CULTURA

Colectiv, un documentario sulla corruzione a Venezia 76

Alla Mostra del Cinema di Venezia a volte i film fuori concorso sono più interessanti di quelli candidati al Leone d'oro: è il caso di Colectiv, un documentario di Alexander Nanau. Vederlo in proiezione notturna, magari con altri tre film alle spalle era un rischio, e la sala quasi deserta testimoniava che in pochi se la sono sentita. Eppure a quanto pare ne sarebbe valsa la pena, visto che poi solo un paio di spettatori hanno abbandonato la sala stremati dalla giornata. Colectiv è un documentario che prende le mosse da un incidente del 30 ottobre 2015: in un locale di Bucarest, il Colectiv appunto, scoppia un incendio improvviso che genera una fuga scomposta. Ma le uscite di sicurezza non sono a norma, così alcuni dei presenti muoiono soffocati dal fumo o uccisi dalle ustioni. Cominciano le prime proteste di piazza, contro il governo social-democratico non particolarmente amato che non era famoso per la solerzia nei controlli di sicurezza, ma è solo la punta dell'iceberg: delle 64 vittime totali, solo 27 sono morte subito, le altre 37 hanno perso la vita nei quattro mesi successivi in ospedale, pur non avendo ustioni così gravi da giustificare il decesso.

Cătălin Tolontan, direttore della Gazeta Sporturilor (fa effetto vederlo tradotto in Gazzetta dello Sport), dà inizio a una laboriosa inchiesta per capire come una cosa del genere possa essere possibile in un paese civilizzato, tanto più che le autorità continuano a ribadire che i pazienti sono al sicuro e che non c'è nessun motivo per spostarli in Austria e in Germania: possono essere curati in Romania come negli altri paesi europei. E invece gli ustionati continuano a morire, e a Tolontan cominciano ad arrivare inquietanti notizie confidenziali: i disinfettanti utilizzati in ospedale sono diluiti fino a dieci volte rispetto a quanto dichiarato nell'etichetta. E non si tratta di un errore, ma di una complessa macchina di tangenti che persegue il profitto anche a discapito della vita altrui, con il potere, dichiaratamente populista, che in realtà è anni luce lontano da quel popolo che si vanta di difendere.

Il regista del film, Alexander Nanau, comincia a seguire e filmare lo staff della Gazeta, senza sapere ancora dove porterà l'indagine. Nel frattempo le autorità continuano a negare l'evidenza, finché il governo non è costretto a dimettersi per le proteste di piazza e le domande sempre più incalzanti fatte durante le conferenze stampa. Il nuovo Ministro della sanità provvisorio, Vlad Voiculescu, è un giovane con scarsa esperienza, ma deciso ad andare a fondo per individuare le responsabilità e riformare un sistema che lascia ampio spazio alla corruzione, che risulta talmente endemica che combatterla diventa una battaglia contro i mulini a vento.

Colectiv è un film di rara forza. Alcuni sono abituati a pensare ai documentari come produzioni fredde e spesso noiose, probabilmente utili per imparare qualcosa di nuovo ma dal potere di intrattenimento pressoché nullo. Questo documentario è particolarmente consigliato per questo genere di pubblico: è preciso e senza dubbio istruttivo, ma è girato con un ritmo serrato che gli conferisce una patina thriller molto efficace anche ai fini dell'intrattenimento.
È vero che l'argomento trattato, di per sé, possiede da solo il potere di far infuriare chi ne viene a conoscenza: la smania di potere di persone che mandano scientemente al macello cittadini la cui unica colpa è quella di essersi fidati del sistema, però, risulta addirittura agghiacciante se documentata così in presa diretta. Gli intermezzi che riprendono i sopravvissuti all'incidente che cercano di ricostruirsi una vita si integrano alla perfezione con il resto delle riprese e non fanno dubitare del fatto che ci sia stata una cura certosina per dare vita a un montaggio quasi perfetto. Il coinvolgimento di Nanau si percepisce in ogni scena, e infatti lui stesso ha dichiarato: "Quando ho visto con i miei occhi le migliaia di persone che si sono unite in protesta dopo il devastante incendio del night club Colectiv in Romania, il paese in cui sono nato, si è risvegliato in me il bisogno di capire la gente che si dedica a un bene superiore".
Con queste premesse c'era il grosso rischio di precipitare nella retorica dell'eroismo, ma così non è stato: l'etica del lavoro di Tolontan e Voiculescu non viene sbattuta in faccia a suon di parole e monologhi più o meno autocelebrativi, ma sono i fatti a rappresentarla sullo schermo.

Purtroppo come abbiamo detto quella di questi eroi moderni è una lotta contro i mulini a vento: la storia si conclude con i socialdemocratici vincono di nuovo le elezioni. Eppure, anche nella sua cruda conclusione, il film, senza grossi proclami, fa arrivare un chiaro messaggio: combattere per un bene superiore può anche essere vano, ma il dovere di tutti è quello di non voltarsi dall'altra parte, perché in quel caso sì che si perderebbe ogni speranza nel futuro.

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