SCIENZA E RICERCA

Che collo lungo hai! "A furia di combattere..."

"La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri. Si è innamorata ieri e ancora non lo sa", scrive Stefano Benni. Ci deve essere una buona ragione, un valido motivo in grado di giustificare quella lunghezza straordinaria, che porta con sé anche una certa fatica: una pressione sanguigna che è due volte quella dell'uomo, un cuore che deve pompare il sangue in alto, per raggiungere la testa. Ma a fronte di cotanto sforzo, quali sono le ragioni evolutive in grado di spiegare un collo così lungo (e così impegnativo)? Quante volte, a scuola, l'abbiamo chiesto alla nostra insegnante di scienze. Perché? E a cosa serve? Il più delle volte ci siamo sentiti rispondere: per potersi nutrire, raggiungendo le cima degli alberi. 

Ora uno studio, pubblicato su Science e rilanciato nell'articolo di Nature - How the giraffe got its neck: ‘unicorn’ fossil could shed light on puzzle - sviluppa una nuova affascinante teoria, considerando il collo (inizialmente corto) di un antenato della giraffa come arma per il combattimento ad alta velocità, nella competizione tra maschi, nelle più intense lotte di corteggiamento, per attirare l'attenzione delle femmine e primeggiare (abitudine che oggi, in verità, le giraffe non hanno perso, non è così raro infatti vederle duellare "a colpi di collo"). Questa, dunque, la risposta alle nostre tante domande sui misteri della sua evoluzione? A furia di testate violente e piegamenti ad alta velocità, il collo si è allungato?

Gli autori dello studio Sexual selection promotes giraffoid head-neck evolution and ecological adaptation descrivono una specie di giraffoide del Miocene inferiore, Discokeryx xiezhi dalla Cina settentrionale, con copricapo a forma di elmetto, simile a un disco, una serie di vertebre cervicali con centri estremamente ispessiti, complesse articolazioni della testa e del collo, indicatori di violenti combattimenti a testate tra maschi. Shi-Qi Wang, Jin Meng e gli altri ricercatori dell'Istituto di paleontologia e paleoantropologia dei vertebrati dell'Accademia cinese delle scienze sostengono che la selezione per affrontare questo tipo di combattimento abbia giocato un ruolo fondamentale nell'evoluzione del collo della giraffa.

Nell'articolo di Nature, Nicola Jones commenta lo studio e racconta l'inizio del lungo lavoro dei ricercatori partendo da una scoperta. È il 1996 e Jin Meng, coautore dello studio sopracitato, si imbatte per la prima volta in un teschio con quattro vertebre sulla sabbia del bacino di Junggar nel nord della Cina. Nei decenni successivi, Meng e colleghi trovano più di settantasette fossili della stessa specie, inclusi altri due teschi e alcuni denti.

L'esemplare viene chiamato Discokeryx xiezhi, in onore dello xiezhi, creatura simile a un unicorno della mitologia cinese. Descritto come un parente della giraffa, precedentemente sconosciuto e vissuto circa 16,9 milioni di anni fa, somigliava più all'okapi africano dal collo corto (Okapia johnstoni) che a una giraffa, per come la intendiamo oggi. Sulla sommità della testa aveva una struttura dura, di cinque centimetri di spessore, fatta di strati di cheratina. La complessa struttura ossea della testa e del collo dell'animale ne dimostrerebbe la potenza e, quindi, la predisposizione al combattimento.

I ricercatori si sono concentrati sul particolare copricapo a forma di disco, tracciando più di una dozzina di tipi di elmetti e corna nei giraffoidi e nei loro parenti stretti. Secondo Wang, quando i primi giraffoidi lasciarono la foresta per spostarsi nelle praterie aperte iniziarono a combattere utilizzando il collo con sempre maggiore violenza, e questo si allungava man mano che il loro stile di combattimento evolveva. 

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