SOCIETÀ

"Disegnare" città verdi e resilienti: il software di Stanford

Intorno al 2050 oltre il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Risulta quindi fondamentale e urgente ripensare i contesti urbani che accoglieranno sempre più abitanti e dovranno essere in grado di reggere l'ondata prima di tutto proponendo modelli di vita sostenibili. Nella serie Visioni del futuro urbano abbiamo approfondito questo argomento con Michelangelo Savino, docente di pianificazione urbanistica all'università di Padova: a lui questa volta abbiamo chiesto di valutare il nuovo software sviluppato dall'università di Stanford, gratuito e open source, pensato per disegnare città verdi e resilienti e progettare, dunque, un futuro urbano sostenibile. Si chiama Urban InVEST, ovvero Integrated Valuation of Ecosystem Services and Tradeoffs ed è una piattaforma in grado di fornire informazioni e modelli biofisici e socioeconomici spazialmente espliciti che consentano agli utenti di quantificare e mappare gli impatti di progetti urbani alternativi su più servizi ecosistemici urbani (per esempio, gestione dell'acqua urbana, mitigazione dell'isola di calore, benefici per la salute mentale), mostrando i benefici e i costi alle comunità per status socioeconomico e vulnerabilità.

Pubblicato su Nature Urban Sustainabilty, l'articolo Mapping the benefits of nature in cities with the InVEST software mette al centro parchi, foreste, alberi urbani, tetti verdi e vegetazione costiera, considerandoli fondamentali per una gestione urbana sostenibile, nonostante risultino ancora difficili da integrare nei piani delle amministrazioni in fase di progettazione e pianificazione urbana. Investire nel verde urbano risulta essere una scelta strategica fondamentale per rendere le città più resilienti e in grado di affrontare le sfide future e resistere alle minacce determinate dai cambiamenti climatici, inquinamento dell'aria e dell'acqua, al rischio di inondazioni, alle ondate di calore e al rapido aumento della popolazione. In tal senso, il software di Stanford si offre di supportare le azioni a favore del verde urbano, esplorando il legame tra natura e benessere delle persone, quantificando e mappando i molti vantaggi portati dalle infrastrutture naturali oggi e in futuro.  Attraverso tre casi studio in Cina, Francia e Stati Uniti, vengono resi noti i benefici della natura dal punto di vista della gestione urbana.

Montaggio: Elisa Speronello

Il software è pensato per addetti ai lavori, si offre come strumento per urbanisti, informatici e amministrazioni comunali con precisi progetti per le proprie città. Commenta Michelangelo Savino: "Serve a costruire progetti per la città e quindi va applicato su un contesto specifico con una serie di dati e informazioni necessarie e con mappe di riferimento. Per vederlo all'opera dovremmo avere a disposizione non solo un po' di tempo ma anche una serie di materiali indispensabili, e soprattutto dovremmo essere l'espressione di una amministrazione che vuole costruire dei precisi progetti".

Qui proviamo dunque a valutarlo partendo dalle opportunità che offre e dai principi che lo animano. "Questo software crea una nuova opportunità per spingere, soprattutto le istituzioni, a ragionare sui contenuti di sostenibilità, di resilienza, di attenzione ad aspetti di carattere ecologico che le amministrazioni comunali devono avere nel progettare la città e nel pianificare gli interventi [...] Le città sono contesti dinamici in fase di profonda trasformazione e con tempi rapidissimi di evoluzione in un sistema naturale in profondo cambiamento. Con questo software vengono messi in evidenza tutti questi aspetti a cui le istituzioni devono prestare attenzione. Questa operazione è decisamente importante perché agisce per sensibilizzare. Inoltre, sappiamo che su questi temi esiste molta retorica, si parla molto di approccio sostenibile ma poi risulta molto difficile mettere in atto azioni concrete: ecco allora che anche in questo senso il software risulta utile, perché dà la possibilità di mettere in pratica tutta una serie di principi che dovrebbero guidarci. Questo è dunque un secondo elemento importante: portare la riflessione sulla sostenibilità e sul cambiamento necessario delle politiche da un piano di dibattito ideologico a un piano più pratico e operativo".

