SCIENZA E RICERCA

Ictus, svelato il circuito della memoria

Un team di ricercatori provenienti dalle università di PadovaHarvard e Northwestern University di Chicago ha pubblicato sulla rivista Nature Communications uno studio che ha permesso l'individuazione di un circuito della memoria tramite la mappatura degli effetti funzionali di ictus che causano amnesia. È noto che lesioni dell’ippocampo causano severe amnesie. Ad esempio, in una sindrome chiamata amnesia globale transitoria, una lieve ischemia dell’ippocampo può rendere una persona smemorata per tante ore. Infine, degli studi di neuroimaging hanno trovato attivazioni in un circuito che include l’ippocampo e il cosiddetto default mode network, quando le persone rievocano episodi della propria vita.

Già James Papez, anatomista statunitense, nel 1937 ipotizzò l'esistenza di questo circuito sulla base di studi anatomici condotti nelle scimmie. La scoperta di questa particolare "hub" tramite la quale viene mediata la memoria è avvenuta attraverso studi di neuroimaging di pazienti colpiti da ictus, come spiegato dal professor Maurizio Corbetta, direttore della Clinica neurologica e del Neuroscience Center dell’università di Padova: "Immagini di ictus con diagnosi di amnesia post ictus o, almeno, con deficit di memoria documentato, sono state importate elettronicamente in un atlante che contiene mille soggetti normali. L’atlante, per ogni soggetto, contiene tutte le connessioni funzionali di quel cervello. Quindi contiene anche la mappa probabilistica delle connessioni funzionali di queste mille persone. Una volta che inseriamo una lesione nell’atlante, possiamo calcolare l’insieme delle connessioni funzionali che sono alterate in quel paziente con ictus. Se ripetiamo questa operazione per ogni lesione, otterremo una mappa di connessioni alterate, o disconnettoma, nei nostri pazienti con problemi di memoria".

Dato che ogni lesione causa un pattern di disconnessione lievemente diverso, ciò che è comune, invece, rappresenta il circuito che è alterato in media in tutti i soggetti, cioè quello della memoria. Il grado di alterazione funzionale nel circuito predice il grado di amnesia. Nello studio viene anche mostrato che questo circuito si replica quando si analizzano separatamente due gruppi di lesioni diverse: "Anche se le lesioni erano localizzate in parti diverse – spiega Corbetta – abbiamo visto che esse appaiono disconnettere funzionalmente lo stesso circuito funzionale. Una regione corticale in particolare, cioè quella retrospleniale localizzata posteriormente, profondamente e lungo la linea mediana, appare essere la “hub” della memoria dove molti segnali convergono". Questa rete si allinea con i correlati di neuroimaging della memoria episodica, le anomalie nella malattia di Alzheimer e i siti di stimolazione cerebrale, segnalati per migliorare la memoria nell’uomo. 

Il potenziale di questo studio a livello clinico è importante per la predizione degli effetti delle lesioni sulla memoria e per provare a riattivare la memoria con tecniche di neuro-stimolazione.

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