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Una delle sale di Palazzo Citterio. Foto: Walter Vecchio
Il cuore artistico culturale di Milano si è arricchito di una nuova sorprendente collezione d’arte. Lo scorso 7 dicembre è stato inaugurato Palazzo Citterio, come ampliamento della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca nazionale Braidense. Nel 1972 il settecentesco Palazzo Fürstenberg, in seguito detto Palazzo Citterio, venne acquistato dallo Stato per opera di Gian Alberto Dell’Acqua, sovrintendente insieme a Russoli. Non solo luogo di conservazione, ma centro di sperimentazione e ricerca in continuo sviluppo con l’arte del Novecento.
Un’attesa durata cinquant’anni, attraverso diversi interventi di recupero, differenti progetti e stanziamenti di fondi da parte del ministero della Cultura: “Un atto che consente di pensare l’edificio di Brera come un unicum al mondo che corona il sogno di Franco Russoli di realizzare la Grande Brera”. Così il direttore generale Angelo Crespi sancisce la nascita del progetto che nel 1957 l’allora direttore della Pinacoteca Franco Russoli denominò La Grande Brera.
Il palazzo è sede delle collezioni Jesi e Vitali, appassionati d’arte e importanti collezionisti del primo Novecento, con oltre 200 opere che comprendono capolavori dell’arte italiana e internazionale che trovano spazio nelle sale espositive del piano nobile. Il secondo piano e l’ipogeo Stirling (dal nome del suo progettista) sono invece destinati ad ospitare mostre temporanee. Il civico 12 e 14 di via Brera accoglie quindi il visitatore in questa zona, sempre frequentata dai tanti turisti che in ogni periodo dell’anno arrivano in visita alla città, e Palazzo Citterio dà il benvenuto ai suoi ospiti con un’entrata degna di un’installazione architettonica, che crea un’atmosfera raccolta e di grande tranquillità. Lo studio Mario Cucinella Architects, che ha realizzato l’allestimento dell’intero palazzo, ha curato altresì questa parte: i ripiani in legno fuoriescono da una struttura in acciaio e fungono da spazi per sedute, una sorta di tavole-sculture che sembrano avvolgere i visitatori e rendere ancor più confortevole l’inizio della visita.
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L'ingresso di Palazzo Citterio con l'installazione in legno. Foto: Walter Vecchio
Le collezioni permanenti sono ospitate al piano nobile, dove si possono ammirare le raccolte private Jesi e Vitali. L’allestimento di questa sezione è stato curato da Marina Gargiulo, storica dell’arte e già responsabile delle collezioni del XX secolo della Pinacoteca di Brera. Le opere sono state organizzate secondo nuclei tematici e cronologici.
Emilio Jesi (Napoli 1902 - Milano 1974) dimorò con la moglie proprio a Palazzo Citterio, in un appartamento all’ultimo piano dove frequentava artisti, intellettuali e uomini di cultura, una sorta di galleria d’arte. Decise di donare la sua collezione alla Pinacoteca di Brera nel 1976, 1984 e 1990. La raccolta Jesi per la Milano della metà del secolo scorso rappresenta il caso più prestigioso di collezionismo delle principiali correnti artistiche di primo Novecento, grazie a capolavori di Umberto Boccioni - emozionante trovarsi davanti ad uno degli studi preparatori de La città che sale, dipinto monumentale oggi al MoMa di New York e sua prima opera pienamente futurista - Giorgio Morandi, Carlo Carrà, Amedeo Modigliani, Mario Sironi, Filippo De Pisis, Marino Marini. Le 79 opere della collezione Jesi rappresentano il corpus principale del percorso espositivo.
“Questa raccolta d’arte del nostro tempo, affidata allo Stato per il godimento di tutti, è dedicata agli artisti e agli amatori di ieri, di oggi e di domani”, così Emilio Jesi raccontava la volontà di donare la sua collezione.
In queste sale è finalmente fruibile nella sua duplicità L’Autoritratto di Umberto Boccioni (1908), dipinto iniziato in verticale e poi reimpostato in orizzontale, nel suo verso: per la prima volta è visibile in entrambi i lati. Lo accompagnano altri dipinti di Boccioni, insieme a quelli di Gino Severini, Ottone Rosai, Carlo Carrà e Ardengo Soffici. Nella sala vicino sono esposti 15 dipinti di Filippo De Pisis, che raccontano la sua poetica artistica dal 1924 al 1953.
