SOCIETÀ

Su milioni di computer al mondo continua a girare Windows 7

Nel gennaio 2020, Microsoft ha smesso di fornire assistenza e aggiornamenti per uno dei suoi sistemi operativi di maggiore successo: Windows 7. Si è trattato di un avvenimento ampiamente preannunciato, che ha suscitato poche sorprese. Lanciato ufficialmente sul mercato il 22 luglio del 2009, Windows 7 è stato un grande successo commerciale per l’azienda di Redmond. A un anno dall’immissione sul mercato l’agenzia Reuters riportava vendite per 240 milioni di copie nel mondo. Nel 2012 erano 650 milioni e coprivano, approssimativamente, metà del mercato desktop.

Nell’arco degli anni successivi Microsoft ha messo sul mercato, considerando solo le principali versioni per desktop, la versione 8 (nel 2012), poi la 8.1 (nel 2013) e infine Windows 10 (nel 2015). Una sequenza ideale di avvicendamenti necessaria per tenere il passo con le trasformazioni tecnologiche di questi anni e per venire incontro anche alle esigenze degli utenti stessi. Gli utenti, infatti, sono una sorta di grande comunità di tester, che sui grandi numeri riesce a individuare bachi e problemi che non erano stati previsti dai programmatori stessi.

L’uscita di una nuova versione non significa però che automaticamente tutti gli utenti che hanno la precedente  facciano il passaggio alla successiva. Può succedere per diversi motivi, dalla pigrizia all’incompetenza tecnica. Ma può anche avvenire perché il computer su cui gira un sistema operativo ospita anche altri software scritti appositamente per quella versione di Windows: cambiare significa rischiare che questi programmi non funzionino più e sia necessario riscriverli da capo. Per tutti questi motivi, anche dopo l’uscita di una versione successiva, le case di software continuano a fornire assistenza e aggiornamenti per le versioni precedenti per un certo periodo. Nel caso di Windows 7 questo è avvenuto fino a gennaio di un anno fa.

Anche confrontando solamente i dati del 2019 e del 2020, cioè vedendo quanto Windows 7 ha continuato a funzionare nonostante l’annuncio dell’interruzione dell’assistenza, non si vede un drastico calo della sua diffusione

Quanto sono affidabili questi numeri

Cercare di capire quanto sono sensati questi numeri non è operazione banale. Se lo sono chiesto molti osservatori e analisti informatici, tra cui anche Ed Bott, esperto di ZDNet.com, storico sito di informazione sulla tecnologia. In un articolo apparso già nel 2017 in cui si confrontavano i numeri di Windows 7 e 10, Bott sottolineava come i dati forniti dalle stesse aziende, che sono quotate in borsa, non possono essere troppo lontani dalla verità, altrimenti si incorrerebbe in un reato, fornire false informazioni per influenzare il mercato.

Guardando ai principali siti di analisi statistica, StatCounter e NetMarketShare, Bott sottolineava che sulle analisi che riguardavano in quel caso solamente gli Stati Uniti, le due agenzie fornivano solo i dati aggregati e non i singoli accessi, rendendo difficile verificare i dati forniti. Ciononostante, come ha ribadito lui stesso in un altro articolo dello scorso anno, le stime degli analisti e le cifre fornite da Microsoft differiscono leggermente, ma le proporzioni e gli ordini di grandezza sono all’incirca gli stessi, rendendo affidabile il confronto.

Il problema della sicurezza

A preoccupare Bott e gli altri dopo lo stop all’assistenza per Windows 7 sono soprattutto i risvolti di sicurezza, in particolare i ransomware. Questi ultimi sono virus informatici che si intrufolano nel nostro computer e lo bloccano o ne sequestrano i dati fino a quando non paghiamo un riscatto (da qui il nome). Uno dei casi più grandi a livello internazionale di attacchi di questo genere è stato quello del virus chiamato Wannacry nel 2017. Secondo l’Europol, l’agenzia di polizia europea, le vittime nel mondo sono state 200 mila e i computer infettati oltre 300 mila.

un chiaro esempio dei pericoli che le aziende possono affrontare quando utilizzano software che ha raggiunto la fine del ciclo di vita Ian Wood, esperto di sicurezza informatica

Intervistato da Helpnetsecurity.com, un sito di informazione specializzato in sicurezza informatica, l’esperto Ian Wood ha ricordato come WannaCry sia stato “un chiaro esempio dei pericoli che le aziende possono affrontare quando utilizzano software che ha raggiunto la fine del ciclo di vita”. Secondo le sue stime, un quarto dei PC rientra in questa categoria. Tenendo buoni i numeri di StatCounter, questa quota scenderebbe a meno di un quinto. Ma la sostanza non cambia molto: la fine degli aggiornamenti di sicurezza per Windows 7 espone potenzialmente milioni di PC agli attacchi informatici. Nel caso della aziende, risparmiare per non passare a versioni più recenti del sistema operativo potrebbe dunque risultare in una spesa molto più salata in caso di attacco informatico.

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