SCIENZA E RICERCA

Mekong, il delta che rischia di finire sotto acqua

Rischia di essere questione di qualche decennio ancora e il delta del fiume Mekong, nel sud del Vietman, potrebbe scomparire, sommerso dall'acqua. A suggerire questa preoccupante prospettiva è uno studio Strategic basin and delta planning increases the resilience of the Mekong Delta under future uncertainty realizzato da un team di ricerca internazionale di cui fa parte, assieme a J. P. Schmitt (Stanford University), M. Giuliani (Politecnico di Milano), G. M. Kondolf (University of California, Berkeley) G. C. Daily (Stanford University), Andrea Castelletti (Institute of Environmental Engineering, ETH Zurich), anche Simone Bizzi, ricercatore del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova. Secondo i dati raccolti e analizzati dalla ricerca, entro il 2100 una percentuale variabile dal 23% fino al 90% del delta del fiume asiatico, rischia di finire sotto il livello del mare.

Intervista di Francesca Forzan a Simone Bizzi, uno degli autori dello studio. Montaggio di Barbara Paknazar

A mettere a rischio la sopravvivenza dello stesso delta, cause umane e naturali: l'innalzamento del livello dei mari, la subsidenza incentivata da un utilizzo non sostenibile delle acque sotterranee, il ridotto apporto di sedimenti fluviali al delta dovuto alla costruzione di numerose dighe per lo sviluppo di energia idroelettrica. Proprio quest’area negli ultimi 30-40 anni è stata, infatti, particolarmente sfruttata anche attraverso la costruzione di decine di dighe create per rispondere alla crescente domanda di energia delle città e più del doppio sono programmate per essere costruite da qui al 2050.

Un tema, questo, che ha visto impegnati gli autori in un precedente studio e con il quale si sono aggiudicati il premio Aspen 2021 per la collaborazione e la ricerca scientifica tra Italia e Stati Uniti.

Planning for least impact hydropower in the Mekong and worldwide - Environmental Intelligence Lab @PoliMI. Video realizzato per il premio Aapen

A popolare la vasta area del delta, circa 39 mila chilometri quadrati, che sfocia nel Mar Cinese meridionale, sono circa 21 milioni di persone. Il Mekong, infatti, è il fiume più lungo e importante dell'Indocina e uno dei maggiori dell'Asia. Il settimo fiume più lungo del mondo (si snoda lungo sei paesi per oltre 4.800 km) che rappresenta la fonte di sostentamento per 60 milioni di persone. È intorno a questo lunghissimo corso d’acqua che ruota lo sviluppo economico dell’intera regione. E proprio per queste sue caratteristiche il fiume asiatico è anche particolarmente sfruttato.

Secondo gli autori dello studio, pubblicato nella rivista scientifica Pnas, nonostante l’impatto maggiore sul delta derivi dalla grande incertezza riguardo gli scenari futuri, si fa sempre più necessario lavorare alla comprensione del sistema Mekong nella sua globalità, includendo una stima delle incertezze che permetterebbe di gettare le basi  per trovare compromessi fra tutti quegli stati che al fiume Mekong devono la propria sopravvivenza generando, insieme, interessi e politiche gestionali più sostenibili che salvaguardino l’esistenza del “sistema delta”.

«Visto quanto l’attuale impatto antropico modifica la dinamica terrestre, per il futuro è diventato prioritario riuscire a comprendere l’effetto delle nostre politiche di gestione territoriale nella loro complessità geomorfologica, idrologica ed ecologica» – spiega Bizzi – «Le attuali politiche gestionali, soprattutto in paesi emergenti e densamente abitati come il delta del Mekong, stanno trasformando le caratteristiche degli habitat in cui viviamo mettendo a rischio la nostra stessa permanenza in questi habitat. Comprendere come e dove si possa agire per invertire questa tendenza è una priorità a cui la ricerca può e deve dare una risposta. Questo lavoro ha guardato al caso studio del delta del Mekong con questo spirito e mostra la complessità delle sfide che abbiamo davanti». 

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