Il percorso continua con altri capolavori di Amedeo Modigliani, Pierre Bonnard, Scipione, Mario Mafai, 13 dipinti di Morandi (tra cui i più importanti del periodo metafisico), la Testa di Toro di Pablo Picasso (1942), affiancato da altri protagonisti non italiani del periodo post cubista astratto degli anni Quaranta e Cinquanta come Maurice Estève, Wols, Serge Paliakoff e un geometrico Osvaldo Licini. Questa sezione si conclude con un lungo corridoio dedicato a Massimo Campigli, Carlo Carrà e Mario Sironi.
Nel 1992 si aggiunge l’altro importantissimo lascito di Lamberto Vitali, critico, studioso e collezionista eclettico di oggetti antichi e moderni: dai vasi egizi ai monili micenei ai dipinti dell’Ottocento, insieme a sculture e tavole medievali e capolavori di Giorgio Morandi a cui aveva dedicato molti studi. In questa parte possiamo trovare, poi, dipinti ottocenteschi dei Macchiaioli e dei maestri post impressionisti e una sezione dedicata alla grafica con Odilon Redon, un disegno di Leonardo Da Vinci e altri tre di Edgar Degas. In una sala, chiamata Saletta pompeiana, troviamo opere di Adriano Cecioni, Silvestro Lega, Giovanni Fattori. La collezione, così eclettica come da vera e propria Wunderkammer, accoglie reperti del II secolo d.C della tardo-antichità, sculture medievali, tavole a fondo oro e mosaici medievali. La sezione archeologica è ospitata nella bellissima sala degli specchi dove sono messi in evidenza, su un tavolo vetrina, vasi egizi e cicladici, piccoli idoli del III millennio a. C., statuette greche di epoca arcaica, oreficerie del V secolo e sculture romano imperiali. Vitali contribuì alla fondazione dell’associazione Amici di Brera e ne divenne presidente nel 1969.
Nella sala successiva il visitatore si imbatte in un altro sorprendente gioiello, i 152 piccoli autoritratti degli artisti del Novecento appartenuti a Cesare Zavattini. Scrittore e sceneggiatore del cinema neorealista, grande appassionato d’arte, raccolse quasi unicamente dipinti di piccole dimensioni, che commissionò ad artisti a lui contemporanei, italiani e non. “Non potendo fare collezione di quadri grandi perché costavano troppo, ho raccolto quadri piccoli, le cui dimensioni sono di media otto centimetri per dieci”, così raccontava lo scrittore, che sistemò poi tutte queste opere come una tappezzeria alle pareti della sua casa romana. Esattamente così possiamo ammirarle ora a Palazzo Citterio.
Nella parete accanto trovano spazio invece le 23 Fantasie di Mario Mafai, sistemate in sequenza progressiva, in base alla numerazione data dall’artista stesso: un affollarsi di personaggi e una confusione di corpi segnati dalle violenze, che riflettono il tragico periodo dal 1939 al 1943.
La sala successiva che chiude questa parte dedicata alla collezione Vitali è dedicata a Léonce Rosenberg, mercante d’arte e mecenate parigino di cui qui ammiriamo le opere di Giorgio De Chirico, Gino Severini e Alberto Savinio.
Tra le due collezioni, nel vasto salone al piano nobile, il visitatore è invitato a sedersi per poter ammirare in tutta la sua bellezza Fiumana di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1895-1896), dipinto della fine del XIX secolo. Nella stessa monumentale sala troviamo i capolavori di Giovanni Boldini, Pastello Bianco (1888) e M.lle Lanthelme e di Gaetano Previati con Il funerale di una vergine (1895) e Adorazione dei Magi (1896). La sua Maternità è esposta invece in comodato da parte di Banco BPM. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha inviato in prestito, in occasione dell’apertura di Palazzo Citterio, la sua luminosa Creazione della luce.
Un altro importante luogo d’arte si aggiunge alla già ricchissima offerta culturale milanese. La Grande Brera, ambizioso progetto di Franco Russoli, è diventato realtà, coinvolgendo il visitatore in un interessante percorso museale, che è più una piacevole passeggiata in una dimora, dove ancora vive lo spirito dei suoi collezionisti e la loro passione per l’arte.
Palazzo Citterio, Via Brera, 12 - Milano
Palazzo Citterio è aperto dal giovedì alla domenica dalle 14 alle 19. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria ogni prima domenica del mese.