SOCIETÀ

Che fine farà il Twitter di Elon Musk?

Ormai la notizia è sulla bocca di tutti: il 25 aprile 2022 Elon Musk ha comprato Twitter. Non è stato esattamente un fulmine a ciel sereno, visto che da quando era entrato in società si era capito che mirava al suo piccolo colpo di stato personale, anche perché più volte se l'era presa con le regole di moderazione dei contenuti che gli andavano molto strette (prima di lui se n'era lamentato anche Trump, bannato da Twitter come da altri social).

Non per la prima volta, le ragioni che guidano le decisioni di Musk non sono del tutto comprensibili, e gli addetti ai lavori si stanno arrovellando su cosa lo abbia spinto a spendere 44 miliardi per comprare un social che nemmeno gli piaceva. Abbiamo interpellato Pier Luca Santoro, consulente di marketing ed esperto di social network, che come molti non è persuaso delle ragioni espresse pubblicamente dall'imprenditore:  "Musk ha affermato che la sua offerta per Twitter è principalmente motivata dal suo desiderio di rivedere le sue politiche di moderazione dei contenuti e promuovere la libertà di parola sulla piattaforma.  Ma i dubbi sono molti al riguardo. Non più tardi di ieri il commissario per il mercato interno dell'UE, Thierry Breton, ha avvertito Elon Musk che Twitter deve seguire le nuove regole del Digital Services Act o rischia multe o addirittura un divieto in Europa".

Apparentemente Musk sembra non considerare il fatto che i social non sono il Far West, e che dare una completa libertà di parola a tutti, indistintamente, come sembra voler fare, può andare contro le normative vigenti nei vari stati. Twitter, tra le altre cose, era uno dei social network più permissivi, basti pensare che era l'unico dei "grandi" (Facebook, Instagram, TikTok, YouTube) che non aveva ancora bandito il porno. Gli ideali di Jack Dorsey, in origine, non erano così distanti da quelli di Musk, e infatti aveva cercato a più riprese di trovare delle soluzioni perché gli utenti di Twitter si potessero esprimere il più liberamente possibile. Con il passare del tempo, però, si era dovuto arrendere perché, anche solo a livello tecnico, era difficile andare incontro alle esigenze e alle normative dei singoli paesi e quindi anche per questo motivo si era deciso che un certo livello di moderazione era necessario per far andare avanti le cose.

Per non parlare della questione etica: la maggior parte dei social network hanno cercato, soprattutto ai loro esordi, di limitare i filtri censori. Il che può funzionare, appunto, all'inizio, quando il numero di utenti non è altissimo e quindi i social non hanno abbastanza attrattiva per utenti come i teorici del complotto, e quando c'è ancora un certo pudore che disincentiva un utilizzo sopra le righe delle piattaforme. Quando però gli utenti aumentano, questo pudore si infrange, fioriscono i complottismi e l'aggressività che può sfociare nella violenza verbale e nel bullismo, quando non in qualcosa di peggio (Twitter, per esempio, era utilizzato per la propaganda dei militanti dell'ISIS).

La domanda a questo punto sorge spontanea: Musk non ha ben chiaro il funzionamento di un social network diffuso in tutto il mondo oppure lo conosce benissimo e quello della libera espressione è solo uno specchietto per le allodole? "Alcuni - chiarisce Santoro - temono che l'acquisizione di Twitter da parte di Musk possa essere una manovra speculativa, visto che in precedenza era stato multato e ammonito dalla SEC, l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa, per i suoi tweet che destabilizzavano i titoli delle imprese da lui controllate". Un accordo, a cui Musk ha acconsentito, prevede che i suoi tweet siano monitorati, per evitare che possano trarre in inganno gli investitori, e la SEC ha richiesto a una commissione federale di vigilare perché questo accordo non venga disatteso: l'imprenditore potrebbe quindi avere intenti molto meno nobili di quelli che dichiara.
Santoro segnala anche un tweet di Jeff Bezos, che si chiede se l'acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk dia al governo cinese "un po' di influenza sulla piazza della città".

È evidente che gli scenari economici che si apriranno nei prossimi mesi saranno sorvegliati speciali.
Intanto il social stesso è in rivolta: Santoro ha svolto un'analisi del sentiment da cui è emerso che la maggior parte degli utenti non sono favorevoli all'acquisto, ma anche i dipendenti sono tutt'altro che entusiasti.

Un altro timore è quello che Musk possa in qualche modo viziare l'informazione a suo vantaggio. Non è necessario ricordare che chi controlla l'informazione influenza le idee e i comportamenti delle grandi masse, e questa può essere un'arma pericolosa se viene lasciata nelle mani di una persona sola come in questo caso (e che persona sola!). "Con le dichiarazioni sulla libertà di parola - chiarisce Santoro - il rischio potenziale che le politiche di moderazione di Twitter vengano ammorbidite eccessivamente appare concreto allo stato attuale delle cose. Se così fosse il newswire per eccellenza rischierebbe seriamente di diventare preda di coloro che hanno interesse a spargere informazioni false e/o tendenziose, con grave danno per il mondo dell'informazione, e dunque per il giornalismo".

Molti tra gli esperti concordano:

Cosa accadrà adesso? È difficile prevedere se Twitter rimarrà un luogo aperto a un dibattito tutto sommato civile in cui viene tutelata anche la privacy.
Quello che è certo è che, come conferma anche Sgarzi, un abbandono di massa non è la soluzioni: ad oggi mancano le alternative.

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