"Infine, ultima questione: è un software gratuito, a disposizione di tutti. Noi dimentichiamo che una istituzione che deve passare dalla retorica del documento alla concretezza e all'operatività molto spesso si deve confrontare con la disponibilità di risorse finanziarie, disponibilità di risorse tecniche, disponibilità di risorse umane. Pensiamo ai piccoli comuni, di cui si parla tanto nel nostro Paese, che sono stati esclusi dall'attuazione del piano nazionale per il rilancio e la resilienza proprio perché non dispongono delle risorse necessarie per poter portare avanti una serie di progetti: non tutte le istituzioni hanno le risorse o le potenzialità per poter passare dalla proposta, dalla politica, all'operatività. In molti casi per attuare questo passaggio è necessario dotarsi di strumenti tecnologici specifici: ecco che il software di Stanford offre una opportunità anche a queste istituzioni".


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Accanto ai punti di forza, Savino esprime però anche alcune perplessità sulla diffusione futura della piattaforma e sulla sua evoluzione: "Al di là dei buoni principi esistono logiche legate al mercato da cui anche istituzioni come Stanford non possono assolutamente esimersi. Costruire un software di questo tipo è costoso e impegnativo e necessita di un ritorno, considerando che dovrà essere necessariamente e costantemente rinnovato e aggiornato perché tutto cambia ed è in costante evoluzione: immagino quindi una versione 2.0, 3.0, 4.0. Per questi aggiornamenti saranno poi necessari maggior impegno e maggiori risorse, quindi la domanda è: quanto è effettivamente gratuito questo software? Spesso viene proposta una prima versione gratuita, seguita dagli aggiornamenti e da programmi supplementari a pagamento. Questo va sottolineato perché siamo ormai in una logica neoliberista di mercato dal quale non possiamo prescindere. Ovviamente sono considerazioni che non tolgono nulla ai meriti del software, ma ci portano a riflettere un po' di più sulla sua diffusione e sulla sua capacità di essere effettivamente di supporto alle istituzioni più deboli: penso ai Paesi del terzo e quarto mondo, ai quali noi chiediamo un adeguamento rispetto agli obiettivi di sostenibilità dimenticandoci che sono sprovvisti di servizi essenziali, le istituzioni amministrative non hanno elementi di base per poter portare avanti progetti. Molto spesso, noi Paesi occidentali siamo arrivati con il vecchio approccio da colonialisti piuttosto che con un autentico spirito di aiuto e sostegno".

Savino aggiunge: "Si tratta comunque di un buon punto di partenza, una prima base concreta per Paesi senza risorse perché, attraverso questo strumento, si possono elaborare una serie di riflessioni per cui, provvedendo prima di tutto ai bisogni essenziali della popolazione, è possibile costruire interventi adeguati come risposta ai nuovi obiettivi".

I ricercatori hanno testato il software applicandolo in diverse città e Paesi del mondo: Parigi, Francia; Losanna, Svizzera; Shenzhen e Guangzhou, Cina; e alcune città degli Stati Uniti, tra cui San Francisco e Minneapolis. In molti casi, hanno lavorato con i partner locali per comprendere le questioni prioritarie: a Parigi, i candidati alle elezioni municipali stavano conducendo una campagna sulla necessità di verde urbano, mentre a Minneapolis si stava ragionando su come riutilizzare i terreni non sfruttati dei campi da golf. E i ricercatori riflettono sul fatto che spazi verdi urbani come i parchi e, in una certa misura, i campi da golf forniscono un significativo beneficio a livello ecosistemico rispetto allo sviluppo residenziale, tuttavia, si tratta di benefici che variano a seconda del servizio e dei quartieri della città. Anche in questo senso va fatta dunque una riflessione, perché la questione non può essere mai semplificata: spiega Savino, "i contesti urbani sono estremamente complessi, diversi uno dall'altro", la pandemia l'ha reso più che mai visibile. "Ci sono tante differenze tra città italiana, città americana, città inglese e così via. E ogni Paese ha un approccio diverso alla pianificazione".

Una cosa è certa, "l'obiettivo della salvezza del pianeta è universale. E il software risponde a questa idea di condivisione di un unico obiettivo e quindi di un'unica strategia per conseguirlo. Sono elementi ideologici che qui emergono, e a me piacciono".

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