SCIENZA E RICERCA
Gli Emirati Arabi nella fascia degli asteroidi
Foto: MBR Space Centre
Gli Emirati Arabi Uniti invieranno una navicella spaziale nella fascia degli asteroidi entro il 2028. Sull’onda del successo della missione Hope su Marte, l’Agenzia spaziale araba rilancia consolidando la sua posizione nello scenario geopolitico spaziale della nuova corsa allo spazio.
Lo avevano annunciato già lo scorso ottobre ma pochi giorni fa sono stati resi pubblici ulteriori dettagli, incluso il nome: the Emirates Mission to the Asteroid Belt (EMA). La sonda spaziale MBR Explorer (dalle iniziali di Mohammed bin Rashid Al-Maktoum, emiro di Dubai nonché primo ministro e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti) avrà il compito di esplorare la fascia principale di asteroidi, tra Marte e Giove, percorrendo un viaggio di circa 5 miliardi di chilometri. I suoi contributi si concentreranno sulle origini del sistema solare e sulla ricerca di tracce di composti organici.
Il programma prevede un volo di diversi anni, con una serie di sorvoli ravvicinati per condurre osservazioni uniche di sette asteroidi della fascia principale. Il viaggio culminerà con il dispiegamento di un mezzo di atterraggio, interamente sviluppato da aziende private start-up degli Emirati Arabi Uniti, su uno di questi corpi celesti – per la precisione l’asteroide (269) Justitia, con un diametro di circa 53 chilometri – che, secondo gli scienziati, potrebbe contenere informazioni particolarmente interessanti. Il colore rossastro di Justitia, piuttosto inusuale per l’asteroid belt, potrebbe infatti essere dovuto al fatto che questo si sarebbe formato ai margini del sistema solare (più precisamente nella fascia di Kuiper, oltre l’orbita di Nettuno) per poi essere attirato all’interno dalle orbite dei grandi pianeti.
بحمدالله أطلقنا في قصر الوطن التفاصيل العلمية لأحد أهم مشاريعنا في مجال الفضاء "مشروع الإمارات لاستكشاف حزام الكويكبات " . المشروع يستمر 13 عاماً.. 6 سنوات للتطوير و7 سنوات رحلة استكشاف.. ستقطع خلالها المركبة الاماراتية MBR Explorer ٥ مليار كيلومتر متجاوزة كوكب المريخ لاستشكاف… pic.twitter.com/C0peR7JAMe
— HH Sheikh Mohammed (@HHShkMohd) May 29, 2023
L'MBR Explorer nell'ottobre 2034 dovrebbe avvicinarsi fino poche centinaia di metri da Justitia, per poi stazionare vicino ad esso per almeno sette mesi in modo da osservarlo con telecamere e spettrometri in grado di identificarne la composizione, inclusa la presenza di acqua e di molecole a base di carbonio: i componenti costitutivi della vita sulla Terra. Durante il lungo viaggio si indagherà inoltre sul potenziale degli asteroidi ricchi di acqua come risorsa utilizzabile e verrà valutata la presenza di composti volatili e organici. Non ultimo, la missione valuterebbe anche una possibile futura estrazione di risorse minerarie, uno dei miraggi dello sfruttamento degli oggetti celesti.
Finora solo la Nasa e le agenzie spaziali cinese e giapponese sono riuscite ad inviare sonde spaziali robotiche nella fascia degli asteroidi. Una sfida ambiziosa ma non impossibile per gli Emirati Arabi Uniti, primo Paese arabo e secondo in assoluto a entrare con successo nell'orbita di Marte al primo tentativo, quando la sonda Hope ha raggiunto il pianeta rosso nel febbraio 2021.
La sonda senza equipaggio mira a fornire la prima immagine completa dell'atmosfera marziana e dei suoi strati, aiutando a rispondere a domande chiave sul clima e sulla composizione di Marte. In questo caso lo Stato arabo si è appoggiato ad aiuti stranieri, in particolare alla University of Colorado Boulder, istituto pubblico che vanta una rinomata tradizione scientifica e tecnologica. E i risultati non si sono fatti attendere: con 3.000 foto ad altissima risoluzione la missione Hope ha infatti permesso di ricostruire un nuovo, dettagliatissimo atlante marziano, mentre hanno destato molto interesse anche le immagini di Deimos, la più piccola delle due lune di Marte.
Per quanto invece riguarda la missione nella fascia principale, essa durerà tredici anni e "coprirà una distanza dieci volte superiore" a quella percorsa dalla Hope, ha twittato Mohammed bin Rashid Al-Maktoum."La missione nella fascia degli asteroidi è un progetto scientifico di grande portata che porterà alla creazione di aziende private degli Emirati specializzate in scienza e tecnologia spaziale", ha dichiarato lo sceicco. La strategia spaziale degli Emirati Arabi mira certamente a raggiungere obiettivi scientifici specifici ma soprattutto a diversificare l’economia nazionale, tradizionalmente incentrata sulla produzione e il commercio del petrolio, e in parte anche ad affermare il ruolo internazionale del piccolo Stato che si affaccia sul Golfo Persico, dotato di una popolazione di appena 10 milioni di persone (per il 90% immigrati) ma con una grande disponibilità di capitali.
“ Finora solo la Nasa e le agenzie spaziali cinese e giapponese sono riuscite ad inviare sonde spaziali robotiche nella fascia degli asteroidi
L'Agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti è stata costituita nel 2014 ed è una delle più giovani al mondo. Il suo primo astronauta, Hazzaa al Mansoori, è partito per una breve missione verso la Stazione Spaziale Internazionale nel 2019, mentre un altro è attualmente in orbita: Sultan Al Neyadi, che si è lanciato verso il laboratorio orbitante a marzo con la missione Crew-6 di SpaceX.
Per quanto riguarda la missione su Justitia si continuerà probabilmente ad avvalersi dell’appoggio dell’ateneo statunitense, puntando però in misura maggiore rispetto al passato su aziende emiratine. Degna di note è inoltre la collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana e con l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), dato che la sonda ospiterà lo spettrometro Mist-A (Mwir Imaging Spectrometer for Target-Asteroids).
"La missione è una componente chiave della strategia spaziale nazionale degli Emirati Arabi Uniti e ha un obiettivo primario: la creazione di opportunità di lavoro valide e gratificanti per le generazioni a venire", ha dichiarato Sarah Al Amiri, presidente dell'Agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti. "L’acquisizione di nuove conoscenze, il trasferimento di queste e l'innovazione degli Emirati sono al centro del progetto EMA e il nostro settore spaziale privato in crescita contribuirà per oltre il 50% alla missione complessiva – ha aggiunto –, costituendo un'importante opportunità spaziale commerciale a livello globale". Nonostante idrocarburi ed energia sia sempre più al centro dell’attenzione internazionale, sia a livello economico che politico, anche gli sceicchi puntano insomma sulla space economy.
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