CULTURA

Il dantedì

«E quindi uscimmo a riveder le stelle». È con questo auspicio che ieri si è concluso – o semplicemente ha passato il testimone all’evento del prossimo anno – il primo dantedì, una giornata dedicata interamente al “sommo poeta”.

Il nome dantedì– ci dice Nicoletta Maraschio, presidente emerita dell’Accademia della Crusca – è stato inventato da Francesco Sabatini, presidente onorario della medesima accademia fiorentina, per analogia con i nomi dei giorni della settimana: lunedì, martedì … dantedì. Sì, l’Accademia della Crusca è stata tra i promotori della giornata dedicata a Dante insieme al giornalista Paolo Di Stefano del Corriere della sera: «e si è impegnata molto, grazie ai suoi giovani informatici e collaboratori per coinvolgere un pubblico quanto più vasto possibile attraverso varie iniziative», aggiunge Nicoletta Maraschio.

Anche Paolo di Stefano è soddisfatto: «una giornata splendida nonostante tutto. Rimarrà, credo, nella memoria di tutti noi». Il nonostante tutto riguarda le condizioni al contorno nel quale il dantedì ha esordito.

Quanto alla frase con cui abbiamo iniziato, beh quella è proprio di Dante Alighieri. Ed è il verso della speranza con cui chiude l’Inferno. Va da sé che è la speranza che in questi giorni noi tutti coltiviamo: uscire dall’inferno del contagio da SARS-CoV2. 

A declamarla, mercoledì – o meglio, dantedì – 25 marzo sono stati in tanti: dotti accademici, attori, cultori della poesia di Dante. Tutti alle ore 18.00 si sono affacciati alla finestra e hanno letto terzine della Divina Commedia.

L’analogia è con i cori liberatori che nei primi giorni di isolamento in tutta Italia centinaia di migliaia di persone hanno interpretato il senso di comunità. E quale migliore bandiera intorno a cui la comunità italiana può radunarsi (idealmente, sia chiaro) se non la cultura e, nello specifico, la poesia del poeta che non a caso viene definito Sommo. Anche se a noi piace ricordare anche che Dante è stato “il” poeta della scienza. 

Il dantedì è stato fatto cadere il 25 marzo perché questa è la data presunta dell’inizio del viaggio del poeta fiorentino. Quella proposta dall’Accademia della Crusca non è un’iniziativa solo italiana, bensì internazionale. In tutto il mondo molte persone hanno declamato i versi della Commedia. Certo quest’anno, spiega Nicoletta Maraschio, «la celebrazione si è potuta svolgere solo in internet». Ma ci rifaremo subito, già a partire dal prossimo anno. Un anno davvero particolare, perché cade l’settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321. 

Tra gli eventi proposti e realizzati dall’Accademia della Crusca c’è la raccolta di video (pochi minuti) di accademici, collaboratori e altre personalità che hanno raccontato il proprio rapporto personale con Dante e la sua opera. Su Youtube, grazie all’Accademia della Crusca, è possibile passare in rassegna la “maratona” (inaugurata dal presidente dell’istituzione fiorentina, Claudio Marazzini. Segue immediatamente dopo la declamazione, da par suo, di Monica Guerritore, attrice e Accademica della Crusca. E poi, tra i tanti, Michele Cortelazzo, docente dell’università di Padova e direttore della Scuola galileiana (anche Galileo è stato un Accademico della Crusca). Naturalmente anche la nostra interlocutrice, Nicoletta Maraschio ha manifestato con la voce la sua passione per Dante.

Parte, ancora, del dantedì sono state le risposte alla call dell’Accademia della Crusca a proporre foto, video, letture da mettere sui canali social dell’Accademia. 

Ma, oltre le testimonianze che restano, ci sono state le letture con pochi testimoni ma non per questo meno (interiormente) sentite dei versi di dante di tanti appassionati alla finestra alle ore 18.00 di mercoledì 25.

Ma Nicoletta Maraschio ci segnala la lettura, registrata, della già citata Monica Guerritore, che aveva proposto uno spettacolo dantesco in Accademia qualche tempo fa e che in occasione del dantedì ha regalato «un suo video molto bello, con introduzione, lettura del primo canto e un pezzo di Ugolino». Ma da segnalare è anche l’interpretazione di un altro attore, Virginio Gazzolo, che ha letto i versi di apertura e chiusura dell’Inferno. L’ultimo verso dei quali è, appunto: «E quindi uscimmo a riveder le stelle».

Allo spirito del dantedì aderisce anche Il Bo Live. In questo momento così difficile per il nostro e tanti altri paesi la poesia non solo ci conforta ma ci invita ad avere fiducia nel futuro. Perché non c’è dubbio: usciremo a riveder le stelle.

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