Tribunale costituzionale federale. Si tratta però di un primo passo, non ci sono automatismi”.

Cosa ha spinto l’agenzia a questa valutazione? Ci sono precedenti?

“Sì, e significativi. Già nel 2019 il Bundesamt aveva avviato indagini sull’AfD, qualificandolo come Prüffall, cioè caso da verificare, senza però sufficienti prove per una classificazione più netta. Diversa la sorte di due articolazioni interne: la Junge Alternative (JA, il movimento giovanile) e il Flügel, una corrente attiva in Turingia. Entrambe furono allora classificate come Beobachtungsfall, cioè casi da osservare, e le corti tedesche hanno successivamente confermato la legittimità di questa scelta. Il passo in avanti compiuto ora è la conclusione che l’intero partito, e non solo sue frange, promuove attivamente un’ideologia contraria ai principi fondamentali della Costituzione”.

Quali principi sarebbero violati secondo il report dell’agenzia?

“Il focus centrale è la dignità umana. Il comunicato ufficiale del Bundesamt sottolinea come AfD promuova una ‘una concezione esclusiva del popolo [che] costituisce il punto di partenza e la base ideologica per un’aggressione continua contro determinate persone o gruppi, i quali vengono diffamati e disprezzati in modo generalizzato, alimentando così paure irrazionali e rigetto nei loro confronti’. Ci si riferisce in particolare a migranti, rifugiati e persone musulmane: a questo riguardo vengono citate espressioni denigratorie e toni generalizzanti, come l’uso di termini quali Messermigranten, ‘migranti col coltello’, che instillerebbero l’idea che tra immigrati di alcune etnie vi sia una tendenza alla violenza. Si tratta, secondo il rapporto, di una propaganda che alimenta paure irrazionali e rigetto verso interi gruppi sociali, mettendo in discussione la dignità umana, principio cardine della costituzione federale (Grundgesetz)”.

Ci sono precedenti?

“Il Gutachten odierno cita argomentazioni simili a quelle del caso che nel febbraio 2017 ha riguardato il Nationaldemokratische Partei Deutschlands - NPD, tuttavia con prove in apparenza assai più fragili. Nel concreto le dichiarazioni citate, per quanto esecrabili e di natura marcatamente populista, non sembrano distaccarsi dalla dialettica democratica, seppur viziata, e rientrano nell’ordine delle opinioni”. 

Si potrebbe aprire un problema per la libertà di opinione e associazione?

“Il rischio è quello. Se ogni dichiarazione populista, per quanto sguaiata e sgradevole, viene giudicata alla luce della dignità come criterio assoluto, potremmo assistere a una ‘giuridicizzazione’ del dibattito politico. Attenzione: i meccanismi di cui stiamo parlando nascono per impedire la ripetizione di derive totalitarie, non per censurare opinioni. È lecito, nell’ordine costituzionale tedesco, sostenere idee anche radicali, purché non si traducano in attività concrete contro l’ordine democratico. La corte costituzionale federale sarà chiamata, se il parlamento lo deciderà, a valutare proprio questo punto”.

AfD ha già annunciato ricorso al tribunale amministrativo. Quali potrebbero essere gli scenari futuri?

“La giustizia amministrativa valuterà la legittimità della classificazione dell’Agenzia. Se questa fosse riconosciuta valida più in là potrebbe profilarsi una procedura davanti alla corte costituzionale per chiedere lo scioglimento del partito ai sensi dell’articolo 21 comma 2 della Grundgesetz, ma questo rimane al momento uno scenario complesso. A oggi AfD è il secondo partito del Paese nei sondaggi: paradossalmente però – diversamente da quanto sostenuto dal segretario di Stato americano Marco Rubio – proprio la sua forza rappresentativa può essere usata come argomento a favore del divieto, se si dimostra che questa renda concreto il pericolo per la democrazia. La Corte ha chiarito da tempo che non è la marginalità o la popolarità del partito a fare la differenza, ma il fatto che costituisca o meno una minaccia reale per l’ordinamento democratico”.

In sintesi, ci troviamo di fronte a un caso emblematico per l’evoluzione della democrazia tedesca?

Sì, e non solo tedesca. Il caso AfD è un banco di prova per tutte le democrazie europee alle prese con forze che si dichiarano patriottiche e legalitarie, ma che nei fatti promuovono forme più o meno esplicite di esclusione e discriminazione. Il modello tedesco prova a bilanciare libertà e difesa dei principi costituzionali, ma si tratta di un equilibrio difficile, in cui ogni scelta giuridica ha inevitabili conseguenze politiche e culturali”.

© 2025 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012